Cosmeticoressia, è questo il termine del momento per indicare il fenomeno delle bambine che usano trucchi o creme anti-età. Ma quando, esattamente, abbiamo cominciato a imporre l’ossessione per la bellezza perfetta anche alle più piccole? Questo fenomeno è la punta dell’iceberg di una pressione che da secoli si esercita sul corpo delle donne e oggi si manifesta in modo ancor più subdolo e precoce, colpendo le più giovani.
La bellezza, da gioco innocente, si è trasformata in una performance, in cui non si compete solo con le compagne di scuola, ma con un mondo intero di immagini curate, filtrate e modificate sui social. Non è più una questione di imitare le mamme o di giocare con il trucco per curiosità, ma di una vera e propria rincorsa all’approvazione sociale, alla costruzione di un’identità digitale che precede e sovrasta quella reale. Basta connettersi a un qualunque social, TikTok in primis, per imbattersi in baby creator che applicano creme antirughe e sieri vitaminici come se fosse la cosa più normale del mondo.
A tal proposito, qual è il loro obiettivo? Non una pelle sana, ovviamente, visto che a quell’età non ne avrebbero bisogno, ma l’aumento dei follower, dei like, della visibilità. Ma a che prezzo?
Infanzia a rischio per via della cosmeticoressia?
La prima cosa che viene in mente è il movimento coreano “Liberati dal corsetto” che denuncia le pressioni estetiche imposte alle donne. Ma qui siamo davanti a un nuovo tipo di corsetto, invisibile ma altrettanto costrittivo. Un tempo erano le stecche di balena a stringere il corpo, oggi sono i filtri di Instagram e le creme antirughe a soffocare l’autenticità di bambine che dovrebbero essere libere di crescere con le proprie imperfezioni e, invece, sono pronte a sacrificare la loro spontaneità sull’altare della perfezione digitale.
Usare cosmetici a sei, sette, dieci anni non è più un gioco, è un modo per inseguire un ideale irreale di perfezione che, da grandi, si trasformerà in una spirale pericolosa. La domanda che emerge è: dov’è il confine tra gioco e ossessione? Quando il prendersi cura di sé diventa una forma di autocorrezione, insegnando implicitamente che si è sbagliate così come si è? Il rischio è che questa ossessione diventi parte integrante della loro identità in costruzione. Non dimentichiamoci che l’infanzia è un periodo in cui l’autostima si forma e si rafforza. Se già da bambine interiorizzano l’idea di non essere mai abbastanza, che tipo di donne diventeranno? La società, i social e talvolta anche le famiglie trasmettono loro l’idea che per essere accettate, bisogna essere perfette, senza difetti. E, inevitabilmente, questa idea di perfezione estetica si traduce in una lotta per correggere, nascondere, modificare il proprio corpo, minando profondamente la loro sicurezza interiore.
Il ruolo degli adulti e le conseguenze
Non si tratta solo di un problema estetico, ma di un danno psicologico potenzialmente devastante. Questo bisogno di correzione porta con sé la convinzione che c’è sempre qualcosa che non va. Le conseguenze? Disturbi dell’alimentazione, ansia sociale, difficoltà relazionali. Il corpo diventa un campo di battaglia e ciò che dovrebbe essere un percorso naturale di crescita e accettazione si trasforma in una continua competizione con un ideale inarrivabile.
E allora, non possiamo fare a meno di riflettere sul ruolo degli adulti. Permettere a una bambina di immergersi in questa dimensione senza fornire strumenti critici è un atto di grave irresponsabilità. Le piattaforme digitali non sono intrinsecamente dannose, non sono il male assoluto, ma richiedono un’educazione alla consapevolezza che spesso manca. Non possiamo lasciare che le nuove generazioni vivano in un mondo “onlife”, dove la distinzione tra realtà e virtualità scompare, e l’apparenza diventa la misura del valore personale.
Il nostro compito, come adulti, è quello di insegnare a queste bambine che la bellezza non è perfezione. Che il valore di una persona non si misura in filtri o numeri di follower. Dobbiamo aiutarle a “liberarsi dal corsetto”, dare loro la libertà di essere imperfette, perché è in quelle imperfezioni che risiede la vera bellezza.
La cosmeticoressia non è solo una moda pericolosa, è un segnale d’allarme. Ci dice che abbiamo bisogno di un cambiamento culturale profondo, che restituisca alle più piccole il diritto di crescere in maniera autentica, forti di una consapevolezza che abbracci la diversità e la genuinità di ogni fase della vita. Solo così possiamo sperare di costruire una società dove le nuove generazioni non debbano più sentirsi prigioniere di un corsetto invisibile.
La vera bellezza, dopo tutto, sta nella purezza del cuore – Gandhi
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