C’è un luogo che chiamiamo l’Isola di Ieri, e poi ce n’è un altro, ancora più esotico e sfuggente, chiamato l’Isola di Domani. Se dovessimo descriverle, forse diremmo che la prima ha il profumo di un vecchio diario, di vinili scricchiolanti e del pane sfornato dalla nonna, mentre la seconda ha un aspetto nebuloso, come se fosse sempre avvolta da una foschia di mistero e possibilità. Il modo per navigare tra di loro, forse, o ancora meglio, per approcciarsi a due luoghi che hanno un qualcosa di strano benché assolutamente vero, ce lo ricorda, seppur involontariamente da parte sua, Mark Twain:
Il segreto per andare avanti è iniziare. Il segreto per iniziare è dividere i tuoi compiti complessi e travolgenti in piccoli compiti gestibili, e poi iniziare dal primo.
In altre parole, il suggerimento dell’autore per muoversi tra passato e futuro potrebbe essere quello di iniziare sempre dal presente. L’Oggi, in fondo, è un ponte tra Ieri e Domani, e la peculiarità delle due isole può aiutarci a tenerlo a mente.
La linea del cambiamento di data tra l’isola di Ieri e quella di Domani
Little and Big Diomede: geografia e fuso orario
Note anche come Isole Diomede, i loro nomi sono dovuti alla loro geografia e ad un particolare fuso orario che crea un autentico paradosso temporale. Difatti, si trovano nel mezzo dello Stretto di Bering, separate da circa 3,8 km di mare e dalla Linea Internazionale del Cambio di Data. L’Isola di Ieri è Little Diomede, e appartiene agli Stati Uniti, mentre l’Isola di Domani è Big Diomede, sotto il dominio della Russia.
Little Diomede sorge in prossimità della linea del cambiamento di data, dove il tempo sembra rallentare e persino andare indietro. È un luogo dove il sole tramonta un po’ più tardi, come se non volesse andarsene, e dove gli abitanti (per lo più una piccola comunità inuit) sembrano avere sempre qualche ora in più per indugiare nel passato. Big Diomede, al contrario, si trova appena oltre quella stessa linea: il futuro letteralmente sboccia lì prima che altrove, tanto che l’alba arriva un passo avanti, come un anticipatore che saluta il giorno con un occhio già al domani.
La differenza di orario tra le due isole è esattamente di 24 ore, sebbene la distanza fisica sia piccolissima: mentre sull’Isola di Ieri è ancora oggi, sull’Isola di Domani è già domani. È per questo che, geograficamente parlando, queste due isole sembrano trovarsi a metà tra mito e realtà, separate da una sottile linea immaginaria che cambia il corso del tempo e delle loro vite.
Isola di Ieri
L’Isola di Ieri è un paradiso tranquillo, un luogo dove ci si sveglia al suono del canto del gallo, e dove i telefoni sono ancora attaccati al muro, con il filo che si attorciglia mentre si raccontano storie ai vecchi amici. Qui, il tempo è un concetto gentile: scorre lentamente, come una tartaruga al Sole, senza fretta, e la vita si costruisce su piccole certezze, come il caffè del mattino, il sorriso del vicino e quel senso di comunità che sembra scolpito nella roccia. Persino le preoccupazioni sono limitate: forse si litiga per chi deve annaffiare le piante, o ci si lamenta del televisore che ogni tanto “non prende”. Il ritmo è quello di una vecchia canzone folk, rilassante e familiare.
Isola di Domani
Poi c’è l’Isola di Domani, una meta avventurosa. Qui il tempo non esiste in modo lineare: corre, salta, a volte scatta in avanti come una lepre, a volte si inceppa. I suoi abitanti non camminano, ma planano su skateboard elettrici, e nessuno sembra conoscere veramente l’orario del tram, perché magari è autoguidato e decide da solo quando partire. Qui, tutto è “smart”: lo smartphone, TV, e pure il frigorifero, che chiacchiera con la lavatrice, mentre noi cerchiamo di capire come programmare il tostapane perché bruci meno il pane.
L’Isola di Domani è fatta di speranze e un pizzico di ansia, di sogni grandiosi e, ammettiamolo, di un po’ di paura dell’ignoto. Sarà un luogo dove il lavoro si farà con occhiali per la realtà virtuale e le auto voleranno (finalmente! Dopo decenni di promesse nei film di fantascienza). Sarà il posto in cui le persone dialogheranno più con gli assistenti vocali che con i vicini di casa, e chissà, un giorno, magari anche i gatti sapranno come accendere le luci grazie a qualche app di addestramento futuristica.
Un ponte tra due tempi

Ma allora, quale isola preferire? L’Isola di Ieri, col suo tepore di ricordi e quella calma che ci fa sentire al sicuro? Oppure l’Isola di Domani, affascinante e piena di sorprese, ma a volte un po’ disorientante? Probabilmente la verità è che entrambe sono luoghi da visitare con un po’ di equilibrio. Ieri ci rammenta ciò che siamo stati, ci offre una coperta calda di nostalgia quando il presente diventa troppo rumoroso. Domani, invece, è un faro acceso in lontananza, che ci spinge a cambiare, a migliorare e a non accontentarci mai.
In fondo, l’unico ponte che collega queste due isole è l’Oggi, un’isoletta che a volte non sappiamo valorizzare. Quindi, se ci troviamo sul molo, pronti per andare avanti o con il desiderio di tornare indietro, vale la pena sedersi un attimo e goderci il panorama del “qui e adesso”, con il vento sulla faccia che sa di avventura e di ricordi.
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