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Andrea Diprè e i miserabili del nostro tempo: la farsa della redenzione a pagamento

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Andrea Diprè

Questa settimana avrei voluto parlarvi del genetliaco de L’Opinione, che lo scorso 12 luglio ha spento la sua prima candelina. Che dire, è stato un anno ricco di emozioni, nuove scoperte, incredibili incontri e inaspettate sfide (attacco hacker incluso!), nel corso del quale la testata giornalistica che ho ideato e creato in collaborazione con Modo Agency, e di cui sono orgogliosamente il Direttore Responsabile, ha iniziato finalmente ad assumere quelle sembianze che, da sempre, le attribuivo quando era soltanto un’idea. Pertanto, è mio dovere ringraziare pubblicamente il Caporedattore Diego Lanuto, la Direttrice Editoriale Monica Landro e l’intera squadra di opinionisti che, tutt’ora, continuano a prender parte ad un progetto così ambizioso.

Chi si loda, si sbroda!

Sono certo che è ciò che molti di voi mi direbbero in questo momento, eppure non posso fare a meno di ritenermi più che soddisfatto. Per carità, c’è ancora tanta strada da fare, ma sarebbe una menzogna se non vi dicessi che un bel tratto lo abbiamo, io e la Redazione tutta, già attraversato! Era questo ciò di cui avrei voluto parlarvi oggi e invece – ahimè, ahinoi, ahitutti – mi ritrovo qui a dover commemorare le nefaste imprese di Andrea Diprè e dei miserabili del nostro tempo, alle cui redenzioni-farsa a pagamento, ormai, non crede più nessuno!

Perché dovremmo noi aiutare Andrea Diprè?

In tanti hanno avuto il coraggio di definire Diprè un personaggio pubblico. Pubblico sì, perché da decenni ha fatto della sua vita un reality trash senza copione e senza vergogna. Personaggio a mio avviso no, visto che di spessore umano, artistico o intellettuale pare non averne mai avuto! Un tempo avvocato con tanto di iscrizione all’albo, poi “critico d’arte” nemmeno fosse un Vittorio Sgarbi qualunque, e infine profeta autodistruttivo di una decadenza annunciata. Un uomo che ha fatto dell’eccesso la sua unica cifra stilistica, basta guardare i suoi video su YouTube per rendersene conto, e dell’evidente degrado un palcoscenico per elemosinare attenzioni.

E così, dopo anni passati a drogarsi, umiliarsi, distruggersi e magari intossicare perfino coloro che lo seguivano attraverso lo schermo di un telefono, ora chiede aiuto al prossimo. Insomma, il buon Diprè è tornato, anzi risorto, ma non come il Cristo, più come un Lazzaro del web. È resuscitato grazie ad un’iniziativa degna di quel circo mediatico di cui, per molto tempo, si è reso protagonista: una raccolta fondi. E per cosa? Pensate un po’, per disintossicarsi. Una colletta per pagargli la clinica neanche se la dignità fosse un premio che si può riscattare con PayPal!

La salvezza non si compra

E allora mi chiedo: siamo davvero arrivati a questo punto? Prima ci si autodistrugge pubblicamente, si diventa fenomeni da baraccone tra un rutto e una scoreggia, si lucrano visualizzazioni sul degrado, e poi, quando si scende dalla cresta dell’onda finisce e l’abisso viene a bussare alla nostra porta, si cerca la redenzione con l’elemosina digitale? Ebbene, la salvezza non si compra e neppure si regala. Essa è un percorso individuale, doloroso, silenzioso, che si affronta nella solitudine, nel silenzio, con le proprie forze e, prima di ogni altra cosa, lontano dagli occhi indiscreti del famelico pubblico sovrano.

Diprè è solo il simbolo più rumoroso di una generazione che ha confuso la libertà con il delirio, l’arte con lo scandalo, la visibilità con la stima. E oggi, in questo Paese stanco e smemorato, anche i cadaveri della vergogna trovano sempre qualcuno disposto a rianimarli pur di ottenere due immeritati click in più. E proprio per questo, questa settimana ho deciso di non festeggiare nulla, di non celebrare traguardi né esaltare successi. Al contrario, preferisco di gran lunga ricordarvi, con la mia solita irriverente sincerità, che ognuno è artefice del proprio destino. E che se ti scavi la fossa da solo, non puoi pretendere che siano gli altri a tirar fuori la terra!!!

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Simone Di Matteo, Latina 25 gennaio 1984. Curatore della DiamonD EditricE, autore, scrittore e illustratore grafico è tra i più giovani editori italiani. I suoi racconti sono presenti in diverse antologie. Molti dei suoi libri invece sono distribuiti all'interno degli istituti scolastici italiani. È noto al grande pubblico non solo esclusivamente per la sua variegata produzione letteraria, ma anche per la sua partecipazione nel 2016 alla V edizione del reality on the road di Rai2 Pechino Express. Consacratosi come Il giustiziere dei Vip, da circa due anni grazie a L’Irriverente, personaggio da lui ideato e suo personale pseudonimo, commenta il mondo della televisione, dei social network e i personaggi che lo popolano, senza alcun timore, con quel pizzico di spietatezza che non guasta mai attraverso le sue rubriche settimanali.

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