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I Origins (2014), un possibile futuro distopico che potrebbe essere presto realtà?

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I Origins

I Origins. Il dottorando in biologia molecolare, Ian Gray (Michael Pitt), si occupa dello studio degli occhi degli esseri umani insieme al dott. Kenny (Steven Yeun) e alla loro assistente Karen (Brit Marling). Durante la notte di Halloween, Ian fa la conoscenza di una misteriosa ragazza di nome Sofi (Astrid Bergès-Frisbey). Il giovane ne rimane così affascinato da voler fotografare i suoi occhi. Proprio mentre i due stanno approfondendo la conoscenza, però, la ragazza scompare.

Poco tempo dopo e quasi casualmente, Ian inizia a trovare delle assurde connessioni con il numero 11 che lo porteranno ad un cartellone pubblicitario gigante sul quale vi sono gli occhi della ragazza conosciuta alla festa. Deciso di ritrovarla, il dottor Gray si metterà sulle sue tracce perché convinto di avere una connessione quasi mentale con Sofi.

Credit: Filippo Kulberg Taub

Nel frattempo i suoi colleghi iniziano a fare esperimenti su particolari specie di vermi non vedenti ai quali stanno cercando di donare la vista. Le ricerche del gruppo porteranno ad esiti inaspettati e cambieranno per sempre la vita del giovane protagonista.

Un successo di Cahill acclamato dalla critica: I Origins al Sundance Film Festival

Mike Cahill (Anorher Earth, 2011), scrive, produce e dirige questo capolavoro metafisico che fu acclamato dalla critica al Sundance Film Festival nel 2014. In un futuro distopico nemmeno troppo lontano dal nostro, il protagonista (brillantemente interpretato da Pitt) si trova suo malgrado ad inseguire delle ombre. Gli occhi diventano il perno centrale di tutta la pellicola e la ricerca spasmodica di una spiegazione razionale diverranno elementi quasi ossessivi per il giovane dottore.

Michael Pitt (The Dreamers, Bernardo Bertolucci, 2003) non è mai fuori parte e partecipa con trepidante fermento sia alle scoperte in ambito scientifico sia agli stati umorali che lo condizionano per tutta la durata del film.

La difficoltà del film di Cahill forse è quella di riuscire a mantenere l’attenzione viva nello spettatore perché la parte più accattivante e forse più interessante è incentrata soprattutto nella seconda parte dell’opera. Il viaggio del protagonista alla ricerca del ricordo di quegli occhi lascerà lo spettatore con il fiato sospeso in un futuro sospeso e senza tempo.

Una pellicola non facilmente digeribile

I Origins non è un film facilmente digeribile. Una volta visto si avrà una sensazione ambigua oscillante tra lo speranzoso e il deludente. La speranza nella possibilità che ci sia qualcosa dopo la morte e deludente perché come accade spesso, essendo presenti varie digressioni vi è il rischio che si perda il tema centrale del film.

Interessante rimane però, come già detto, il viaggio di Ian dentro sé stesso, dentro gli occhi della ragazza perduta e soprattutto nella sua ricerca di una spiritualità che cozza poco con la scienza. Scienza e religione si fondono in questa pellicola che in Italia passò in sordina nonostante il plauso della critica e che a distanza di quasi dieci anni invita tutti ad una riflessione più profonda.

I personaggi femminili sono forse la chiave di volta del film di Cahill ma soprattutto gli occhi. Attraverso quest’ultimi si può ricostruire la genetica umana e, quindi, le origini dell’uomo stesso.

Se saprete prestare la giusta attenzione ai dettagli e siete forti di stomaco, questo film non vi deluderà.

Buona visione!

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Studioso e appassionato di cinema internazionale. Ha dedicato i suoi studi alle grandi figure femminili del cinema del passato specializzandosi alla Sapienza di Roma nel 2007 e nel 2010 su Bette Davis e Joan Crawford. Nel 2016 ha completato un dottorato di ricerca in Beni culturali e territorio presso l’Università di Roma, Tor Vergata con una tesi sull’attrice israeliana Gila Almagor. Ha scritto diversi saggi e articoli di cinema e pubblicato l’autobiografia inedita in Italia di Bette Davis, Lo schermo della solitudine (Lithos). Oggi insegna Lettere alle nuove generazioni cercando sempre di infondere loro fiducia e soprattutto amore per la storia del cinema.

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