Questa settimana avrei voluto parlarvi di un’altra di quelle idee geniali, si fa per dire, che soltanto la nostra malsana contemporaneità avrebbe potuto partorire: la creazione di un albo ufficiale degli influencer, come se bastasse questo a legittimare agli occhi di coloro che ancora conservano un briciolo di senno (e noto con dispiacere che sono piuttosto pochi) una ‘professione’ che ha apportato più danni che benefici. Oppure, mi sarebbe piaciuto dilungarmi in un’affascinante digressione storica sui “pessoi”, i progenitori della nostra odiatamatissima carta igienica, solamente per poi rendermi conto che, visto l’andazzo, potremmo finire presto per pulirci il culo con la nostra stessa Costituzione e, di conseguenza, non ne sarebbe valsa affatto la pena.
Perciò, alla fine, sebbene il 20 giugno sia passato ormai dal un bel pezzo, ho deciso di rispolverare una vecchia ‘istituzione’ di mia creazione, la “Giornata dell’Autocelebrazione”. Così, giusto per rammentarmi e rammentarvi un po’ che, in un’era di digitali speranze e multimediali illusioni come quella in cui ci siamo ritrovati a vivere per nostra disgrazia, alle volte ‘vantarsi’, soprattutto quando si ha qualcosa da dire, non può fare affatto male!
“Gli Occhi e La Rosa”: un viaggio che in pochi possono intraprendere
Da che mondo è mondo, c’è chi pubblica per far parlare di sé credendosi forse una Alba Parietti qualunque (cliccate QUI per la mia rubrica a riguardo), spesso e volentieri con scarsi risultati, e chi, invece, scrive per parlare con sé, nella speranza che qualcuno, presto o tardi, riesca finalmente a comprenderlo. Nel dubbio, e datosi che non amo particolarmente le mezze misure, io ho pensato di fare entrambe le cose.
E così, dopo otto lunghi anni di assenza dalle librerie di questo e qualche altro mondo, ho finalmente fatto ritorno su quegli scaffali, indossando la veste che, più di ogni altra, sicuramente mi si addice. Gli Occhi e La Rosa, questo il titolo della mia nuova opera edita da DrawUp (cliccate QUI per il nostro articolo a riguardo), indubbiamente non è un romanzo sull’amore perfetto, non sono mica Ilary Blasi. Al contrario, è una favola moderna che si legge come una parabola esistenziale: delicata come una rosa, pungente quanto una spina. Un viaggio nel cuore delle emozioni e della vita, nel disperato e meraviglioso tentativo di comprendere uno dei sentimenti più dibattuti di sempre, anche (e soprattutto) quando fa male. Insomma, modestie a parte, un capolavoro!
Preferiamo il vero amore alle relazioni “mordi e fuggi”!
Molti di voi mi conosceranno come “L’Irriverente”, e certamente lo sono, non intendo rinnegare me stesso nemmeno fossi Dorian Gray alle prese con il disgusto per il proprio ritratto. Tuttavia, attraverso gli occhi di un giovane cuore, spero di riuscire a far comprendere a quanti di voi avranno il buon senso di ascoltare che l’amore non è solo quello che si riceve, non è quello delle telenovelas turche a cui il Biscione ci ha oramai abituati, tantomeno quello decantato a favor di telecamera da quell’infinità di prezzemolini televisivi che infestano i palinsesti di ogni emittente nota all’uomo. Anzi, l’amore corrisponde esattamente a ciò che si riesce ancora a sentire quando tutto intorno tace.
Amore non conosce che le parole dettate dal cuore e risponde solo alla voce degli innamorati – Simone Di Matteo, “Gli Occhi e La Rosa”
Viviamo in tempi aridi, in cui la siccità dell’animo e il vuoto del mondo digitale sembrano averci fatto dimenticare della cosa più importante di tutte, facendoci al contempo preferire amori “usa e getta” e relazioni “mordi e fuggi”, quando, in realtà, basterebbe guardarsi dentro, anche solo per un attimo, per riscoprire la bellezza di un sentimento che ha bisogno di alcun tipo di engagement!
Se siete curiosi di leggere le precedenti uscite de “L’irriverente”, potete recuperarle cliccando -> QUI <-
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