Buttati, è morbido! – Sabrina Mills Luiu
È con questa battuta, carica dell’ironia che la contraddistingue, che Sabrina Mills Luiu (classe ’70, autrice di libri, correttrice di bozze e tecnica bibliotecaria) riassume ciò che oggi direbbe alla sé ventenne. Insomma, un invito a vivere la vita a mille, con libertà. Oggi Sabrina è una donna felice, scrittrice affermata, ma il cammino verso questa quiete, verso questo successo, è stato anche difficoltoso.
«Sono passati tre anni da quando parlavo di una transizione “non a tempo pieno”. In realtà, sei mesi dopo ho preso quella decisione rimandata troppo a lungo, ed è lì che ho iniziato davvero a essere la donna che sono oggi», racconta. «Dico sempre ai ragazzi – e agli adulti – di non rinunciare ai sogni. Nessuno ci ridarà il tempo perso a compiacere gli altri anziché noi stess3».
La consapevolezza tardiva ma salvifica di Sabrina Mills Luiu
Il percorso identitario di Sabrina è stato complesso e non lineare: la consapevolezza di essere una persona trans* è emersa nel tempo, anche attraverso il confronto con la sua psicologa: «Quando ero adolescente non se ne parlava. Non c’era internet, e le persone trans* erano rappresentate solo in cronaca nera, nel porno o nei cliché del travestito o del “viado”», ricorda. «Capisci cosa voleva dire sentirsi “diversa” in quel contesto? Significava andare contro tutto: la società, la famiglia, il mondo. E portarsi addosso uno stigma a vita».
«La cosa più importante – aggiunge – è stata l’accoglienza della mia famiglia, rimasta immutata quando ho fatto coming out nel 2023», dimostrando che le conquiste migliori, quelle che odorano di bello, sono quelle con le persone che amiamo.
Ci sono poi quei momenti apparentemente minori che diventano, invece, enormi: «Oggi non devo più temere di essere chiamata con un nome maschile dal medico. Una volta, in aeroporto, un’addetta ai controlli mi ha chiesto a voce alta se il nome maschile sul documento fosse il mio. Ho detto di sì, ma anche che avrebbe potuto evitare di urlarlo. Si è scusata, certo, ma ormai tutti mi guardavano».
Scrivere come atto di libertà e rivincita

Necessità, oltre che talento: ecco cos’è la scrittura per Sabrina. Anzi, a detta sua, «è volare con la mente, incarnare personaggi diversi, far sognare. Ma la cosa più gratificante è quando qualcun3 mi ringrazia perché si è ritrovat3 nelle mie parole. Questo è il motivo per cui scrivo». E dentro quei personaggi c’è anche molto di lei. «Il mio primo romanzo, Destini incrociati, ha un personaggio fortemente autobiografico. Ma è con Ancora un’altra che ho riversato tutto il mio desiderio di riscatto. Elena, la protagonista, rappresenta il mio “e se…”: se avessi avuto prima il coraggio, se avessi potuto scegliere».
Una detective trans per riscrivere la normalità*
Elena Masala, infatti, è un’ispettrice di polizia. Ed è anche una donna transgender, sebbene non sia questo a definirla. «In Italia, fino a pochi anni fa, le persone trans* nei media erano prostitute, vittime o criminali. Nessuno ci raccontava come insegnanti, avvocat3, o genitor3», osserva. «Con Elena ho voluto scrivere la normalità. Il fatto che sia trans* è solo una sua caratteristica, come avere i capelli biondi o neri».
Per Sabrina, rappresentare soggettività transgender nella letteratura non è solo importante ma proprio necessario: «Mi piace pensare che con Elena e Ancora un’altra io sia stata la prima a farlo in un certo modo. La TV è andata avanti, le serie hanno osato di più. Ma nella letteratura c’è ancora troppa diffidenza. Ci dicono che siamo protagonisti solo di noi stess3, che siamo contro natura».
E se le si chiede se scrivere possa essere una forma di attivismo, risponde: «Credo sia impossibile scindere le due cose, se tratti certi temi. Ma la letteratura deve anche restare uno spazio libero, non ingabbiato dalle etichette».
La scrittura come bisogno e il parere dei lettori
Destini incrociati, il suo primo libro, nasce nel 2015 come un’urgenza narrativa e sociale. Racconta dell’amicizia tra una donna e una crossdresser, due storie segnate da violenza e discriminazione che si incrociano per guarirsi a vicenda. «È il libro che sento di più, quello che regalo spesso per affetto. L’ho anche donato all’associazione Donne+Donne di Sassari, devolvendo i proventi del 2023. È il mio grido, il mio manifesto».
Un manifesto apprezzato da molti, tant’è che tra i commenti più toccanti ricevuti, ce ne sono due che Sabrina ricorda con emozione. «Un autore di fantascienza, ormai scomparso, mi disse che Destini incrociati era stato come un pugno nello stomaco. Lo ha dovuto rileggere per metabolizzarlo. Un’altra lettrice mi ha scritto per ringraziarmi: anche lei, come Lucia, la protagonista, aveva subito violenze domestiche».
Lo sguardo sempre sugli altri
Oggi Sabrina ha lasciato il lavoro nel terzo settore per dedicarsi totalmente alla scrittura. È diventata correttrice di bozze e ha ottenuto la qualifica come tecnico di servizi bibliotecari. Ma l’esperienza nel mondo della disabilità e dell’autismo le ha lasciato un’impronta profonda: «È stato un periodo che mi ha arricchita. Ti obbliga a pensare con la mente di un’altra persona, a scardinare la tua idea di “normalità”. Questo vale per l’autismo, ma anche per chi vive difficoltà sociali o economiche. Lo dico sempre: prima di giudicare, bisognerebbe imparare a camminare con le scarpe degli altri».
Tra i tanti momenti significativi, ne racconta uno: «Un ragazzo autistico, molto chiuso, un giorno si è avvicinato e mi ha abbracciata. Senza un motivo. Ha appoggiato la testa sulla mia spalla. Mi sono commossa».
La scrittura, però, non si ferma ed è in continuo fermento. «Quest’anno dovrebbe uscire un nuovo romanzo con Elena Masala protagonista. E sto lavorando anche al terzo capitolo della trilogia. Ho altri due romanzi quasi pronti e un progetto con protagonista un’archivista alle prese con un mistero medievale». Insomma, un futuro ricco di progetti professionali, ma se qualcuno dovesse chiederle se è felice a livello personale e privato, lei riponderebbe: «Sì. E credo di aver spiegato il perché. Vorrei che questa felicità fosse contagiosa».
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