– Ma tu quest’anno guardi il Festival di Sanremo?
– Mah, Sanremo non è più quello di una volta. Non c’è più quella magia
Ma cosa ha spezzato la magia? Settantacinque anni di storia non sono solo un numero, sono quasi la totalità della storia della Repubblica Italiana, un’eredità musicale che ha attraversato generazioni, plasmando il gusto popolare e portando la nostra musica oltre i confini nazionali. Il Festival di Sanremo, nato nel 1951 con la vittoria di Nilla Pizzi e la sua “Grazie dei fiori”, ha sempre avuto il potere di trasformare artisti in vere e proprie leggende.
Da Modugno a Laura Pausini: quando Sanremo creava leggende
Negli anni ’50 e ’60, il festival ha visto tra tutti trionfare artisti come Domenico Modugno, che con “Nel blu dipinto di blu” (1958) ha riscritto le regole della musica italiana, portandola per la prima volta nel mondo con un successo senza precedenti. La sua canzone non solo ha vinto Sanremo, ma ha conquistato il pubblico globale, diventando un’icona della canzone italiana nel mondo, ancora oggi riferimento per chi vuole, in quello stesso mondo, cantare una canzone italiana.
Negli anni ’70, invece, salgono agli onori della cronaca, e lì ci rimangono ancora oggi, i Ricchi e Poveri con “Che sarà”, altro evergreen senza più un’età, ma soprattutto ricordiamo, nel 1978, Rino Gaetano che con “Gianna“ si guadagnò per sempre l’immortalità.
Negli anni ’80 e ’90, Sanremo ha continuato ad essere la culla di artisti destinati ad un successo duraturo. Ad esempio Eros Ramazzotti, vincitore nel 1986 tra le Nuove Proposte con “Adesso tu“, è diventato una star mondiale, conquistando il mercato latinoamericano e riempiendo stadi anche fuori dall’Italia.
Ultima per citazione, ma prima in assoluto, nel 1993 una giovanissima e timidissima Laura Pausini vince nella sezione Nuove Proposte con “La solitudine“ diventando la nostra icona, la cantante italiana più influente nel mondo, il baluardo che ci fa ancora essere culla della canzone d’amore, pur rinnovandosi musicalmente nel tempo.
Quando gli artisti mondiali desideravano venire a Sanremo
Il Festival di Sanremo era ancora considerato un palcoscenico di prestigio internazionale, e le star mondiali lo vedevano come un’opportunità per rafforzare il loro legame con il pubblico europeo, in particolare quello italiano. Oggi, purtroppo, questo tipo di ospiti è sempre più raro e la loro presenza è spesso meno significativa.
Chi si ricorda quando nel 1984 arrivarono i Queen segnando un momento storico anche se la loro esibizione in playback di “Radio Ga Ga“ fu accolta freddamente? E quando nel 1995 arrivò Madonna che ci regalò uno dei momenti più iconici della storia del Festival, esibendosi con “Take a Bow“, e portando definitivamente l’evento sotto i riflettori del mondo?
Ma come non citare Louis Armstrong (1968) che ci consacrò nel mondo come IL Festival della musica, Tina Turner (1987, 1996) ospite d’onore per ben due volte, Whitney Houston (1987,1988) che venne due anni di fila presentando brani che sono diventati leggendari, Bruce Springsteen (1996) o David Bowie (1997) con una vera e propria performance artistica live che rimane una delle più prestigiose nella storia del Festival. Capite chi gradiva l’invito a raggiungere la piccola Città dei Fiori? Capite la fama che aveva il Festival di Sanremo nel mondo?
Cosa ha spezzato quella magia?
Se fino agli anni ’90 il palco dell’Ariston rappresentava l’apice della carriera per un cantante, un passaggio obbligato per entrare nell’olimpo della musica italiana, oggi questa sacralità sembra essersi dissolta. Nonostante l’attenzione mediatica e il peso della competizione, vincere Sanremo non garantisce più un successo duraturo né una consacrazione artistica.
Uno dei motivi principali è il progressivo cambio di rotta del Festival: da evento musicale imprescindibile a show televisivo sempre più ibridato con l’intrattenimento generalista.
Se un tempo l’attenzione era concentrata esclusivamente sulle canzoni e sugli artisti in gara, oggi Sanremo è diventato un grande contenitore che alterna esibizioni musicali a momenti di spettacolo, monologhi, sketch comici e ospitate di personaggi che spesso nulla hanno a che vedere con la musica. Questo ha modificato lo sguardo e l’attenzione con cui aspettiamo e poi guardiamo il Festival: più che un momento per scoprire canzoni destinate a rimanere nella storia, è diventato un evento da guardare per il contorno.
Sanremo 2025, tra musica e spettacolo: il festival ha perso la sua identità e coerenza?
Un altro aspetto significativo è la presenza crescente, tra i cosiddetti “Big”, di artisti sconosciuti al grande pubblico. Se un tempo la categoria dei Campioni includeva figure già affermate, oggi capita spesso che concorrano artisti conosciuti magari solo da nicchie ristrette o anagraficamente distanti. Pur di tutto rispetto e magari musicalmente bravissimi, raramente è capitato che uno di questi artisti, dopo quel palco, sia poi riuscito ad uscire da quella nicchia. Questo accade perché oggi l’industria musicale ha frammentato il mainstream in una marea di generi nella smaniosa ricerca di raggiungere un’utenza più vasta.
Ma questa scelta, giustissima in generale nelle restanti 51 settimane dell’anno, è vincente nella settimana del Festival di Sanremo? Da un lato, il Festival si apre a nuove proposte provando ad allargare il suo pubblico, dall’altro, rischia di allontanare gli spettatori meno inclini a seguire artisti che non conoscono né per nome né per genere musicale.
Il senso di evento unico e straordinario, come lo ricordo io da bambina, tale per cui quella sera si cenava tutti insieme, magari in salotto invece che in cucina dove il televisore era più grande o l’atmosfera era più solenne, si è spento decisamente e Sanremo appare sempre più un prodotto televisivo che cerca di piacere a fasce di pubblico diverse, senza però avere un’identità forte e coerente. Ci sono programmi in onda da oltre da 20 anni, seguiti solo da una certa fascia di pubblico che non cercano altre fasce e vincono sempre. In questo, per esempio Maria De Filippi sa il fatto suo.
Scalette affollate soffocano la musica
Il problema principale, però, resta il tempo e il modo in cui viene strutturata la kermesse. Puntate interminabili, scalette affollate, continui intermezzi e digressioni extramusicali soffocano il vero senso del Festival: la musica.
Oggi il Festival è diventato un fenomeno social, più discusso per i meme e le polemiche che per le canzoni, mentre un tempo, in Italia e nel mondo era l’appuntamento musicale per eccellenza. È possibile ritrovare quella magia o il tempo di Sanremo come evento musicale irripetibile e unico nel mondo è definitivamente tramontato?
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[…] collettivo. Il 1958, però, segna una prima rivoluzione perché, come già anticipato nel nostro #FOCUS, Modugno con “Nel blu dipinto di blu” introduce un sound più internazionale e permette […]