Questa settimana avrei voluto parlarvi dello Sciopero per Gaza, soffermandomi in particolare su quanto spiacevolmente accaduto a Milano, ma per fortuna ci hanno pensato le altre migliaia di manifestazioni pacifiche, tenutesi in tutta Italia e deliberatamente ignorate dalla maggior parte della stampa nazionale o dalle istituzioni, a dimostrare che la violenza di pochi non può oscurare la volontà di pace di molti. Oppure, avrei voluto dilungarmi sul mancato riconoscimento da parte dell’Italia dello Stato di Palestina in sede ONU, ma a cosa servirebbe sprecare tempo e fiato quando sono le azioni a parlare da sé?
E così, quasi all’improvviso, ho deciso che sarebbe stato di gran lunga meglio concentrarmi sulla querelle tra Laura Pausini e Gianluca Grignani in merito al brano “La mia storia tra le dita“, perché lì, perlomeno, non avrei rischiato di finire al banco degli imputati della Corte Internazionale! Al contrario, chi potrebbe presto finire a deporre dinanzi ad un giudice, sebbene ai miei occhi tutto ciò assomigli più ad una farsa al grido di “La mia gloria tra le liti” che ad una legittima contestazione, potrebbe essere una delle voci più popolari del panorama discografico italiano, Pausini ovviamente, e qualcuno che sembra aver compreso quale sia la strategia più giusta da adottare per sfuggire all’eterno oblio.
Laura Pausini è forse colpevole di lesa maestà?
Come tutti ben sappiamo, “La mia storia tra le dita” è un brano co-scritto da Grignani nell’ormai lontano 1994, un classico della musica nostrana e forse l’unico del suo repertorio. Nelle scorse settimane, però, la Pausini ha annunciato, attraverso un post diffuso sui suoi canali social ufficiali, di averne realizzato una cover in italiano, spagnolo, portoghese e, stando alle fonti, perfino in francese, come parte dell’album di cover “Io canto 2“. E fin qui, nulla di male, se non fosse per il fatto che l’autore della canzone originale ha ben pensato di intervenire a suon di recriminazioni nemmeno se qualcuno si fosse macchiato del reato di lesa maestà.
Dalle accuse di mancate autorizzazioni per la modifica di un verbo all’interno del testo alla presunta voglia di tutelare la propria creazione, passando per quell’impellente bisogno di rivendicare dinanzi a chiunque non l’abbia neppure chiesto la paternità di una canzone, Grignani sembra aver trasformato quella che sarebbe potuta essere una delle grandi occasioni di revival della sua carriera in un piagnisteo giudiziario indegno persino per una soap sudamericana. Ebbene sì, perché a turbare le notti insonni del rocker non sarebbero più gli eccessi da lap-dance finiti al pronto soccorso né i concerti interrotti per via di problemi tecnici, ma il fatto che la Pausini abbia osato mettere le mani, pur seguendo i canali convenzionali, su qualcosa che non le apparteneva quasi fosse una ladra qualunque.
Un’occasione mancata
Eppure, un’operazione del genere dovrebbe essere un onore, ma perché per Grignani diventa un affronto a suon di “il diritto d’autore è violato!”? Non so cosa ne pensiate voi, ma per me Laura, oltre che a saper cantare in tutte le lingue incise sulla Torre di Babele, non è una donna che non conosce le regole del gioco, tanto più che oramai è un’artista di rilievo internazionale. Perciò, mi viene spontaneo chiedermi se, più che difendere l’arte, il buon Gianluca non voglia difendere nient’altro che la sua visibilità!?
Chissà, magari qui il problema forse non è il pezzo in sé, ma l’ego di chi, sperimentando la mancanza d’interesse del grande pubblico, cerca di (ri-)guadagnarselo ad ogni costo. Insomma, l’ennesima occasione che avrebbe potuto valer la pena, ma che ha finito inesorabilmente per farla perché, a conti fatti, a vincere non è utilizza la musica per apparire, ma chi è in grado di farla rivivere nel cuore di chi la ascolta! Non a caso, in tempi non sospetti Honoré De Balzac una volta disse:
La gloria è l’ombra della notorietà, e la notorietà spesso è solo rumore
E quel rumore, oggi, porta la firma di Gianluca Grignani!
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