Omofobia a Roma: quando, nel 2025, l’amore diventa una colpa da dover espiare

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Omofobia

L’amore, una stra-abusata parola che oggi, in questo primo quarto di secolo, si è dovuta coprire per sfuggire ad ogni tentativo di deturpamento. Se ne parla tanto e, al tempo stesso, si discute molto anche di libertà come fossero noccioline da masticare sulle panchine di un giardino, eppure non si fa mai abbastanza. Storici, poeti, pensatori, prosatori e altri ancora hanno speso tutta la vita a riempire pagine per donare le emozioni suscitate da un tale sentimento che col passare degli anni, e in questa indiscutibile verità, ha subito dei notevoli mutamenti. Osservando con la dovuta attenzione, poi, ci si accorge che persistono addirittura dei “sotto cliché”, i quali si consacrano a modelli di amore da seguire.

Davvero i social hanno contribuito a deformare la realtà già precaria di persone che, nel bene e nel male, hanno deciso di costruire qualcosa di solido e duraturo? Oppure è la modernità, con tutta la frenesia e il consumismo scialbo che la contraddistinguono, ad essere complice e artefice dello svilimento dei reali sentimenti?

Sul mio polso sarai per sempre il mio sigillo d’amore, io il tuo… – T.J.

L’omofobia esiste e bisogna combatterla, sempre!

Scusate la divagazione di carattere generico (ma non troppo!), ma era necessaria per introdurre due tristi vicende che hanno già segnato l’inizio del 2025: i pestaggi di due coppie gay a Roma a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Il primo a ridosso del Capodanno e in zona Pigneto, dove Stephano Quinto e Matteo M. sono stati picchiati e aggrediti brutalmente da una comitiva di ragazzi (alcuni dei quali perfino minorenni!) senza ovvie ragioni, mentre il secondo a Trastevere, lo scorso 4 gennaio, dove un’altra coppia che stava tranquillamente passeggiando è stata assalita da un gruppo di dieci persone.

Credit: Corriere della Sera

Che cosa hanno fatto di male? Quale reato hanno commesso questi ragazzi? Perché, all’improvviso, l’amore è “una macchia sulla propria fedina penale” per la quale meritare una punizione, una colpa da dover espiare?

 C’è una lotta, una guerra ideologica che è sempre più crescente, dove qualcuno dietro le quinte di un così atroce teatro della violenza, prova piacere ad essere attore protagonista e spettatore di atti deplorevoli che dovrebbero essere condannati. Il sangue è l’amatissima coreografia del palcoscenico di questa vita, che sta diventando sempre più aggressiva e intimorente verso coloro i quali vogliono, in maniera del tutto innocente, mostrarsi per quello che sono e dimostrarsi attraverso le proprie emozioni.

Una società in regressione che si definisce “evoluta”

Se si è diffusa la paura di esprimersi, allora dobbiamo vedere quali sono le fondamenta di una società malsana, ma che crede di essere evoluta, che si fa chiamare “civile”, che ha posto fede alla espansione evolutiva, all’accettazione del tutto in totale manifestazione dei propri sentimenti. C’è una forte tendenza che ci sta conducendo alla regressione del rispetto dell’altro. Basti pensare che un pestaggio del genere non può considerarsi reato perché non esiste una legge che tuteli quello che si chiama “amore diverso” ammesso che sia davvero diverso perché, in fin dei conti, i sentimenti “Sono” e basta!

Il caso “occultato” del 2019

A tal proposito, credo sia il caso anche di citare un avvenimento che è stato coperto volutamente dal silenzio. Era il 2019 quando un insegnante è stato quasi linciato da una decina di mamme di allievi di una terza media di un istituto d’istruzione comprensivo di Scampia. In seguito al litigio tra due compagni che si lanciarono offese a più non posso (tra le quali la parola “ri**hione” fioccava come se non ci fosse un domani), il docente ritenne opportuno parlare di omosessualità.

