Violenza e abuso, generi di molestie di genere maschile: “Io ho detto NO!”

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Violenza

Il peccato è una cosa che si scrive sul volto dell’anima. Non vi è specchio che possa cancellarlo, se non quello della coscienza – Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Gray”

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Ti va?
Ora rileggi tutte queste domande senza il punto interrogativo.

Quando si parla di molestie, l’immaginario collettivo tende spesso a rivolgersi immediatamente alle donne. Ed è comprensibile: per decenni le battaglie sociali e culturali hanno denunciato soprusi, discriminazioni e abusi subiti dalle donne in contesti lavorativi, familiari e pubblici. Ma oggi la realtà ci chiede di allargare lo sguardo: la molestia non conosce confini di genere.

La violenza può colpire anche il genere maschile (e nessuno ne parla!)

Un ragazzo adolescente può diventare vittima di pressioni psicologiche, di bullismo a sfondo sessuale o di commenti offensivi sul corpo e sull’identità. Un uomo adulto può subire ricatti emotivi, avances indesiderate o vere e proprie molestie fisiche, spesso accompagnate da un silenzio imposto dal pregiudizio sociale secondo cui “un uomo deve saper difendersi da sè”. Allo stesso modo, le nuove forme di comunicazione online hanno reso più sottile e più pervasiva l’esperienza della molestia: messaggi indesiderati, foto non richieste, attacchi continui sui social, che colpiscono chiunque indipendentemente dall’età, dal sesso o dal ruolo sociale.

Parlare oggi di molestie significa quindi parlare di un fenomeno trasversale, che non riguarda solo la tutela delle donne – seppur fondamentale – ma anche la necessità di riconoscere e dare voce a chi, uomo o ragazzo, fatica a denunciare per paura di non essere creduto, o peggio, di essere ridicolizzato.

Cos’è una molestia?

La parola molestia deriva dal latino molestia, a sua volta da molestus, che significa “fastidioso, gravoso, difficile da sopportare”. Già nell’antica radice linguistica si coglie l’idea di un peso imposto all’altro, di un’intrusione che genera disagio e sofferenza. Non è dunque un semplice fastidio passeggero, ma un’azione che limita la libertà, invade lo spazio personale e mina la dignità di chi la subisce.

Non vi è mostruosità più grande di un’anima che ha rinunciato a riconoscere l’umano nell’altro uomo – Primo Levi ne “I sommersi e i salvati”

Nel tempo, il termine ha assunto un significato sempre più specifico e articolato. Oggi possiamo distinguere diverse tipologie di molestie, che si intrecciano tra loro ma che vale la pena mettere a fuoco:

  • Molestie verbali: commenti sessualizzati, frasi offensive, insulti o allusioni che mettono a disagio la vittima. Possono avvenire in strada (“catcalling”), sul luogo di lavoro o online, spesso mascherate da “battute innocenti”.
  • Molestie fisiche: qualsiasi contatto non desiderato, che va dal gesto invasivo al tocco intenzionale, fino alle forme più gravi di aggressione.
  • Molestie psicologiche: pressioni continue, manipolazioni, ricatti emotivi o professionali che mirano a intimidire o a esercitare potere.
  • Molestie digitali (o cybermolestie): fenomeno in forte crescita, che comprende l’invio di messaggi insistenti, immagini non richieste, persecuzioni sui social, fino allo stalking digitale.
  • Molestie ambientali: comportamenti ripetuti che creano un clima ostile e insostenibile, per esempio in ambito lavorativo o scolastico, dove la persona finisce per sentirsi isolata o esclusa.

Queste forme hanno un tratto comune: non sono mai semplici interazioni maldestre, ma azioni che ledono il rispetto della persona. La molestia è sempre un abuso di posizione o di potere, talvolta sottile, altre volte evidente, che costringe chi la subisce a portarne il peso psicologico e sociale.

Chi e a chi?

Ora che sappiamo nominare una molestia, altrettanto importante è riconoscere il profilo comportamentale di un possibile molestatore, per potersi -come direbbero le mie amiche psicologhe- “schermare”, proteggersi dai suoi attacchi. Quando si parla di molestie, soprattutto sessuali o psicologiche, si pensa quasi automaticamente a donne vittime e uomini aggressori. Ma la realtà è più complessa. Anche i ragazzi e gli uomini possono subire molestie, spesso in silenzio, invisibili agli occhi della società.

Il profilo di chi molesta

I molestatori non appartengono a un solo genere o a una sola categoria sociale. Possono essere donne, uomini o gruppi di coetanei. In generale, ciò che accomuna chi molesta è il bisogno di esercitare un potere sull’altro: sentirsi in controllo, dominare, ridicolizzare o sfruttare la vulnerabilità della vittima. A volte la molestia nasce da dinamiche di disparità professionale (un superiore che avanza richieste inopportune a un giovane dipendente), altre volte da relazioni di gruppo, come nei contesti scolastici o sportivi, dove i più deboli vengono presi di mira.

