L’Appuntamento di Ornella Vanoni, scritta nel 1970 da Roberto Carlos, Erasmo Carlos e Bruno Lauzi, è una di quelle canzoni che, senza volerlo, ha descritto le relazioni tossiche molto prima che le chiamassimo così. Non parla di passione né di destino, bensì parla di un amore sbilanciato, in cui una donna aspetta, spera, si colpevolizza… e si perde.
Questa canzone è un manifesto emotivo delle dinamiche che fanno male.
L’amore che inizia già con la colpa
Già subito all’inizio della canzone:
Ho sbagliato tante volte ormai che lo so già
Che oggi quasi certamente
Sto sbagliando su di te
Il primo segnale tossico è qui: si incolpa ancora prima di sapere cosa accadrà.
Chi vive relazioni sbilanciate conosce bene questo meccanismo: si assume la responsabilità di tutto, anche di ciò che ancora non è successo. Questa è la trappola più efficace nelle relazioni tossiche: normalizzare l’errore dell’altro e patologizzare il proprio.
Restare anche quando tutto dice “vai via”
La scena è potentissima:
È cambiato il tempo, sta piovendo
Ma resto ad aspettare
Il tempo cambia, inizia a piovere, l’atmosfera diventa ostile, quasi simbolica dello stato d’animo della donna che aspetta… Ogni cosa intorno suggerirebbe di tornare a casa perché piove e lui non arriva. E invece lei resta.
Non m’importa cosa il mondo può pensare
Io non me ne voglio andare
Qui c’è il cuore della tossicità: l’incapacità di lasciare un luogo emotivo che fa male.
Non importa quanto cambi il “tempo”, fuori o dentro: chi è intrappolato in un legame sbilanciato rimane fermo nello stesso punto, convinto che l’arrivo dell’altro valga più del proprio benessere.
Quando dici “non me ne voglio andare” non stai esprimendo una scelta libera, come pensi, ma un attaccamento tossico. Hai la convinzione che amare significhi resistere, anche quando resistere ti spezza.
È una forma di auto-sacrificio che chi ama troppo conosce bene: restare non perché l’altro lo meriti,
ma perché andarsene significherebbe guardare in faccia la propria solitudine.
Confondere la speranza con l’amore
Tutta la canzone è un dialogo con la speranza.
Sono solo un resto di speranza
Perduta tra la gente
Ma la speranza non è amore. È un anestetico. È il modo più elegante di rimandare la realtà.
È il meccanismo che mantiene in vita le relazioni tossiche: il prossimo appuntamento sarà quello giusto, sarà la volta buona. Lui arriverà e mi stringerà forte. Il suo sguardo d’amore mi darà conferma che ho fatto bene ad aspettare.
Non succede quasi mai. Anzi, togliamo “quasi”.
“L’Appuntamento” come arma di consapevolezza
La protagonista della canzone non è ingenua. È solo intrappolata in un amore che la svuota, in un’attesa che la sfinisce, in un riconoscimento che non arriva mai.
Arrivare a questa consapevolezza è un punto di partenza e non di fine. E’ il primo passo verso la rinascita.
La mia ombra si è stancata di seguirmi
Il giorno muore lentamente
Non mi resta che tornare a casa mia
Alla mia triste vita
Questa vita che volevo dare a te
L’hai sbriciolata tra le dita
L’amore vero non ti lascia ferma ad un appuntamento, ti non ti fa attendere invano, sotto il sole, sotto la pioggia, mentre il giorno muore. L’amore vero non ti sbriciola. E ti viene incontro.
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