1 settembre 1939: uomo programmato per la guerra o capace di intendere la Pace?

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1 settembre

Il 1° settembre 1939 la Germania nazista comincia ad invadere la Polonia. Si tratta dell’alba della Seconda Guerra Mondiale, ma in Europa non è un fatto improvviso; anzi, gli eventi accaduti nel corso degli anni Trenta generano le condizioni per un nuovo conflitto, ancora più devastante di quello avvenuto tra il 1914 e il 1918. L’azione militare realizza i piani di Adolf Hitler, che già nelle pagine del “Mein Kampf” pretendeva la conquista dello “spazio vitale” per la “razza ariana”, sostenendo l’inferiorità dei popoli slavi. Le potenze europee sono in allarme, ma chi è davvero disposto a rischiare un’altra guerra europea dopo le carneficine del 1914-1918?

In Francia e soprattutto nell’Impero britannico le opinioni pubbliche non vogliono nemmeno sentirne parlare; quindi, i governi frenano per non perdere consensi. A partire dal 1938, invece, i nazisti avevano trasformato l’idea di conquista in azione concreta. Prima avevano annesso l’Austria, poi la regione cecoslovacca dei Sudeti, abitata da una maggioranza tedesca. Intanto, in Spagna i sostenitori di Francisco Franco avevano vinto la guerra civile, aiutati anche dai fascisti italiani, che avevano proseguito le loro campagne militari dopo l’aggressione dell’Etiopia.

In Europa risalivano le grida dei nazionalismi e crescevano le preoccupazioni di chi temeva i fascismi, ma il primo ministro britannico Neville Chamberlain aveva portato avanti una strategia di “appeasement”: dopo le umiliazioni della Grande Guerra, perché non concedere qualcosa alla Germania, blandendo il suo dittatore? Il fascismo era ormai determinato far saltare gli equilibri. Bisognerà attendere il 1945 per vedere finire il grande flagello bellico che ha fatto milioni di morti.

Cosa è accaduto dopo il 1 settembre 1939?

Non trascorre neanche un secolo, che si assisterà ad altri scenari bellici, ancora in atto, che accrescono l’ansia per una terza guerra mondiale. Nel 2014, ad esempio, in seguito alle rivoluzioni in terra ucraina scoppia un silente conflitto tra Russia e Ucraina, silente perché non ha avuto la eco che sta avendo oggi. La guerra tra Russia e Ucraina è scoppiata nel 2014, a seguito della Rivoluzione di Euromaidan e dell’annessione russa della Crimea, sfociando in un conflitto armato prolungato con il riconoscimento russo delle repubbliche separatiste nel Donbass e, successivamente, nell’invasione su vasta scala del 2022.

Le cause includono la volontà dell’Ucraina di avvicinarsi alla NATO e all’UE, contrapposta agli interessi geopolitici della Russia che considera l’Ucraina parte della propria sfera d’influenza. Come se non bastasse si ridestano gli animi in Medio Oriente, Israele e Palestina entrano in guerra provocando quello che è considerato un genocidio di massa. Personalmente non sono schierato tra le varie tifoserie, causa di conflitti ideologici tra la gente comune, è già questa la prima nota grave che incancrenisce la volontà di vivere in un mondo pacifico. Ognuno delle parti ha delle responsabilità e chi ne paga lo scotto è sempre la gente che ad un certo punto in preda alla paura, all’ansia sfocia nelle psicosi di massa tale da creare dei veri e propri scontri.

Da un lato l’eco dell’antisemitismo, dall’altro quell’antislamismo che crea delle arene dove probabilmente i grandi godono alla vista degli scontri tra popoli. Poi i filo-putiniani con i filo-ucraini, e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, la pace, più che un’utopia, è diventata un’idea che non si muove dalla sua sede iperuranica.

Il pensiero di Gianbattista Vico

Il grande filosofo Gianbattista Vico teorizzò il famoso concetto dei “Corsi e ricorsi storici”, affermando che il continuo ripetersi di cicli è legato al caso, ma è predeterminato e regolamentato, se così si può dire, dalla Provvidenza. Il Vico sosteneva che alcuni accadimenti si ripetevano con le medesime modalità, anche a distanza di tanto tempo e ciò avveniva non per puro caso ma in base ad un preciso disegno stilato della divina provvidenza. Indipendentemente dal fatto che esista o no questa provvidenza, il pensiero di Vico non fa una piega giacché se, con la dovuta attenzione, si analizzano tutti i grandi periodi storici, cambiando i personaggi, le situazioni, si scoprirà che le motivazioni sono sempre uguali. E’ l’uomo programmato per la guerra oppure ha una vena sadica che gode con la guerra?

Una nota canzone che cantavamo in chiesa, circa quattro decenni orsono, diceva:

Pace a te, fratello mio,/pace a te, sorella mia/pace a tutti gli uomini di buona volontà./Pace nella scuola e nella fabbrica/ nella politica e nello sport/ pace in famiglia/pace in automobile/Pace nella Chiesa.

