Le streghe non dormono. Tutti, a Fossanera, sanno che i Morosini sono gente così così. Anzi, disagiata disagiata. Del resto, è un piccolo centro, di quelli dove la gente sa tutto di tutti. I segreti, nei posti tipo Fossanera, sono come la neve ad aprile: durano poco. E uno può anche fingere di essere diverso da com’è realmente, in questi luoghi trasparenti come una boccia di vetro, ma alla fine qualcosa la combina e mostra a tutti la sua vera natura. Proprio come Luigi Morosini, il capofamiglia. È un porco, come lo descrivono in paese, violento e dal cuore inesistente. Uno su cui è possibilissimo addossare la colpa di qualunque fatto.
È una storia che sa di sordido, di marcio, di sporco quella che Alice Bassoli mette nero su bianco: “Le streghe non dormono” è un romanzo che mostra quanto l’anima delle persone possa essere macchiata.
L’anima marcia delle persone
Allora, abbiamo detto, tutti conoscono Luigi Morosini: è un bruto, ha tirato su due figli tra un maltrattamento e l’altro e rissa con tutti. È un animale, non un uomo, che vive di battute volgari, di attenzioni lercie alle ragazze (anche ragazzine), tirandosi giù le braghe e ruttando e urlando spropositi. Ma è stato lui a prendere a sassate in testa a Paolo, ragazzino, lasciandolo mezzo morto nel suo fienile? Sì, lui e altri due erano a casa sua, a prenderlo in giro. Lo facevano spesso, una goliardia da adolescenti e il coraggio sbagliato… ma da qui a tentare di ucciderlo?
La gente di paese lo sa.
Però, nonostante ci siano delle crepe nelle versioni relative alla vicenda, a lui viene comunque puntato il dito di tutti. Del resto, sono anni che si parla della famiglia Morosini che abita nella golena: la figlia Clara è sempre sporca, magra come un chiodo e si prostituisce per avere un pasto decente; la moglie, Elvira, legge le carte alle persone e, di tanto in tanto, manda il malocchio. L’unico che sembra a posto, ma a posto proprio non è, è il figlio Gabriele, che perlomeno lavora… ma chissà che traumi con un’infanzia così.
Il colpevole facile è stato designato
Ecco, Luigi viene chiamato in causa come assassino. Lui ha i mezzi, la casa è sua, è pazzo, quindi è facile non avere alcun dubbio. Del resto, tenerlo lontano dalla comunità è un risultato ambito. Ma cosa accade quando le tessere del puzzle si mettono in maniera differente? Quando anche le persone perbene, quelle che si vestono bene, sono tranquille e hanno cresciuto i figli in maniera amorevole, sono invischiate?
Ah, e cosa accade quando si mettono contro famiglie che si conoscono da una vita? Quando cose morte e sepolte vengono tirate fuori?
Un libro promosso, ma che lascia in bocca un retrogusto amaro
Bello è bello. La Bassoli si riconferma – dopo la promozione a pieni voti de “La ninnananna degli alberi” – un’autrice con i fiocchi… ma questo libro è particolare, molto serrato, soprattutto alla fine. A tratti, poco fluido, forse. Mai noioso, però. Solo… svelto. Sarà il POV, che cambia continuamente, a rendere tutto molto veloce. Le tessere si susseguono repentinamente, lasciando l’immaginazione a saltare forsennatamente da una scena all’altra senza riposo.
Comunque assolutamente da leggere, anche solo per capire quanto crudele può essere una comunità chiusa, di quelle dove tutti si conoscono.
Ah, anche per vedere quanto una situazione può precipitare in base ad alcuni eventi. Tutti sappiamo che ogni azione ha una sua conseguenza, eppure non lo si capisce finché qualche fatalità non si abbatte sulla quiete: del resto, sono gli eventi infausti più di quelli felici a rimescolare le carte.
Menzione d’onore al giornalista
Lo stesso giornalista presente in La ninnananna degli alberi torna anche qui, Pietro Incantevole di Emilia Pop fa parte della storia. Sarebbe bello un romanzo con lui al centro della storia, dove la sua psiche sia ancor più indagata, dove il suo passato è presente sia ancor più scandagliato… in generale, una presenza buona.
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