Ricorre oggi, lunedì 3 novembre, il 68esimo anniversario dello storico lancio nello Spazio, avvenuto nel 1957, della cagnolina Laika a bordo dello Sputnik2. Era una cagna randagia che girovagava per le strade di Mosca e il suo nome non le venne stato assegnato per caso. Difatti, in russo, il termine ‘Laika’ ha due principali significati: il primo è “layat”, che è legato al significato letterale di “abbaiare”, in riferimento anche a varie razze di cani da caccia e da pastorizzazione di origine russa; il secondo, invece, è relazionato alla parola “Kudrjavka”, ossia “ricciolina”, utilizzata come vezzeggiativo, che venne associato a lei in quanto in procinto di orbitare attorno alla Terra per la primissima volta.
Ma cosa ci dice questo sul rapporto, spesso e volentieri dibattuto, che c’è tra sacrificio (umano o animale che sia) e l’amore per il progresso? Non sarebbe forse il caso di mostrare più coscienza, anziché tentare continuamente di colmare ad ogni costo le lacune della nostra madre scienza?
Non tutto ciò che vola è libero – Anonimo
Dalla strada al cosmo: il viaggio di Laika, simbolo di un’epoca e di una scelta controversa

Inizialmente, Laika non fu l’unica cavia nel laboratorio degli scienziati. Anzi, erano presenti altri tre esemplari di cane, tutti di sesso femminile, scelta non casuale in quanto si riteneva che i maschi avessero una taglia decisamente eccessiva. Tra tutte, solo lei superò i vari test a cui era necessario sottoporsi e pare che questi furono piuttosto brutali, quasi più della sua stessa morte durante il lancio. Per fare un esempio, un test prevedeva che l’animale resistesse in capsule pressurizzate che, lentamente, diventavano sempre più piccole, tanto da impedire anche i minimi movimenti. Il più importante, che era all’apparenza impossibile da superare, invece, consisteva nel sottoporre la cavia ad una vera e propria centrifuga, nonché fare ascoltare loro lunghe sessioni di rumori molto forti.
E così, dopo una preparazione che in molti definirebbero alla pari con la tortura, la cagnolina russa fu il primo essere vivente ad essere mandato in orbita. Peccato solo, però, che non sopravvisse per più di 5 ore dal momento che la navicella in cui si trovava, si surriscaldò in maniera eccessiva e il suo corpo, a causa dell’eccessivo stress, provocò una morte dolorosa e immediata. Ma è stato davvero giusto lanciarla nello spazio con la piena consapevolezza che non avrebbe fatto più ritorno?
Un sacrificio animale in nome della pretesa di onnipotenza dell’uomo
Laika, adesso, rappresenta un sacrificio: quello del progresso scientifico che nel 1957 non suscitò altro che scandalo. L’uomo volle sempre affermare la propria superiorità e non si fermò neppure dinnanzi alla morte. All’epoca, la corsa allo spazio era considerata una priorità assoluta, specialmente in piena Guerra Fredda, quando il mondo era diviso tra URSS e USA, ed ogni successo tecnologico rappresentava un trionfo politico.
Che dire, in un contesto simile, alla vita di un essere vivente, umano e non, nessuno attribuiva il valore etico che le diamo oggi e le normative restrittive sulla sperimentazione ne sono una chiara, seppur piccola, dimostrazione. Al momento, infatti, sono necessari seri controlli sui test da effettuare su ciascuna cavia, con il fine di accertarsi che si tratti a tutti gli effetti di un atto da compiere per un beneficio dell’umanità e che ogni sofferenza venga ridotto al minimo.
Quando la scienza si piega al potere, la sua etica si perde completamente
Chiunque era cosciente che Laika non avrebbe più fatto ritorno sulla Terra, un destino che altri hanno deciso per lei solamente perché era piccola, docile, resistente. Ma davvero l’uomo ha il diritto di decidere della sorte di chi non può esprimere il proprio consenso? Questo apre tanti dibattiti da prendere in considerazione. Non a caso, bisognerebbe interrogarsi su quanto si è davvero “superiori” agli animali se usati per spettacoli, sperimenti o vantaggi economici. A tal proposito, il filosofo Immanuel Kant che sosteneva che nessun essere vivente dovrebbe essere trattato “solo come mezzo per uno scopo”, ma anche come fine in sé, degno di rispetto.
Non esistevano e non esistono tutt’ora alternative?
La società si evolve e con l’evoluzione, perlomeno si spera che ciò accada, arriva il progresso. Ma sarà realmente così? Beh, potrebbe, finalmente! A partire dal mese di marzo 2026, infatti, potrebbe partire un calendario di graduale abolizione a livello unitario dell’UE della sperimentazione animale, integrando metodi alternativi, laddove disponibili, per maggiore tutela sulla vita animale, sebbene alcuni divieti siano già oggetto di rinvio per problemi tecnici e di ricerca. Un transizione corretta, ma non immediata quindi!
Oggi Laika è ricordata con statue, canzoni e racconti. Nel 2008, il governo di Mosca inaugurò persino un monumento in suo nome, tardivo ma importante, a testimonianza della volontà di restituirle dignità e memoria. Tuttavia, la sua tragica storia è diventata un simbolo di riflessione tanto etica quanto scientifica, non solo per ciò che la missione rappresentò, ma anche e soprattutto per quello che dovrebbe insegnarci sul rispetto della vita!!!
Se vi siete persi il precedente #FOCUS, potete recuperarlo -> QUI <-
Per rimanere aggiornato sulle ultime opinioni, seguici su: il nostro sito, Instagram, Facebook e LinkedIn

[…] Se vi siete persi il precedente #FOCUS, potete recuperarlo -> QUI <- […]