Il sentimento della noia nasce in me da quello dell’assurdità di una realtà, come ho detto, insufficiente ossia incapace di persuadermi della propria effettiva esistenza – Alberto Moravia
Vacanze, per chi vuole imparare, vuol dire anche compiti a casa ed io, tra un anno (ormai conclusosi) apparentemente interminabile e l’inizio di un altro ancora tutto da scoprire, ne ho ricevuto uno davvero difficile: annoiarmi! Dopotutto, dicono che annoiarsi stimoli la creatività. Ma ne siamo davvero certi? Nella psicologia dello sviluppo, durante la fase evolutiva del bambino, permettergli di “annoiarsi” è importantissimo; questo farà sì che troverà da sé soluzioni a problemi vari e costruirà le fondamenta per un pensiero divergente efficace. Chissà, vedremo!
Quali opportunità può offrire il “temuto” annoiarsi?
Annoiarsi, ossia non fare o “stare fermo”, tra le altre cose è anche un’attività che ci costringe a fare i dispendiosi “conti con noi stessi”. Per questo, non dobbiamo avere paura della noia, perché ci aiuta a capirci. Lo sa bene Riley (sto parlando chiaramente di “Inside Out 2”, uno degli ultimi capolavori targati Pixar) e tutta la sua schiera di emozioni coloratissime, perché, crescendo, dovrà far fronte ai cosiddetti stressor sociali, cioè a tutte quelle emozioni e sentimenti che provengono dal confronto con gli altri, la crescita e, man mano, la consapevolezza di sè.
Non so se vi ho mai raccontato che il viola è il mio colore preferito ed è anche quello di Ennui. Questa parola, presa in prestito dal francese, indica la noia esistenziale. Si tratta di un misto tra noia e stanchezza, quella sensazione che proviamo quando ci sembra di non avere stimoli e ci sentiamo costantemente insoddisfatti. Infatti, secondo il filosofo tedesco Martin Heidegger, esistono due tipi di noia: la noia superficiale, che ci porta a riempire i momenti di nullafacenza con attività che ci danno un’immediata scarica di dopamina, come scrollare per ore consecutive sui social, ma che non ci soddisfano nel lungo periodo; la noia profonda, che invece ci aiuta a riflettere sulla nostra vita e a metterci in discussione.
In altre parole, il problema non è la noia in sé, ma il tentativo di riempire i momenti di vuoto con attività che generano una soddisfazione immediata e, soprattutto, creano una dipendenza da sovrastimolazione. Cercare costanti distrazioni alla noia in questo modo, infatti ci toglie tempo ed energie, oltre a causare l’insorgere di sintomi ansiosi e depressivi.
Ma perché è così difficile annoiarsi?
In una società che ci insegna, fin da piccolissimi, ad essere produttivi e (iper-)performanti, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e a sfruttare ogni secondo delle nostre giornate, molti si sentono in dovere di riempire i momenti morti facendo per forza qualcosa. L’altro pomeriggio, ad esempio, mentre riscaldavo il naso sopra una tazza fumante di tè nero nel fantastico “Babingtons” (praticamente una continuazione delle gradinate di Piazza di Spagna, per chi è a Roma), parlavo proprio di questo con la mia amica Elisa.
I nostri genitori non possono vederci non fare niente. La loro testa rischia di esplodere, di andare in tilt: ERROR 404!!! Come al solito, sta a noi saper disinnescare questi ordigni ad orologeria; ma vi assicuro che una volta capita la combinazione e, tagliato il filo rosso (si è sempre quello rosso), la bomba non esplode. E allora, quando siamo sul divano o sul letto (e ci leghiamo le mani, metaforicamente o anche no, così non possiamo usare il cellulare) ci possiamo fare un regalo. Regaliamoci dei momenti di noia profonda, ci aiuteranno a: riflettere su quello che viviamo durante la giornata, riposarci e ricaricare le pile, stimolare la nostra creatività.
E se annoiarci ci rende insoddisfatti, anche questo non è un male, ma può tornarci utile. Provare insoddisfazione verso qualcosa o qualcuno, ed esserne consapevoli, può diventare il motore che ci aiuta a produrre un cambiamento nella nostra vita, a muoverci da situazioni che non ci fanno sentire a nostro agio o che non sono congeniali per noi. La noia non va solo “sopportata”, va accolta e sfruttata (e nel mio caso, ricercata).
E se non avessimo tempo per annoiarci?

Nella vita di tutti i giorni può essere complicato riuscire a ritagliarsi dei momenti di nullafacenza: le vacanze, perciò, possono essere una buona occasione per provare a convivere con la noia e riflettere su quello che (o su chi) ci rende davvero soddisfatti della nostra vita e su ciò che (o sempre, su chi) invece non ci fa stare sereni. Gli antichi, avevano pareri contrastanti sulla noia. Già nel IV secolo a.C., Aristotele la considerava una distrazione dalla vita virtuosa (e questo è un male?). Alcune volte, con mia sorella scherziamo e diciamo: “Penso che sia arrivato il momento di prendere una pausa dalla nostra vita, torniamo tra poco!”.
Come è cambiato, nel tempo, il pensiero sulla “noia”
Per i Romani si parla di otium. Osserva Lucrezio, erede della filosofia epicurea, come, attraverso la noia, si cerchi di fuggire dal mal di vivere. Dal disgusto di sè stessi ma, così facendo, in realtà si scappa solo da sè stessi, poiché si ignora la causa del proprio male, il senso della vita e il destino dopo la morte.
Nel Medioevo, al contrario, la noia può essere considerata la corrispondente dell’accidia, un peccato capitale di cui si macchiavano coloro che, dediti alla vita contemplativa finivano per cadere all’inerzia non operando il male ma neppure compiendo il bene (Dante li avrebbe definiti Ignavi, ne sono sicuro).
Nel Rinascimento, la noia verrà accomunata agli animi tormentati dei geni e degli artisti, come prerogativa, simile alla malinconia, alla quale la cultura day by day, soprattutto durante il Romanticismo, darà valore meditativo di riflessione dell’animo. Mi piace l’accezione del termine che dà Walter Benjamin (vi consiglio, tra l’altro, un suo scritto che studiai in Conservatorio un po’ di anni fa, “L’Opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”), che nel secolo XX, definisce la noia come lo stadio che precede l’attività creativa.

Insomma che sia noia, tutto il resto come cantava l’indimenticabile Franco Califano o che a stare ferma a me mi viene la noia, come dice la nostra amatissima Angelina Mango, la cosa importante è che al rientro dalle ferie, alla domanda: “Che hai fatto queste vacanze?”, non abbiamo più paura nel rispondere: “Mi sono annoiato ed è stato bellissimo!”. Sempre che ci siamo riusciti davvero!!!
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