E così, alla fine ha inizio, la settimana più attesa dall’industria discografica nostrana (e non solo) ha ufficialmente preso il via. Questa sera, infatti, farà il suo debutto sulla rete ammiraglia del Servizio Pubblico la 75esima edizione del Festival di Sanremo, che vedrà al timone insieme a Carlo Conti, perlomeno in questa prima serata, Gerry Scotti e l’ex “padrona di casa” Antonella Clerici. Tre pilastri della televisione italiana, dunque, inaugureranno una lunga (a tratti lunghissima, nonostante le rassicurazioni del direttore artistico) serie di esibizioni dal vivo, collaborazioni inaspettate, premiazioni d’eccellenza e polemiche all’ultimo grido che ci terrà compagnia fino al prossimo sabato, giorno in cui verrà finalmente eletto il vincitore; l’ultimo, per ora, di una lista le cui origini risalgono all’ormai lontano 1951 e la cui ultima riga non è stata ancora scritta.
Difatti, nel corso della storia della kermesse, molti sono stati coloro che hanno conquistato il podio e altrettanti quelli che, pur non essendosi aggiudicati l’ambito Leone d’Oro, sono riusciti a ritagliarsi uno spazio importante sulla scena musicale grazie alle loro performance sul palco dell’Ariston. Tuttavia, sono davvero poche quelle figure che si sono dimostrate abili nell’incarnare appieno lo spirito della propria epoca. Una di queste è stata senza ombra di dubbio Nilla Pizzi, simbolo della rinascita culturale di un’Italia che si risollevava dalle macerie del secondo dopoguerra nonché primissima vincitrice del Festival della Canzone Italiana.
Sanremo è stata la mia vita – Nilla Pizzi
Il mito di Nilla Pizzi e il retaggio della “regina della canzone italiana”

Prima fra tutti, come già anticipato, ad accaparrarsi il Leone d’Oro nel ’51, Nilla non è stata soltanto una semplice cantante, al contrario di molte altre. Anzi, la sua voce melodiosa e le sue interpretazioni sincere hanno segnato l’immaginario collettivo, gettando le basi del grande successo della canzone italiana nel mondo e consacrandola ad autentica pioniera della macchina sanremese. Non a caso, fu la protagonista assoluta della prima edizione (1951) e l’anno successivo, nel 1952, raddoppiò addirittura il successo del precedente arrivando contemporaneamente al primo posto con “Vola colomba”, brano intriso di nostalgia per il ricongiungimento degli esuli italiani con la città di Pola, e in seconda posizione con “Papaveri e papere”, pezzo dal tono ironico e critico nei confronti delle disparità sociali, nascosto sotto un’apparente atmosfera di leggerezza.
Il successo di Nilla al Festival, però, non può e non deve essere ridotto ad un mero momento di trionfo personale, perché le sue conquiste decretarono fondamentalmente la nascita di un evento che sarebbe diventato il cuore pulsante della cultura musicale italiana e il motore coesivo di una nazione la cui identità ha mostrato in continuazione delle fratture interne. In un’epoca in cui la radio era il principale mezzo di diffusione e comunicazione, poi, le sue canzoni risuonavano ovunque, unendo di fatto generazioni e regioni, fisicamente e ideologicamente, distanti fra loro.
La voce della rinascita
Nel dopoguerra, in particolare, l’Italia necessitava fortemente di una spinta identitaria che concedesse speranza e resilienza ad una popolazione dilaniata, e Nilla, con il suo stile raffinato ma popolare, riuscì ad inserirsi in un contesto assai complicato, catturando il sentimento di quel tempo. Le sue interpretazioni, cariche di emozione e semplicità, diedero voce ad un popolo che cercava conforto e che aveva un disperato bisogno di tornare a sognare, di nuovo. “Grazie dei fiori”, ad esempio, malinconica riflessione sull’amore non corrisposto, incontrò piacevolmente lo spirito degli ascoltatori di quel periodo, forse proprio per via di quella sua miscellanea di dolore e dolcezza che caratterizzava anche la vita quotidiana degli italiani dell’epoca.
Con il suo modo di interpretare, quindi, è divenuta una figura di riferimento e perfino un modello per le generazioni successive, tant’è che la sua capacità di raccontare storie attraverso la musica e di toccare corde emotive universali ha aperto la strada a voci del calibro di Mina, Milva e Ornella Vanoni, le quali avrebbero poi ridefinito il ruolo delle cantanti donne nella musica italiana. Di certo, è indubbio che il nome di Nilla Pizzi resti legato alle radici della musica leggera italiana dal momento che, a differenza di tanti altri, ha saputo incarnare un ideale di artista in grado di parlare al cuore di chiunque, pur rimanendo fedele a se stessa e ai propri principi.
Per rimanere aggiornato sulle ultime opinioni, seguici su: il nostro sito, Instagram, Facebook e LinkedIn
[…] 1951, in un’Italia che cerca di rialzarsi dopo la guerra. Le prime edizioni vedono dominare Nilla Pizzi, che con “Grazie dei fiori” inaugura il mito del Festival. Le canzoni di quegli anni sono […]