In un’epoca in cui la politica è caratterizzata da conflitti e provocazioni, la figura di Donald Trump emerge come un moderno signore del fuoco. Questa analisi esplora il suo approccio strategico, paragonando le sue manovre politiche – protezionismo – ai “tizzoni ardenti” dei duchi milanesi, e mette in luce come le sue politiche commerciali, tra dazi e retorica incendiaria, riflettano un’arte antica nel governare e mantenere il potere.
Humentia siccis (“L’umido contro il secco”) – tratto dalle Metamorfosi di Ovidio
Perché Trump sente il bisogno di minacciare? La storia del Ducato di Milano ci offre una possibile chiave di lettura

Cosa hanno in comune il duca Galeazzo Maria Sforza e Donald J. Trump?
Apparentemente nulla, ma scavando nel linguaggio simbolico del potere emerge un sorprendente parallelismo. Un affresco del borgo di Gisazio, in Lombardia, mi ha spinto a riflettere e rivisitare l’impresa araldica dei tizzoni ardenti, adottata dai Visconti e dagli Sforza tra il XIV e XVI secolo.

Questa immagine potente evoca un potere capace di infiammare, ma anche di moderarsi e attendere il momento giusto. È una lezione rinascimentale sulla leadership applicata all’arte del governo e alla rappresentazione pubblica del sovrano.
Oggi, a secoli di distanza, quel paradigma sembra risorgere nell’azione politica di Trump. Il tycoon si è costruito una narrativa di “fuoco” – provocazione, rottura e attacco frontale – alternata a momenti di pausa strategica. Questo gioco di accensioni e raffreddamenti mantiene viva la fiamma dell’indignazione popolare, senza mai lasciarla sfuggire di mano.
Come i duchi milanesi usavano l’impresa dei tizzoni ardenti per legittimarsi, Trump utilizza simboli e slogan (“Make America Great Again”, il cappello rosso, il muro al confine.. e ora i dazi) per radicare il proprio consenso in una tradizione mitica di forza e sicurezza, incarnando il motto “America First”.
Dazi e Controversie Commerciali

Negli ultimi mesi, Trump ha riacceso la guerra commerciale con l’Unione Europea, introducendo significativi dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio. Questa strategia di attacco frontale, ha avuto un’ulteriore accelerazione qualche giorno fa assumendo un carattere universale. Il tutto si allinea perfettamente con la sua narrativa provocatoria. L’Unione Europea ha inizialmente risposto annunciando un pacchetto di contromisure, poi ha rinviato a fine aprile, mostrando incertezze ed evidenziando la difficoltà di fare sintesi tra gli interessi dei vari Stati membri da cui ha ricevuto la competenza esclusiva ispetto ai dazi.
Un gioco di potere strategico
Trump ha compreso l’importanza di bilanciare il conflitto con il calcolo, utilizzando un linguaggio incendiario, per poi ritrarsi in attesa della prossima fiammata. La sua amministrazione ha sfruttato poteri previsti dal Trade Expansion Act del 1962 per adottare misure commerciali senza il consenso del Congresso, dimostrando un uso strategico del “fuoco” per mantenere alta l’attenzione e il supporto popolare.
Tra le righe della storia lombarda si cela un archetipo eterno del potere occidentale: non basta accendere il fuoco della politica, è fondamentale saperlo contenere. In questo, Trump si mostra – suo malgrado – erede di una tradizione iconica che parla di forza, ma anche di equilibrio. La sua capacità di mantenere viva la fiamma dell’indignazione, senza lasciarla sfuggire, è una lezione che risuona attraverso i secoli. A volte, tuttavia, i secchi d’acqua possono non bastano a placare l’incendio. Auguriamoci che prevalga la forza della ragione, affinché si possa costruire un dialogo costruttivo e trovare soluzioni sostenibili, piuttosto che alimentare ulteriori conflitti. In un mondo così polarizzato, è fondamentale ricordare che la vera leadership richiede equilibrio e saggezza.
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