Miss Italia non deve morire… ma deve rifarsi il look!

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Miss Italia non deve morire
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Come si è passati dagli anni d’oro della Rai, con milioni di telespettatori incollati davanti allo schermo, a una finale trasmessa su Facebook tra pochi intimi? Com’è possibile che un evento capace di lanciare star del cinema e della tv sia oggi relegato a video su TikTok visti più per ridere che per interesse? Sono queste le domande che hanno dato l’input a Miss Italia non deve morire, il nuovo documentario Netflix diretto da Pietro Daviddi e David Gallerano che racconta, con un mix di malinconia e ironia, il lento tramonto di un concorso che per decenni ha rappresentato un pezzo della storia italiana.

Miss Italia è la ragazza della porta accanto – Enzo Mirigliani 

Già, perché Miss Italia è un pezzo di storia, un brand che ha portato l’eleganza tricolore nel mondo, facendo sognare intere generazioni. Però, diciamocelo: nel 2025 ha ancora senso giudicare una donna solo per un sorriso smagliante e due gambe chilometriche? Forse è l’ora di fare una rivoluzione: da reginetta di bellezza a… reginetta di talento.

Una lotta impari sul palco di Miss Italia

Patrizia Mirigliani nel documentario Netflix/Credit: courtesy of Netflix Press Office

Patrizia Mirigliani, erede e patron di questo discusso concorso, colei che da anni si batte perché la manifestazione torni a rivestire gli spazi di prestigio di un tempo, ha già dato una sterzata al concorso, spostando il focus dalla bellezza pura alla personalità. Un primo passo lo aveva fatto già nel 2011, quando è stata ufficializzata l’ammissione alle selezioni delle ragazze con la taglia 44, un segnale positivo che ha ricevuto commenti favorevoli anche all’estero. Ma forse non basta più. Il documentario lo dimostra. Mirigliani si interroga sul futuro del concorso, sul giudizio del padre, sui motivi per cui viene attaccata da più fronti: la Rai che non ospita più l’evento, le femministe che lo considerano sessista, la comunità LGBTQ+ che lo accusa di escludere le persone transgender. E poi c’è suo figlio Nicola, che non solo non vuole raccogliere l’eredità di famiglia, ma le dice senza troppi giri di parole che “ha fallito”.

E, in effetti, per quanto la patron si batta per rilanciare Miss Italia, la sua è una lotta contro i mulini a vento! Il mondo si muove veloce, e il concorso appare sempre più come un residuo di un’epoca che non c’è più. Così, mentre Elon Musk punta a Marte, Miss Italia fatica a trovare un senso nel presente.

Puntare sul talento

Nel 2008, Carlo Conti incoronava Miriam Leone a Miss Italia/Credit: web

Mirigliani ha provato a discostarsi dalla concezione di una mera esteriorità togliendo l’etichetta di “gara di bellezza” e puntando su personalità e valori. Applausi per il tentativo!  Ma forse è arrivato il momento di osare di più.

Forse la manifestazione dovrebbe trasformarsi in qualcosa di più attuale, più frizzante, più utile. Un vero e proprio talent show, dove il carisma conta più delle misure, la voce più delle pose, l’intelligenza più di una passerella ben fatta.

Dopotutto, le Miss che sono diventate davvero famose (come Miriam Leone, oggi attrice di successo, o Sophia Loren, leggenda vivente) avevano qualcosa in più di un bel viso: talento, grinta, presenza scenica. E allora perché non andare dritti al punto e cercare quello, invece di accontentarsi di un metro e ottanta di perfezione estetica?

La società è cambiata. Oggi richiede modelli che incarnino non solo bellezza, ma anche sostanza e capacità. Un concorso che metta in luce talenti artistici, culturali e professionali potrebbe offrire un’immagine più completa e moderna della donna italiana, rispecchiando le trasformazioni sociali in atto e raccontando non solo l’estetica delle sue partecipanti, ma la ricchezza delle loro storie, competenze e personalità. Un po’, bisogna dirlo, questo già lo fa. Ma alla fine dei conti resta sempre un concorso di bellezza. Ecco, cambiare approccio, format e comunicazione potrebbe contribuire a superare le critiche mosse al concorso, legate alla sua percepita obsolescenza in un mondo che valorizza sempre più la diversità e l’inclusione. Del resto, la bellezza oggi è un concetto liquido, soggettivo, sfaccettato.

Una necessaria rivoluzione

Una scena del documentario “Miss Italia Non Deve Morire”: Aurora è l’antimiss/Credit: courtesy of Netflix Press Office

E anche il prodotto Netflix sembra arrivare alla stessa necessità di rivoluzione, anche se lo fa a modo suo. Tutto, infatti, sembra perduto, fino a quando, inaspettatamente, nel documentario emerge una figura capace di portare una scintilla di novità: Aurora. Un’antimiss, diversa da tutte le altre. Con i capelli corti e un’aria annoiata, partecipa alle selezioni senza entusiasmo, ma con un messaggio potente di accettazione e inclusività. Il contrasto con le altre ragazze è netto, e la sua presenza sul palco sembra un atto di ribellione. Sarà lei la chiave di volta del concorso? O solo un’illusione passeggera?

Non lo sappiamo, anche se, ancora una volta l’estetica sembra farla da padrone, quasi come se avere i capelli corti fosse una caratteristica poco femminile, antiestetica o solo un atto di ribellione (a cosa poi?).

La verità è che forse è giunto il tempo che anche Miss Italia si aggiorni, abbandonando definitivamente l’etichetta di “concorso di bellezza” e diventando qualcosa di più ambizioso: un trampolino per vere stelle, non solo per volti da copertina.

Perché Miss Italia non deve morire… ma deve rinascere. E farlo alla grande.

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Classe 1984, è una giornalista che ha iniziato la sua carriera nel 2006 presso un'emittente locale, dove si occupava principalmente di cultura e attualità. La sua passione per il giornalismo e la comunicazione l'ha portata a collaborare con alcune delle più importanti testate nazionali, ampliando il suo raggio d'azione su una vasta gamma di temi.Nel corso degli anni, ha scritto di attualità, cultura, spettacoli, musica, cinema, gossip, cronache reali, bellezza, moda e benessere. Ha avuto l'opportunità di intervistare numerosi cantanti, attori e personaggi televisivi italiani e stranieri.Attualmente, scrive per le riviste Mio, Eva 3000 e Eva Salute, dove continua a esplorare i temi che da sempre la appassionano, con un occhio attento alle tendenze e ai cambiamenti del panorama mediatico e culturale.

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