Ovviamente, la lezione non incontrò il gradimento di una collega che provava un affetto particolare per il professor Nathaniel (nome di fantasia, ndr.), il quale, di contro, fu chiaro con lei sin da subito dichiarandole la propria identità. E così, il 21 febbraio di quell’anno, in occasione dell’incontro scuola-famiglia, avvenne la sopracitata aggressione. Nessuna parola di conforto e nessun sostegno per il docente, che già stava vivendo un periodo particolare della sua vita essendosi da poco separato dal compagno e dovendo subire le già continue offese della famiglia dell’ex che non approvava la relazione.

Tra Nathaniel e Mariolino fu vero amore, ma purtroppo ci sono realtà che devono vivere all’ombra per non incorrere nel giudizio o in qualcosa di infinitamente peggiore, come quanto accaduto ai ragazzi di Roma. All’epoca del fatto, nemmeno le comunità LGBTQIA+ non mossero un dito, addirittura qualcuno disse a Nathaniel che se l’era cercata perché la dimensione scolastica sarebbe piuttosto spinosa sulla questione e, pertanto, non bisognerebbe interferire con essa. Alla fine, il prof. ricevette delle sanzioni, ma per fortuna non ci furono ulteriori vessazioni e le minacce rimasero solo parole.

La comunità LGBTQIA+ fa ricorso ai famosi “due pesi e due misure”?

Sicuramente, oggigiorno le comunità LGBTQIA+ sono molto più presenti, ma a ragione di un episodio eclatante oppure con chiunque si ritrovi a combattere in solitudine le proprie battaglie? La questione è doverosa e si dovrebbe affrontare, ma sembra che tutto sia diventato come il paradosso di Pinocchio. Ahimè, c’è ancora molta ipocrisia nel mondo del lavoro, nella società più in generale e nello specifico nelle famiglie, che preferiscono lasciare i propri figli alla mercé della demenzialità del mondo virtuale, in cui si parla di tutto e di tutti, anziché educarli al rispetto, alla diversità e alla ricchezza che quest’ultima può apportare.

Quando si trascriverà sul foglio della vita un punto definitivo a tutto questo? Sono necessarie leggi per la tutela delle coppie gay e della loro incolumità. Potevamo avere il DDL Zan, ma più di qualcuno ha ben pensato di non lasciarlo passare in Senato! Imprescindibile sopra ogni cosa è considerare reato grave un pestaggio del genere e condannare. La speranza è l’ultima a morire, ma dovremmo tutto dare il nostro contributo per spezzare le catene di un’ideologia sempre più conformista e che non guarda oltre il proprio velo.

Tutta la mia solidarietà ai ragazzi aggrediti!

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Bartolomeo Di Giovanni (detto Theo) è nato a Palermo il 2 Giugno 1975, ha conseguito la laurea in filosofia
presso l’università di Palermo, docente di materie umanistiche. Ha collaborato con realtà poetiche dei
paesi dell’Est, e del Messico, ha in attivo diverse pubblicazioni di silloge poetiche e saggi di filosofia
psicopedagogica, le opere sono state tradotte in Spagnolo , Russo, Rumeno, Arabo. Scrive per alcune riviste
articoli sulla cultura letteraria antica e contemporanea, esperto e studioso di Dante Alighieri e di Ebraico
biblico. Nel 2013 fonda il movimento culturale “Una piuma per Alda Merini” per la salvaguardia del
patrimonio poetico della poetessa dei navigli. Collabora con Wikipoesia per la estensione della nascente
Repubblica dei Poeti, di cui è console e cavaliere con distintivo dell’ Ordine di Dante Alighieri. Ha ricevuto
da parte della Ordine dei poeti della Bielorussia, e di altre realtà culturali l’appellativo di “Vate”.
Nel 2024 gli viene conferito il premio : Cattedra della Pace, tenutosi ad Assisi, nello stesso anno diviene
vicepresidente di WikiPace.

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