Viviamo in un Paese dove la parola “giustizia” viene ripetuta come un mantra, ma troppo spesso assomiglia più ad un’illusione ottica che ad una certezza. Tra dichiarazioni solenni, riforme annunciate e promesse di trasparenza, resta una domanda che nessuno ama affrontare: chi risponde davvero degli errori? Mentre i tribunali macinano decisioni e le vite dei cittadini scorrono dentro ingranaggi enormi e opachi, c’è un’altra contabilità parallela che continua a crescere, silenziosa. È la contabilità dei danni irreparabili, delle responsabilità che evaporano e dei costi che ricadono su tutti noi. Una contabilità che racconta molto più di quanto sembri.
Quando l’errore di giustizia non è un incidente, ma un sistema
A cura di Filippo Madonnina
“Nel 2024 lo Stato ha speso 26,9 milioni di euro per errori giudiziari, ma su quasi 5000 casi solo 9 magistrati sono stati sanzionati. Dal 2018 al 2024 i risarcimenti hanno superato i 220 milioni di euro. Cresce la polemica sulla mancata responsabilità delle toghe e sulle poche azioni disciplinari avviate. Nel 2024 lo Stato italiano ha pagato 26,9 milioni di euro in risarcimenti per ingiusta detenzione. Dal 2018 al 2024, la cifra complessiva ha superato i 220 milioni di euro, con 4920 persone finite in carcere per errore. Tuttavia, nello stesso periodo, solo nove magistrati sono stati sanzionati per gli errori commessi.
È quanto emerge dalla relazione al Parlamento del Ministero della Giustizia su “Misure cautelari personali e riparazione per ingiusta detenzione” per l’anno 2024. I distretti di Corte di Appello con il maggior numero di richieste di risarcimento sono quelli di Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro e Roma. Mancano però i dati sulle riparazioni per errori giudiziari, cioè per chi è stato riconosciuto innocente dopo un processo di revisione successivo a una condanna definitiva.
Una giustizia che pesa sulle tasche dei cittadini
Quasi il 75% delle richieste di risarcimento viene accolto per “accertata estraneità ai fatti contestati”. Solo il 25% riguarda l’illegittimità della misura cautelare. Nel 2024, su 1293 domande presentate, il 46,6% è stato accolto, il 49,4% respinto e il 4% dichiarato inammissibile. Anche se i casi di ingiusta detenzione sono in diminuzione (619 nel 2023, 552 nel 2024), non bisogna lasciarsi ingannare. Le istanze respinte sono in aumento e dal 1991 a oggi lo Stato ha speso oltre 900 milioni di euro.
Lo Stato potrebbe cercare di limitare le istanze di accoglimento per mancanza di fondi e sostenere la proposta di qualche deputato di rendere accessibili tutte le ordinanze, sia accolte che rigettate, per analizzare le motivazioni dei giudici.

Responsabilità (quasi) inesistenti per i magistrati
Dal 2017 al 2024 sono state avviate 89 azioni disciplinari contro magistrati per ingiuste detenzioni, ma solo in 9 casi ci sono state sanzioni (0,15% degli errori). La maggior parte dei procedimenti si è conclusa con assoluzioni o archiviazioni. Le condanne includono 8 censure e 1 trasferimento. Il magistrato che sbaglia non paga mai, neanche quando toglie la libertà a persone innocenti. Paga solo lo Stato”. da sottolineare anche il calo delle azioni disciplinari promosse dal ministro della Giustizia: da 11 nel 2017 a zero nel 2024. I magistrati fuori ruolo presso il ministero sono spesso propensi a non voler avviare azioni disciplinari contro i colleghi e anche il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha emesso solo nove sanzioni su 89 procedimenti.
I casi più eclatanti
Da non sottovalutare i nomi eccellenti che nel corso degli anni sono stati coinvolti in procedimenti giudiziari e poi assolti perché il reato non sussiste, personalità importanti che hanno visto la loro carriera, la loro immagine e la loro onorabilità data in pasto alla gogna mediatica con la mera intenzione di fermare il loto percorso, basti pensare all’On. Mario Mantovani oggi Eurodeputato e Vice Presidente della Commissione Giustizia al Parlamento Europeo, indagato e poi assolto perche il reato non sussiste, doveva essere candidato Presidente di Regione Lombardia, ex Ministro e tanto altro basta dare un’occhiata al suo curriculum per capire la personalità, uomo perbene e ligio al rispetto delle leggi e delle regole.
Chi non ricorda i casi di: Enzo Tortora, Silvio Berlusconi, Michele Padovano, Domenico Creazzo, Marco Siclari, Giulio Andreotti, Giuseppe Gullotta, Pietro D’Amico, Lorenzo Maiolica, Antonio Lattanzi, Giovanni De Luise, la lista sarebbe molto lunga, per non parlare poi di coloro che di risarcimenti non ne hanno voluto sentir parlare. Carriere devastate, economia familiare distrutte e diritti violati.
Una riforma che divide
Si dice che esista un mondo che mondo non è, si chiama carcere dove i diritti del detenuto spesso vengono ignorati, ma ne parleremo nel prossimo articolo.
Al Referendum sulla separazione delle carriere votiamo con senso di responsabilità, tenendo in seria considerazione che I nostri errori li paghiamo noi e quelli dei magistrati sempre noi.“
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