C’è un punto, nell’animo umano, in cui la vita e la morte si stringono la mano. Freud lo chiamò incontro tra Eros e Thanatos, un duello silenzioso che attraversa la nostra esistenza e la nostra storia. Da un lato la forza che costruisce, unisce, genera; dall’altro quella che distrugge, separa, dissolve. In questa tensione si gioca il destino dell’individuo e della civiltà, un equilibrio precario tra desiderio e rinuncia, passione e colpa, piacere e distruzione. Freud, più che un medico dell’inconscio, appare qui come un filosofo inquieto: indaga le profondità dell’essere e scopre che l’uomo non è soltanto spinto a vivere, ma anche, inconfessabilmente, attratto dal nulla.
Il punto d’incontro tra “Eros e Thanatos” secondo Freud
Nello specifico, con “Eros” Freud indica una tendenza all’aggregazione che agisce a livello biologico e psichico. Difatti, nel suo percorso di ricerca Eros è l’erede della libido, un’energia psichica legata alla pulsione sessuale, che egli ha individuato molto presto e che ha costituito l’asse portante della sua riflessione. Sostanzialmente, possiamo affermare che per qualche tempo il celebre filosofo abbia immaginato una contrapposizione tra la pulsione verso il piacere e il principio di realtà dell’Io, ossia tra una tendenza a soddisfare immediatamente i bisogni della libido e una tendenza a procrastinarli e adattarli al mondo reale.
Perché Eros non basta più?
Ad un certo punto, Freud giunge alla conclusione che la vita psichica e i comportamenti si dimostrano irriducibili alla sola libido e al principio di realtà. Anzi, il principio di realtà sembra nascere dalla stessa libido, Freud non intende limitare il corredo pulsionale umano alle sole pulsioni libidiche. A questa esigenza teorica si accompagna l’osservazione. Nei comportamenti dei sadici e dei masochisti non c’è solo il piacere, ma anche una spinta alla distruzione. Ma cosa giustifica questi comportamenti? Qui, il pensatore mantiene un’impostazione dualista: al contrasto tra il principio del piacere e il principio di realtà sovrappone una nuova contrapposizione, ossia quella tra gli istinti di vita e gli istinti di morte, che, oltre che al livello psichico, sembrano appartenere alla materia vivente. Essi spingono verso uno stato di quiete e una condizione inorganica.
In perenne movimento tra clinica, speculazione, filosofia e biologia, Freud scopre che secondo alcuni biologi la tendenza alla morte è connaturata alla materia organica, perché nella sostanza vivente esiste una parte destinata alla morte e una parte immortale, il “plasma germinale”, al servizio della perpetuazione della specie. In modo non del tutto chiaro, il livello materiale e quello spirituale della vita sembrano corrispondersi.
Ma come interagiscono Eros e Thanatos?
Thanatos diventa protagonista meno evidente di Eros, ma spesso legato ad esso, capace di dirigersi verso l’esterno nella forma dell’aggressività; è il nemico della civiltà. Il ragionamento di Freud parte dalla considerazione che ogni uomo desidera la felicità, ma i limiti imposti dalla natura e dalla società spesso gli impediscono di raggiungere la meta. Gli uomini primordiali erano senza dubbio più liberi di quelli attuali, ma rischiavano la pelle ogni giorno, mentre nella più comoda civiltà possono accontentarsi di surrogati, la società mette a disposizione attività e comportamenti per indirizzare le pulsioni libidiche nel modo più inoffensivo come l’arte e la scienza.
Nella società, l’amore si trova imbrigliato da mille regole che spingono alla monogamia, alla fedeltà, e deviano una parte della forza erotica verso forme di amore “inibito nella meta”, come quello per amici e parenti. Ma allora perché la società non è un luogo paradisiaco dove tutti amano gli altri come se stessi? La risposta è semplice: perché l’uomo è naturalmente aggressivo, la pulsione distruttrice che negli anni precedenti era illustrata con comportamenti individuali, ora viene esemplificata da Freud con le grandi stragi della storia. Freud lascia intravedere che l’uomo delle origini stava meglio di noi, poteva sfogare i suoi istinti distruttori e non soffriva di nevrosi, ma rischiava di cadere vittima dell’aggressività altrui.
Un dualismo affascinante
Il laccio della coscienza Eros e Thanatos, afferma Freud, è in lotta continua e l’evoluzione civile è un costante impegno volta a impedire alla seconda di mandare in rovina la società, che nasce dalla tendenza aggregativa della prima.
L’uomo è ciò che rimane da vincere — Friedrich Nietzsche
La teoria del contrasto tra Eros e Thanatos ha un potere di seduzione enorme, come spesso accade alle teorie dualiste. Formulato nell’interregno tra le due grandi tragedie del Novecento, la Prima e la Seconda guerra mondiale, sembra dare un senso psicologico alla follia distruttiva di quei decenni. Ma è anche vero che porta con se gli echi di così tante teorie religiose e filosofiche dall’Amore e la Contesa del greco Empedocle, al dualismo dei catari, allo scontro tra l’ingorda volontà di vivere di Schopenhauer e l’ostinato approdo al nulla del saggio indiano. Dalle sue molte fonti, però, Freud non traeva né auspici né formule consolatorie: e che questo scontro tra giganti potesse terminare con la vittoria di Eros, lo lasciava molto dubbioso.
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