È ufficiale, da quest’anno in classe la musica cambierà, e non poco! Col rientro a scuole previsto, in linea di massima, intorno alla metà del mese di settembre, prende ufficialmente il via anche la “temuta” e discussa Riforma Valditara, ideata e introdotta dall’attuale Ministro dell’Istruzione. Stando alle notizie ufficiali, si tratta di un’autentica rivoluzione, sia per quel che riguarda i programmi scolastici sia per quanto concerne l’impostazione dell’esame di Maturità, dopo le proteste studentesche che interessato diversi plessi scolastici nei mesi passati (cliccate QUI per i nostri articoli a riguardo).
Ma quali sono i punti fondamentali della nuova normativa?
I punti cardine della Riforma Valditara
Come già annunciato poco fa, le modifiche più radicali riguardano l’esame di stato e in particolare la prova orale. Difatti, la commissione si restringerà da sei a quattro membri, due esterni e due interni. La discussione, invece, che prima era guidata da un’immagine casuale su cui si basano i collegamenti alle varie materie, ora verte su quattro discipline decise a gennaio dal Ministero per ciascun percorso di studi. Inoltre, si ribadisce la già nota bocciatura assicurata per coloro che si rifiuteranno di svolgere la prova orale pur avendo già ottenuto dalle prove scritte il punteggio sufficiente per passare.
Ma non è tutto: a quanto pare i maturandi non conosceranno l’esito delle prove scritte fino a che non avranno terminato l’orale. Insomma, qualcuno potrebbe sentire puzza di ricatto, il che, lasciatemelo dire, se così fosse davvero, sarebbe a dir poco imbarazzante.
Il caso degli smartphone e la questione della condotta: decisione giusta o sintomo di regressione?
Una novità che ha suscitato non poco scalpore, invece, è il severo divieto all’utilizzo dello smartphone esteso agli Istituti d’Istruzione Superiore. Gli studenti certificati bes e dsa potranno usufruire ugualmente di tablet e computer come strumenti compensativi. Che dire, in un mondo che verte sempre più sul digitale, una decisione così categorica risulta anacronistica e un passo in un più verso la regressione. Sebbene io sia personalmente d’accordo col fatto che il telefono sia sintomo di distrazione durante le lezioni, vietarlo definitivamente non avrebbe alcun senso. La tecnica del proibizionismo non ha mai funzionato e, chissà, magari sarebbe molto più efficace educare i ragazzi ad un corretto utilizzo dei dispositivi anziché bandirli del tutto!
Per quel che riguarda la bocciatura con un “5” in condotta, penso che se la scuola ha il dovere di punire chi non merita, chi eccelle andrebbe premiato! Basti pensare che chi avrà “6”, a settembre dovrà sostenere un esame di riparazione su temi di cittadinanza, mentre coloro che non raggiungeranno almeno un “9” nell’ultimo triennio delle superiori, si vedranno sottratto un punto di credito per ogni anno dal voto finale di maturità. Perché penalizzare chi ha giudizi comunque ampiamente positivi, col rischio di disincentivare anche lo studio? Non è che, per caso, ci troviamo dinanzi a quella situazione in cui un’istituzione, avendo perso autorità, si rifugia nell’autorevolezza?
Una riforma inefficace, perlomeno all’inizio
Sebbene si presenti con tutte le migliori intenzioni, su diversi fronti la riforma pare essere piuttosto fallimentare. Lo scorso maggio, ad esempio, il Ministro Valditara aveva chiesto espressamente agli insegnanti di non caricare compiti oltre l’orario scolastico sul registro elettronico. Sfortunatamente, però, perlomeno nel mio istituto, l’iniziativa non è stata abbracciata come avrebbe dovuto e tutto ha continuato a svolgersi esattamente come prima. Avremo più fortuna con l’inizio del nuovo anno scolastico?
Altre novità, invece, riguardano l’educazione alla cittadinanza. A tal proposito, qualora qualcuno venisse sospeso per un breve periodo (1 o 2 giorni al massimo, per periodi più lunghi si dovrà ripiegare sulle attività di volontariato), non sarebbe più allontanato dalla scuola, bensì dovrebbe comunque frequentarla svolgendo attività di educazione civica. Una buona trovata, tutto sommato, ma non si può ignorare che, allo stato attuale, la scuola non disponga dei mezzi necessari o delle linee guida esatte affinché ciò possa realizzarsi.
Insomma i cambiamenti sono tanti, ma lo schema sembra lo stesso: un sistema che lascia indietro chi è in difficoltà e non valorizza chi lo meriterebbe. Le cose potranno veramente cambiare?
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