Il profilo della vittima (maschile)

Un ragazzo o un uomo vittima di molestie tende a rimanere in ombra per vari motivi culturali. La società impone ancora un modello di mascolinità che esige forza, resistenza e invulnerabilità. Ammettere di essere stati molestati significa, per molti uomini, temere il giudizio di non essere abbastanza forti” o di essere messi in discussione nella propria identità virile. Per questo spesso non denunciano.

Il peso del silenzio

Se per le donne denunciare una molestia è difficile, per gli uomini lo è spesso il doppio. Le statistiche raccontano che la percentuale di segnalazioni ufficiali da parte di vittime maschili è minima rispetto alla realtà del fenomeno. Non perché le molestie siano rare, ma perché chi le subisce teme di non essere creduto, di essere ridicolizzato o addirittura di sentirsi dire: Ma dov’è il problema, sei un uomo!”.

Normativa e tutela

La normativa italiana offre una protezione giuridica alle vittime di molestie, indipendentemente dal loro genere. Tuttavia, è fondamentale che le vittime, inclusi gli uomini, siano consapevoli dei loro diritti e delle risorse disponibili per denunciare e ottenere supporto. La sensibilizzazione e l’educazione sono strumenti chiave per prevenire e contrastare efficacemente le molestie in tutte le loro forme.

Articolo 660 c.p. – Molestia o disturbo alle persone

L’articolo 660 del Codice Penale italiano punisce chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, o tramite telefono, per petulanza o altro motivo biasimevole, reca molestia o disturbo a taluno. La pena prevista è l’arresto fino a sei mesi o l’ammenda fino a 516 euro. Questo reato è procedibile a querela della persona offesa.

Articolo 609-bis c.p. – Violenza sessuale

L’articolo 609-bis del Codice Penale punisce chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali. La pena prevista è la reclusione da sei a dodici anni.

Articolo 609-ter.1 c.p. – Molestie sessuali

L’articolo 609-ter.1, introdotto dal Disegno di Legge n. 89, punisce chiunque, con minacce, atti o comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, in forma verbale o gestuale, reca a taluno molestie o disturbo violando la dignità della persona. La pena prevista è la reclusione da due a quattro anni. Se il fatto è commesso nell’ambito di un rapporto di lavoro, la pena è aumentata della metà.

Il casting couch e altri metodi più o meno espliciti di “assunzione”

In Italia, secondo un’indagine ISTAT, circa il 6,4% degli uomini tra i 14 e i 65 anni ha subito molestie sessuali sul luogo di lavoro negli ultimi tre anni. Le forme più comuni includono molestie verbali (8,2%) e contatti fisici indesiderati (3,6%).

Una pratica abusiva anche per gli uomini

Il termine casting couch” si riferisce alla pratica di richiedere favori sessuali in cambio di opportunità professionali nel settore dell’intrattenimento. Sebbene spesso associata alle donne, anche gli uomini sono stati vittime di questa pratica.

Esempi noti:

  • Kevin Spacey: Dopo le accuse di molestie sessuali da parte di Anthony Rapp nel 2017, altri uomini hanno accusato Spacey di comportamenti simili durante audizioni e incontri professionali.
  • Derek Dixon: Nel 2025, l’attore ha intentato causa contro il produttore Tyler Perry, accusandolo di molestie sessuali e ritorsioni durante la sua partecipazione a serie come The Oval e Ruthless. Dixon ha dichiarato di essere stato oggetto di avances indesiderate e di aver subito danni emotivi e professionali a causa di tali comportamenti.

Necessità di cambiamento

Molti uomini vittime di molestie nel settore dell’intrattenimento temono ripercussioni sulla loro carriera e scelgono di rimanere in silenzio, come già evidenziato. Tuttavia, iniziative come il movimento #MeToo hanno incoraggiato anche gli uomini a denunciare tali abusi, evidenziando la necessità di un cambiamento culturale che promuova il rispetto e l’uguaglianza di genere in tutti gli ambienti di lavoro.

Quando il rifiuto diventa problema: le dinamiche del molestatore e come reagire

Una delle caratteristiche comuni a chi molesta — che si tratti di molestie verbali, psicologiche o fisiche — è l’incapacità di gestire un rifiuto. La risposta a un “no” viene spesso vissuta come una minaccia all’autorità, al controllo o all’autostima del molestatore, scatenando comportamenti aggressivi, insistenti o manipolatori.

