Cioccolato, il cibo degli Dei? Tra misteri e passioni di una Giornata Mondiale un po’ inusuale

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Cioccolato

Il 7 luglio è per molti di noi soltanto l’ennesimo giorno di un’estate che vorremmo potesse non finire mai, ma per milioni di persone in tutto il mondo rappresenta anche un anniversario speciale, quello in cui viene celebrata la Giornata Mondiale del Cioccolato. Un omaggio a dir poco inusuale, ma la cui storia ha attraversato oceani, culture e secoli. E proprio per questo, complice anche il deficit di attenzione dovuto al caldo asfissiante di questi ultimi giorni che ci impedirebbe di concentrarci su argomenti di ben altro spessore, abbiamo deciso di riservare il #FOCUS di questa settimana alla scoperta di una delizia tanto semplice quanto misteriosa, e della quale, forse, sappiamo davvero ben poco!

L’arrivo del cioccolato in Europa

Innanzitutto, perché la scelta di una tale celebrazioni è ricaduta sul 7 luglio? Beh, come vi aspetterete, non si tratta di una decisione presa alla leggera. Secondo fonti storiche, infatti, fu proprio in questo stesso giorno del 1550 che il cioccolato venne introdotto per la prima volta in Europa, dopo essere stato scoperto nelle Americhe dai conquistadores spagnoli. Un evento che agli occhi dei più potrebbe sembrare insignificante, ma che, a pensarci bene, cambiò per sempre la storia del gusto occidentale

L’impiego in medicina e nella religione

Per coloro che non ne fossero a conoscenza, poi, nelle Americhe tale alimento era popolare già secoli prima, se non addirittura millenni, della grande scoperta da parte dei colonizzatori del vecchio continente. Basti pensare che per i Maya e gli Aztechi il cacao era sacro, tanto da ricavarne una bevanda amara e speziata, chiamata “xocolatl”, riservata esclusivamente a nobili, guerrieri e sacerdoti. Il suo nome, che in nahuatl significa “acqua amara”, ha dato origine alla parola “cioccolato”. Ma il valore del cacao non era solo rituale: veniva usato perfino come moneta, e con un solo chicco si poteva acquistare addirittura una manciata di ortaggi.

Credit: web

Al di là del suo valore a fini religiosi o di mercato, però, per un periodo il cioccolato aveva i suoi utilizzi pure in medicina. Non a caso, nel XVII secolo il cioccolato fece il suo ingresso trionfale in Europa e andò a posizionarsi sugli scaffali di quelle che si potrebbero paragonare alle farmacie odierne. Si riteneva, in effetti, che possedesse delle non propriamente specificate proprietà curative (scusate il gioco di parole!) che spaziavano dall’effetto tonico a quello digestivo, arrivando persino a consacrarsi come un potente afrodisiaco.

La prima barretta

Insomma, perlomeno stando a ciò che la Storia ci ha tramandato, il cioccolato è stato, in tempi non sospetti, molto di più di un semplice snack. Ciò nonostante, a fronte della sua popolarità, la prima tavoletta arrivò solamente nel XIX secolo, perché fino ad allora gli “aficionados”, come direbbero i conquistatori, lo consumavano sotto forma di bevanda. Fu nel 1847 che la ditta inglese Fry & Sons mescolò burro di cacao, zucchero e cacao in polvere creando la prima tavoletta solida in assoluto. Inutile rimarcare che si trattò di un’autentica rivoluzione, che diede vita a quel dolce sfizioso nella manifestazione che abbiamo imparato a conoscere e, neanche a dirlo, a consumare!

Le curiosità che non ci aspetteremmo

Tralasciando per un attimo la sua evoluzione “storica”, però, ci sono alcune curiosità interessanti legate al cioccolato di cui in tanti non hanno, sicuramente, mai sentito parlare. Durante il blocco napoleonico delle importazioni, ad esempio, i maestri pasticceri torinesi dovettero inventare soluzioni con poco cacao. Fu così che nacque la miscela di cacao e nocciole delle Langhe, il celebre gianduja, base dell’altrettanto conosciuto gianduiotto. In altre parole, una crisi contribuì alla creazione di un capolavoro di alta pasticceria!

Accanto a ciò, un altro aspetto che svariate persone tendono ad ignorare (e non per scelta loro, s’intende!) è che la Svizzera è il paese con il più alto consumo pro capite di cioccolato al mondo. Ogni anno si producono circa 7 milioni di tonnellate di cioccolato. Oppure, che in alcuni hotel francesi, esistono anche delle stanze interamente fatte di cioccolato. O ancora, che in Giappone si trova persino del cioccolato per il sushi! Per non parlare del fatto che esistono infinità di sculture e abiti di moda interamente realizzato con il cioccolato, sfoggiati in eventi artistici e fiere gastronomiche.

Un simbolo di identità culturale

Non solo un “peccato di gola”, dunque, ma anche (e soprattutto) un simbolo di identità culturale. Esso, difatti, simboleggia lo scambio e il contatto reciproci tra mondi differenti e lontani, accompagnati da racconti antichi e storie moderne. È memoria, innovazione, ritualità, un alimento che ha saputo cambiare forma (da moneta a medicina, da bevanda sacra a dolcetto industriale) restando sempre irresistibile. Come disse una volta la scrittrice Joanne Harris, autrice del romanzo “Chocolat”:

Il cioccolato è, dopo tutto, simbolo di tutto ciò che è dolce, desiderato, proibito e consolatorio

Una verità che ogni chocoholic confermerebbe senza esitazione alcuna!!!

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Classe 1996, studente laureando in “Lingue, Culture, Letterature e Traduzione” presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’. Appassionato di scrittura, danza, cinema, libri, attualità, politica, costume, società e molto altro, nel corso degli anni ha collaborato con diversi siti d'informazione e testate giornalistiche (cartacee e digitali), tra cui Metropolitan Magazine, M Social Magazine, Spyit.it, Art&Glamour Magazine ed EVA3000. Ha scritto alcuni articoli per la testata giornalistica cartacea ORA Settimanale. Ha curato progetti in qualità di addetto stampa, ultimo dei quali "L'Amore Dietro Ogni Cosa" (NewMusic Group, 2022). Attualmente, è redattore presso la testata giornalistica Vanity Class e caporedattore per L'Opinione.

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