OnlyFans e il paradosso dell’open mind: libertà delle Lolite della porta accanto o nuovo volto dell’antico sfruttamento?

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OnlyFans
A cura di Emma Fenu

Sono carine, hanno frequentato o frequentano la scuola superiore, non hanno problemi economici. Replicano l’immagine della ragazza, anzi della ragazzina Lolita, quella della porta accanto. Infatti, non si propongono con il cipiglio di pornostar aggressive e spregiudicate ed è forse proprio questa la chiave del successo delle diciottenni/ventenni con un profilo su Only Fans, diventate famose con i vari tour per l’Italia in cui, tramite social, reclutano candidati per ricevere le loro prestazioni sessuali, prestazioni filmate e poi riportate sul famoso sito.

La libertà significa responsabilità; ecco perché molti ne hanno paura – George Bernard Shaw

Non entrerò in merito alla questione legale su cui getta luce, e ombre, un noto servizio condotto da Le Iene, ma sul significato che assume il termine “open mind”, divenuto mantra di alcune madri delle ragazze, un paio attive sulla medesima piattaforma insieme alle figlie per soddisfare appetiti incestuosi dei propri clienti. E, soprattutto, vorrei riflettere sul concetto di libertà quale diritto inalienabile che una donna deve esercitare sul proprio corpo. Non certo è una questione facile, dato che il corpo femminile è da sempre campo di battaglia politico e sociale, a discapito delle donne, oggettivate da maschi che detengono il potere.

La via più facile a discapito della libertà: è questo OnlyFans?

Ergo, mi e vi chiedo: avere una mente aperta e favorire l’emancipazione femminile passa anche attraverso la creazione di contenuti erotici e di prestazioni a pagamento, quale valida alternativa allo “spezzarsi la schiena”, citazione di una delle madri protagoniste, in altri ambiti professionali? L’educazione delle ragazze, anche delle minorenni che, pur non potendo aprire un profilo sul sito sono già attive sui social, contempla la vendita del proprio corpo?

Si tratta dell’affermazione della libertà da pregiudizi o dell’asservimento a un ruolo della donna molto antico e di un ennesimo ritorno alla fruizione del corpo femminile come oggetto di piacere acquistabile?

Etica della libertà e rispetto di sé

Esiste un’etica della libertà che promuova il rispetto di sé e un’apertura mentale che garantisca alle donne di lavorare e di raggiungere ruoli di potere, di non subire disparità salariali e di avere la possibilità, se lo si desidera, di conciliare maternità e lavoro? Non è forse più open minded combattere per offrire alle ragazze la possibilità di affermarsi sempre di più in professioni che si declinano ancora al maschile? Oppure, non è forse più open minded insegnare alle nostre figlie che la dedizione, la passione e anche la fatica conducono a un’indipendenza economica che non scade con la giovinezza e che non si limita alla bellezza? Non è forse nostro compito renderle libere di invecchiare e di piacere solo a sé stesse, non a chi ha il potere d’acquisto?

La legittimità di una vita sessuale libera, senza lo stigma del “te la sei cercata” per giustificare violenze o offese e senza il giudizio morale, è indiscussa, ma quando sono i soldi e non il piacere il motore delle scelte, allora è lecito domandarsi se le lotte per i diritti femminili e per l’autogestione del corpo trovino significato in un profilo su Only Fans.

Forse stiamo esagerando

Queste ragazze, inoltre, raggiungono, grazie ai social, un numero elevato di adolescenti, ragazze e ragazzi che vivono in una società in cui il femminicidio è triste cronaca ricorrente. Esagerazione? No, perché se è vero che essere fruitori dei siti porno non rende violenti, è innegabile che la percezione della donna come oggetto, come merce, implichi uno squilibrio nel rapporto fra i sessi, soprattutto se introiettato in età formativa, portando, in casi estremi, alla mancata accettazione di un rifiuto su un corpo su cui si è conviti di poter esercitare diritto di possesso.

Definire la libertà non è semplice, anche non in relazione al corpo femminile, eppure è opportuno non sottrarsi alla riflessione, alla consapevolezza e al confronto costruttivo in vista di un futuro più giusto per tutte e tutti.

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