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L’Infermiera, il thriller di Liz Lawler dal finale mozzafiato

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Forse era il momento di accettare che non c’erano risposte a certe domande, che era meglio smettere di cercarle

Sarah si è sposata da poco, giusto una manciata di settimane, quando riceve una notizia che nessuna novella sposa vorrebbe sentirsi dare. Vedova a circa trent’anni. Sì, perché suo marito, William, sembra essere stato ucciso. Un colpo di pistola in bocca, come nei suicidi, ma nessun’arma ritrovata nelle vicinanze. E… un pezzo di torta nella sua laringe. Be’, che si può dire? Sicuramente un assassino gentile. Del resto, addolcire la vittima prima di farla fuori è bizzarro.

Inizia così il thriller di Liz Lawler, L’Infermiera.

Un matrimonio breve, ma veloce: l’infermiera e l’insegnante

Sarah è un’infermiera, appena stata nominata caposala. Probabilmente, sarebbe tra i primi sospettati se non fosse che il suo alibi è veramente di ferro: in ospedale, con dolcezza ma anche determinazione, si prende cura di ogni vita. Delicata ma brava. Riservata – fin troppo, e sin dall’inizio viene il dubbio che possa nascondere qualcosa. William, ben più grande di lei, fa invece l’insegnante: a scuola, tanti sono gli studenti – e le studentesse – che piangono la sua dipartita. E anche qui, vengon dei dubbi. La bravura dell’autrice è proprio nel far pensare. Riflettere. Vagliare. Il lettore macina pensieri, prova a immergersi, a darsi risposte.

Credit: web

Una collega fin troppo vicina

Se poi si aggiunge, nella vita della povera vedova Sarah, la sua collega Kathleen, c’è il caos: la donna, perentoria, lo dice a tutti. Mi prenderò io cura di Sarah, lasciatela in pace. Ma non sembra rassicurante, il suo tono, quanto dispotico. Così come la decisione di mettere la caposala appena privata dell’amore – con la casa ancora sotto sequestro – nella stanza di sua figlia Becky, che sembra essere via – perlomeno all’inizio. È asfissiante, nella sua gentilezza che sa di controllo. E difatti, Sarah non vede l’ora di affrancarsi dalla sua aura.

Il finale mozza il fiato, non c’è dubbio

Allora, il libro è a tratti lento. Sì, gli interrogativi ci sono, ma comunque scorre in maniera un po’ noiosa in certi punti. Solo verso il buon 80% il ritmo si fa veramente incalzante e tutti i punti interrogativi si sciolgono l’uno dopo l’altro. bellino, ma non pazzesco. Consigliato? Se avete voglia di pensare, pensare, pensare e vedere alla fine tutte le vostre convinzioni andare via, risucchiate, ok. Ma ci vuole un certo grado di pazienza.

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Giornalista pubblicista, editor e scrittrice, ha in tasca una laurea in Lettere e un master in Criminologia. Ha pubblicato sette libri, spaziando dall'horror al romance, e lavora nel campo del giornalismo da dieci anni. Tra le sue pubblicazioni, "I segreti di una culla vuota" e "Chi me lo ha fatto fare".

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