Dov’è la “Pace” che tutti cercano?

Credit: web

Dove è questa Pace? Nonostante tutti gli sforzi, in ogni luogo si ergono tutte le condizioni per non vivere in pace, da diversi anni, probabilmente dopo la pandemia del 2020 in nessun contesto si respira pace. Però ognuno anela alla Pace, forse si è incapaci di renderla eticamente possibile. Qualcuno ha detto che ci vorrebbe un leader cosi forte da pretendere la cessazione di tutti i conflitti, una sorta di legge a cui obbligatoriamente si deve obbedire pena severe sanzioni. Siamo arrivati ad un margine tale da desiderare una “dittatura della pace”.

Se l’uomo è capace di decidere (e, dunque, di scegliere), perché si indirizza sempre verso i conflitti? Quale esempio stiamo impartendo alle nuove generazioni? Tutti quei giovanissimi che stanno vivendo in mezzo alle bombe, alla distruzione, dove il massimo dello svago sono i carrarmati che “giocano” a sparare missili, come cresceranno? Con l’idea che la guerra è la realtà, che a quindici anni si deve possedere un’arma da portare a spalla?!

Come usciremo da questi conflitti? Ma soprattutto, saremo in grado di farlo? Non è che una guerra finisce con la firma in calce del “trattato di pace”. Si dovrà conteggiare il danno mondiale, quantificare tutto, e nel frattempo molti saranno sepolti mentre chi arriverà, sentirà parlare di pace come oggi ascoltiamo qualcuno parlare di ufo.

Make love, not war

“Make love, not war” (“Fate l’amore, non fate la guerra” ) dovrebbe essere lo slogan di una imminente seconda rinascita, ma manca l’amore, non si conosce l’amore in ogni aspetto della vita, soprattutto quell’amore romantico oggi discusso a favore di un solipsismo becero che scarnifica ogni singolo essere umano. Le massime contemporanee, formulate da tutti i guru del web, invitano all’amor proprio e a “lasciare andare tutto” (espressione che detesto, ma che oramai ha creato “danni” da dover porre al centro una serie di discussioni).

Dovremmo chiedere perdono a noi stessi e fra tutti noi, passeggeri di questa comunità chiamata “mondo”. Da docente credo ad un implementazione delle discipline storiche perché ai giovani non si può solamente insegnare l’analisi logica, l’analisi matematica o a saper riconoscere l’autore di una poesia. Ci vogliono progetti, seminari che coinvolgano anche le famiglie, dove i discenti non devono essere spettatori passivi ma partecipanti attivi.

Dov’è la pace di cui tutti parlano?

Come riportano enti come l’ACLED e lo IED, attualmente nel mondo sono in corso 56 conflitti – il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale – che coinvolgono direttamente o indirettamente almeno 92 Paesi, Italia compresa, e che hanno costretto oltre 100 milioni di persone a migrare, sia internamente sia all’estero, per sfuggire alle violenze. Negli ultimi cinque anni, inoltre, gli episodi o eventi violenti associabili a situazioni di conflitto sono quasi raddoppiati, passando da oltre 104.000 nel 2020 a quasi 200.000 nel 2024 (di cui metà rappresentati da bombardamenti).

Questi eventi hanno causato oltre 233.000 decessi nel solo 2024, una stima che, purtroppo, è molto probabilmente al ribasso. La situazione è così precaria che già da anni vari analisti e persone di rilievo, parlano di una “terza guerra mondiale frammentata. Basti pensare al genocidio ancora in atto a Gaza, nel quale hanno ingiustamente perso la vita ben oltre 12mila bambini (se non di più!) il cui elenco di nomi ha richiesto al cardinale Matteo Maria Zuppi svariate ore di lettura. Quale è la soluzione? C’è realmente volontà per attuare la Pace?

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Bartolomeo Di Giovanni (detto Theo) è nato a Palermo il 2 Giugno 1975, ha conseguito la laurea in filosofia presso l’università di Palermo, docente di materie umanistiche. Ha collaborato con realtà poetiche dei paesi dell’Est, e del Messico, ha in attivo diverse pubblicazioni di silloge poetiche e saggi di filosofia psicopedagogica, le opere sono state tradotte in Spagnolo, Russo, Rumeno, Arabo. Scrive per alcune riviste articoli sulla cultura letteraria antica e contemporanea, esperto e studioso di Dante Alighieri e di Ebraico biblico. Nel 2013 fonda il movimento culturale “Una piuma per Alda Merini” per la salvaguardia del patrimonio poetico della poetessa dei navigli. Collabora con Wikipoesia per la estensione della nascente Repubblica dei Poeti, di cui è console e cavaliere con distintivo dell’ Ordine di Dante Alighieri. Ha ricevuto da parte della Ordine dei poeti della Bielorussia, e di altre realtà culturali l’appellativo di “Vate”. Nel 2024 gli viene conferito il premio : Cattedra della Pace, tenutosi ad Assisi, nello stesso anno diviene vicepresidente di WikiPace.

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