Se dovessimo concentrarci sulle sfide che il 2025 pare aver già in serbo per noi, sicuramente non potremmo non considerare la sfera legata ai social media, quelle piattaforme più o meno virtuali che sono ormai entrate a far parte della nostra quotidianità. Oggigiorno, infatti, esse ricoprono un ruolo fondamentale (forse “troppo”) nella vita di ognuno di noi, a tal punto che senza di esse ci sentiamo addirittura “persi” e “fuori dal mondo”. Come se la navigazione online e le chat di messaggistica potessero realmente aprirci a ciò che è là fuori, non trovate? Eppure, le reputiamo importanti e questo gli addetti ai lavori lo sanno, tant’è che ne sviluppano sempre più spesso di nuove e più all’avanguardia.
Tra le ultime, ad esempio, abbiamo Threads, il figlio prediletto della Meta Inc. di Mark Zuckerberg (già Facebook, per chi ha una memoria lunga), e Bluesky, un progetto che sembra uscito direttamente dalla mente visionaria (e, diciamolo, un po’ ribelle) di Jack Dorsey, il fondatore dell’allora Twitter, ma che è soltanto una delle sue opportunità mancate.
Cosa possono offrirci seriamente Threads o Bluesky?
Entrato sulla scena nel corso del 2023 con l’energia di una rockstar, Threads si era proposto come un’alternativa più fresca e dinamica al superato Twitter, ora X. Tuttavia, benché i report dello scorso dicembre segnalino una media di circa 300 milioni di utenti mensili, pare che l’interesse nei suoi confronti sia rapidamente scemato una volta terminato il cosiddetto “effetto novità”. D’altronde, cosa può offrirci in più o di diverso rispetto ai social media che già conosciamo? Niente, verrebbe da rispondere un po’ a chiunque! Ma ecco qui che arriva Bluesky, una sua valida alternativa, il portale che promette di cambiare le regole di un gioco del quale ci siamo ritrovati tutti, volente o nolente, partecipanti.
Nonostante sia nato nell’ottobre 2021 su idea di Jay Graber, è soltanto di recente che ha destato l’interesse della maggior parte degli internauti, per via del suo obiettivo (O meglio, “promessa”!) di dar vita ad uno spazio di conversazione pubblico e decentralizzato. L’idea è chiara: basta con i monopoli e con i giganti del tech che controllano tutto. La piattaforma assicurerebbe una maggiore libertà agli utenti e un sistema più equo. Fantastico, no? Sì, ma c’è un però: la moderazione dei contenuti. Bluesky deve affrontare un dilemma complesso, perché garantire una maggiore libertà spesso equivale ad esporsi a più rischi. A questo, inoltre, si aggiunge la sfida di creare un modello economico sostenibile: essere idealisti non paga le bollette, purtroppo!
Sarà effettivamente realizzabile?
La verità è che nessuno può affermarlo con certezza, neanche i suoi ideatori. Ebbene sì, perché vivendo in una realtà piuttosto dinamica e continuamente soggetta al cambiamento, non sappiano se Threads si risolleverà con aggiornamenti mirati e strategie di ingaggio più coinvolgenti oppure Bluesky potrà risolvere le sue sfide e diventare un punto di riferimento per chi cerca qualcosa di diverso. O magari, uno dei due sparirà e lascerà semplicemente spazio ad un nuovo competitor, l’ennesimo!
Comunque vada, sta di fatto che una sola cosa è certa: il nostro interesse, che sia per un motivo o per un altro, sarà facilmente soggetta a stimoli. La contrapposizione tra Threads e Bluesky, o chi per loro, è più di una semplice lotta per il mercato: è un riflesso di come vediamo il nostro futuro digitale. Vogliamo più controllo? Più libertà? O chissà, forse solo una piattaforma che non ci bombardi di pubblicità e ci permetta di essere noi stessi? Dopotutto, come diceva George Bernard Shaw:
Il progresso è impossibile senza cambiamento, e coloro che non possono cambiare idea non possono cambiare nulla
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