Le dinamiche psicologiche del molestatore

  1. Bisogno di controllo: Molti molestatori agiscono per affermare un potere sull’altro. Il rifiuto mina questa percezione di dominio, generando frustrazione e reazioni punitive.
  2. Narcisismo e vulnerabilità emotiva: Alcuni individui manifestano una bassa tolleranza alla frustrazione. Essere rifiutati attiva sentimenti di vergogna e rabbia, che vengono proiettati sulla vittima.
  3. Incapacità empatica: L’incapacità di comprendere il disagio altrui porta a ignorare o minimizzare il rifiuto, continuando comportamenti invasivi.
  4. Rinforzo sociale o culturale: Contesti che tollerano scherzi sessuali, insulti o pressione psicologica possono legittimare il comportamento del molestatore, rafforzando la convinzione che il rifiuto sia negoziabile o ignorabile.

Reazioni tipiche dei molestatori di fronte al rifiuto

  • Persistenza verbale o fisica: insistere con richieste, avances o commenti offensivi.
  • Minacce o ricatti: l’uso di intimidazioni o manipolazioni emotive per ottenere obbedienza o silenzio.
  • Ridicolizzazione della vittima: commenti denigratori volti a sminuire la persona che ha detto no”.
  • Isolamento: tentativi di escludere la vittima dal gruppo sociale o professionale, creando un clima di pressione.

Strategie per confinare il molestatore

  1. Chiarezza e fermezza: esprimere un rifiuto in modo diretto, semplice e non negoziabile. La comunicazione assertiva riduce le ambiguità che il molestatore potrebbe sfruttare.
  2. Documentazione: registrare episodi di molestia, conservare messaggi o note con date e descrizioni. Questo crea una traccia utile in caso di denuncia.
  3. Supporto esterno: coinvolgere colleghi, superiori, autorità o associazioni di tutela. La solidarietà sociale riduce l’isolamento della vittima e aumenta la pressione sul molestatore.
  4. Limitazione dei contatti: ridurre al minimo l’interazione non necessaria, usare canali ufficiali o mediati per la comunicazione.
  5. Intervento legale o disciplinare: in ambito lavorativo, scolastico o pubblico, segnalare comportamenti alle autorità competenti o al datore di lavoro può portare a sanzioni secondo il Codice Penale (artt. 609-bis e 609-ter.1 c.p.) e regolamenti interni.

Il rifiuto, per chi molesta, può scatenare una gamma di comportamenti aggressivi e manipolativi. Conoscere le dinamiche psicologiche dietro queste reazioni e applicare strategie di confine, documentazione e supporto consente di ridurre il rischio e tutelare la propria sicurezza e dignità.

L’amore è opaco come i vetri delle finestre dei cessi – Elena Ferrante ne “La vita bugiarda degli adulti”

Questa frase pur nella sua durezza, evidenzia come l’amore autentico sia trasparente, chiaro e mai confuso o violento.

Che cosa c’entra il “sentimento” in tutto questo?

Nei versi di Dante, l’amore non è possesso, ma guida verso la conoscenza di sé e dell’altro. Nei sonetti di Petrarca, ogni carezza, ogni parola è misura, ascolto, rispetto. Shakespeare ci racconta di amori travolgenti ma fondati su empatia e scambio, mentre Goethe nei Dolori del giovane Werther mostra quanto la passione possa essere autentica solo se accompagnata dalla dignità dell’altro.

Oggi, osservando chi molesta, ci accorgiamo di quanto questi ideali siano lontani: la molestia non è sentimento, non è passione, non è desiderio condiviso. È egoismo puro, incapacità di ascolto, prevaricazione, è atto violento. È un gesto che calpesta la libertà e la dignità, che trasforma il rapporto umano in terreno di dominio.

Leggere i classici ci ricorda che l’amore vero richiede rispetto, attenzione, pazienza. Che il sentimento non è sparito, ma resta vivo nei libri, nei poemi, nelle parole che ci insegnano a distinguere il vero affetto dall’abuso.

Molestare, in ogni sua forma, e verso uomo o donna che sia, è il contrario di tutto questo: è un eco distorto di ciò che l’umanità più alta ha sempre celebrato.

Amore.

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Trentenne lucano adottato da Roma. Diplomato in Conservatorio (“Santa Cecilia”) in Pianoforte, specializzato in Didattica della Musica e Visual Arts (“Accademia di Belle Arti di Roma”), oggi si dedica alla Artistic Research (“Orpheus Institute”). Docente Universitario (“Link Campus University”) e di Scuola Secondaria, di tanto in tanto, presta la sua immagine al mondo della Moda o dello Spettacolo (“Casasanremo24”). È il “Mister + Bello d’Italia 2024”

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