Il delitto di Sharon Verzeni e la strage di Paderno Dugnano sono solo due dei tanti episodi tragici che sembrano caratterizzare il nostro tempo, un’epoca in cui la violenza sembra essere diventata una presenza costante, quasi sorda, nella quotidianità. È come se la società si fosse inaridita, perdendo di vista il valore della vita e la sacralità dell’esistenza umana. Una donna passeggia per le vie della sua città quando un uomo l’accoltella, così, senza motivo, mentre lei chiede disperata il perché; un giovane diciassettenne uccide l’intera famiglia senza un movente:
Ero convinto che uccidendoli tutti avrei potuto vivere in modo libero
Questa è una delle frasi della confessione. Questi episodi ci costringono a fermarci, a riflettere su cosa ci sta accadendo e, soprattutto, su cosa sta accadendo nelle menti e nei cuori delle persone.
Viviamo in un periodo storico in cui l’idea di comunità si sta disgregando, lasciando spazio all’individualismo più sfrenato e alla disumanizzazione. La violenza non è più solo il risultato di conflitti o disperazione, ma spesso sembra essere priva di qualsiasi scopo razionale, espressione di un male oscuro che scorre sotterraneo. Ci si uccide “tanto per farlo”, un pensiero che lascia sgomenti, perché ci interroga sulla natura stessa dell’essere umano e sul vuoto morale in cui siamo precipitati.
Il delitto di Sharon Verzeni e la strage di Paderno Dugnano non sono semplici fatti di cronaca; sono sintomi di un malessere profondo che attraversa la nostra società. La spettacolarizzazione della violenza nei media, l’alienazione delle relazioni umane e l’indifferenza verso il prossimo sembrano alimentare un circolo vizioso in cui la vita perde progressivamente valore.
Cosa possiamo fare per fermare questa deriva?
Innanzitutto, è necessario un cambiamento culturale profondo, che parta dall’educazione e dalla riscoperta del rispetto reciproco. Le istituzioni, la famiglia e la scuola devono tornare a essere i baluardi di valori come l’empatia, la solidarietà e la responsabilità civile. Dobbiamo insegnare ai giovani a riconoscere e gestire le proprie emozioni, a non avere paura di chiedere aiuto, e a capire che ogni vita ha un valore inestimabile.
“Orrore ed errore, di una umanità che si perde nelle azioni. Violente, assurde e senza senso. Siamo spettatori di un domani che è spento.” (dal web)
Un altro aspetto cruciale riguarda la necessità di ripensare la nostra società dando la giusta importanza alla salute mentale. In un mondo che corre sempre più veloce, spesso ci dimentichiamo di prenderci cura del nostro benessere psicologico. La solitudine, la depressione e l’ansia sono piaghe silenziose che, se non affrontate, possono degenerare in comportamenti distruttivi. Investire in servizi di supporto psicologico accessibili a tutti e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di prendersi cura della propria salute mentale è cruciale.
La violenza che stiamo vivendo è il sintomo di una società che ha perso il contatto con la propria umanità. Riscoprire la bellezza della vita, in tutte le sue sfumature, è forse l’unico antidoto a questa piaga. La via d’uscita da questo tunnel oscuro passa attraverso un rinnovato impegno collettivo per costruire una società in cui il rispetto, la giustizia e l’amore per il prossimo siano i valori fondanti.
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I due assassini hanno età anagrafiche diverse, storie completamente dissimili, ma in effetti, apparentemente i crimini sembrano figli della nostra società. Il prof. Massimo Introvigne ha scritto una critica forte anche a come ci si è occupati della cronaca del caso di Sharon Verzeni; si tratta di un monito alla deontologia professionale, un allarme per la disinformazione che mi piacerebbe condividere: https://bitterwinter.org/lomicidio-di-sharon-verzeni-i-media-si-scuseranno-con-scientology/