Action figure, la nuova tendenza IA che trasforma i personaggi italiani più iconici in miniature da collezione

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Action figure

Mode inverosimili, manie impensabili, challenge all’ultimo grido (spesso in senso letterale) e tendenze al limite dell’assurdo sono la norma in un’era in cui ogni azione viene mossa dagli indici dell’engagement. Attualmente, infatti, viviamo in funzione dell’interconnessione e la qualunque diventa ormai passibile di “like” e condivisioni, perfino una donna trans alla quale hanno spezzato gambe e braccia, e a rischio annegamento. Spoiler: alla fine è affogata per davvero, mentre la folla che le stava intorno, interessata più a filmare una tragedia annunciata che ad evitarla, veniva inondata da quello spasmodico bisogno di viralità che oggi, a chi più e a chi meno, ci contagia tutti.

Complice di tale inclinazione, affianco alla diffusione delle piattaforme virtuali, anche l’implementazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale in grado di trasformare ciò che dovrebbe essere (e preferibilmente rimanere) straordinario, per non dire impossibile, in qualcosa di estremamente ordinario, tant’è che quando la realtà si manifesta intorno noi, questa non ci tocca o non ci interessa più. Anzi, pretendiamo addirittura che si presenti così come noi vorremmo che fosse.

Ad esempio, chi avrebbe mai pensato, fino a pochi anni fa, di poter riuscire a “giocare” in maniera diretta con i propri idoli? Vestirli, caricaturarli, modificarne i tratti estetici a proprio piacimento per il mero gusto di farlo?

Il trend delle action figure: moda o iperrealtà?

A tal proposito, proprio nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un insolito quanto sorprendente trend che ha invaso i social e visto protagonisti svariati personaggi noti nel panorama dello show business contemporaneo (e non solo). Dall’opinionista Tina Cipollari alla giornalista Francesca Fagnani, passando per il nostro Direttore L’irriverente Simone Di Matteo, Wanna Marchi, Rita De Crescenzo, Papa Francesco, Laura Bono, Giorgia Meloni, Vittorio Sgarbi, Chiara Ferragni, Patty Pravo, Orietta Berti, “Il + Bello d’Italia 2024” Andrea Candeo e perfino Rocco Siffredi, per citarne alcuni, le piattaforme digitali sono diventate il terreno fertile per una vera e propria invasione di figure da collezione in miniatura, meglio note come “action figure”.

E per carità, fin qui non c’è nulla di male trattandosi, per quanto lo si possa ritenere sui generis, di un mix di ironia, banale citazionismo e dissacrazione, dove alcune action figure puntano tutto sulla resa grottesca, mentre altre risultano fedelissime all’immagine che i loro “ispiratori” costruiscono di sé – e il più delle volte curano maniacalmente – attraverso la tv e i social. A far riflettere, invece, è la fotografia che questa tendenza ci restituisce della mitologia italiana contemporanea, fatta non solo di cantanti e attori, ma anche di opinionisti, influencer, polemisti, porno star, tuttologi del web, truffatori e portavoce del trash televisivo. Insomma figure che, volenti o nolenti, sono entrate nelle nostre case e che fanno parte, a volte per fortuna, altre per sfinimento, della nostra quotidianità.

Ma è soltanto l’ennesima moda del momento o c’è di più?

Cosa nasconde questa rinnovata passione per le miniature digitali?

Tralasciando per un attimo gli eventuali rischi e le conseguenze, soprattutto per gli addetti ai lavori, derivanti da tali operazioni estetico-culturali, dietro di sé questo fenomeno nasconde un processo di selezione collettiva, di racconto del nostro tempo fatto, tra le altre cose, di humour e iperbole. Qui l’IA diventa una lente deformante, seppur in molti casi veritiera, che mette a fuoco quanto i nostri miti (e i nostri sogni) siano cambiati. Se prima erano gli eroi cinematografici o sportivi a diventare icone, adesso lo sono i personaggi virali, quelli che generano numeri e interazioni, e ai quali non facciamo altro che equipararci.

In un’epoca in cui il confine tra celebrità e notorietà è sempre più labile, dunque, le action figure offrono uno specchio ironico ma affilato del nostro Paese. Un modo per prenderci un po’ in giro, certo, ma per mezzo del quale potremmo riflettere su chi siamo diventati. Siamo davvero un popolo che ama mitizzare tutto, dalla Divina Commedia a Barbara d’Urso?

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Classe 1996, studente laureando in “Lingue, Culture, Letterature e Traduzione” presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’. Appassionato di scrittura, danza, cinema, libri, attualità, politica, costume, società e molto altro, nel corso degli anni ha collaborato con diversi siti d'informazione e testate giornalistiche (cartacee e digitali), tra cui Metropolitan Magazine, M Social Magazine, Spyit.it, Art&Glamour Magazine ed EVA3000. Ha scritto alcuni articoli per la testata giornalistica cartacea ORA Settimanale. Ha curato progetti in qualità di addetto stampa, ultimo dei quali "L'Amore Dietro Ogni Cosa" (NewMusic Group, 2022). Attualmente, è redattore presso la testata giornalistica Vanity Class e caporedattore per L'Opinione.

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