Fiumi d’inchiostro sono stati scritti su di lei, nondimeno è stata anche una scrittrice, sui generis, di romanzi autobiografici, d’amore e fantasia, dove l’avventura è sempre cercata e ben voluta. Marina Elide Punturieri, ben nota al grande pubblico prima come Marina Lante della Rovere e poi Marina Ripa di Meana, è stata una donna e un’artista, riuscendo a cucirsi, non a caso era pure stilista, un personaggio che la rispecchiava così com’era: bella, intelligente, solare e intraprendente, un’icona di stile al passo con i tempi e una guerriera che sfidò le consuetudini della sua epoca mettendosi letteralmente a nudo. Non a caso, una volta di se stessa disse:
Sono una donna libera e dico quello che penso, anche a costo di scandalizzare
Una donna innamorata di se stessa e della vita: il ritratto di Marina Ripa di Meana
Non è da tutti fare ciò che lei ha fatto, specialmente in tempi, i suoi, dove ancora predominava una mentalità borghese e bigotta, e farsi largo nel mondo dell’arte era complicato. È stata determinata e tenace, attaccata alla vita che ha respirato profondamente, senza mezze misure, facendo innamorare stuoli di corteggiatori per la sua avvenenza fisica e risultando gradita a tante donne per la sua simpatia e senso dell’autodeterminazione.
Nel corso della sua incredibile vita ha spaziato in vari ambiti dell’arte, spettacolo e vita civile: moda, scrittura, cinema, televisione, politica, lasciando un segno ben visibile, che dura nel tempo. Ha viaggiato in lungo e largo, conosciuto i potenti della Terra, ma anche gente comune con la quale ha condiviso delle idee tra le quali quelle ambientaliste. La televisione l’ha spesso accolta per discutere come opinionista oppure per presentare qualcuno dei suoi romanzi. Di certo la sua passione giovanile è stata l’alta moda, tant’è che da adolescente, mentre ancora disegnava bozzetti di abiti, sognava proprio di diventare una stilista. E alla fine, neanche a dirlo, così è stato!
Una vita degna di essere vissuta
Amava circondarsi di amici, organizzare eventi mondani, dare spazio alla creatività (creatività intesa come voglia di rinnovamento, capacità di osare e apertura verso gli altri). Capiva l’animo degli artisti e di chi aveva qualcosa di vero e forte da comunicare, senza scivolare nell’ovvietà o, peggio, nella banalità. Per carità, è vero che alcune delle sue trovate erano bizzarre, spiritose, ma non recavano danno a nessuno. Ricordo la serie infinita dei suoi cappellini, uno più estroso dell’altro. Dentro il cuore albergavano tanti sentimenti tra cui la nostalgia, particolarmente negli ultimi anni della sua esistenza, perché non c’erano più gli intellettuali del calibro di Alberto Moravia o Goffredo Parise e la sua città, Roma, aveva mutato il proprio volto, così tanto da non riconoscerla quasi più.
Da ricordare, inoltre, la grande passione che ha avuto per il celebre pittore Franco Angeli, che l’ha portata ad un certo punto ad una decisione drastica, ovvero quella di lasciarlo, dal momento che lui era schiavo dell’uso di sostanze stupefacenti e il loro rapporto era diventato troppo fragile ed insostenibile. Grande afflato è stato anche quello con Marta Marzotto, unite dall’amore per la moda e la creatività al punto di diventare socie di un atelier. Sono stati anni indimenticabili e frenetici tra feste, il lavoro, i viaggi e le apparizioni in pubblico per eventi mondani. Una girandola di amici ed impegni hanno coronato la sua vita, all’insegna del lavoro in quanto donna indipendente di pensiero e di tasca, insieme alla voglia di divertirsi, di giocare quasi al pari di una bambina, di trasmettere agli altri che se si crede in qualcosa ciò si può realizzare.
“I miei primi quarant’anni”
Sintetizza tutto questo nel celebre romanzo dal titolo I miei primi quarant’anni, cifra simbolica per qualsiasi donna che si ritrova ancora avvenente a fare i conti con il tempo che incede inesorabilmente. A mio parere, sotto la patina brillante del personaggio del jet set internazionale si profila una creatura dal sentire profondo ed istintivo alla ricerca dell’amore e della possibilità di diffondere il bello non solo in senso estetico, ma anche interiore, un modus vivendi et operandi, che avrebbe potuto migliorare il mondo che abitiamo.
Ha fatto capire bene come il rapporto genitori-figli sia notevolmente cambiato nel corso degli anni, tant’è che con la figlia Lucrezia ha avuto alti e bassi, incontri e scontri di vedute, per poi ritrovarsi in età più matura a farsi sopra una bella risata, consapevole che ogni legame comporta momenti di tensione e di una sperata riappacificazione. Fortunato l’incontro con Carlo Ripa di Meana, politico ed ambientalista italiano, ma soprattutto uomo di grande fascino, cultura e senso dell’ironia. Lui ha saputo cogliere la sua essenza, seguendola con lo sguardo ed il cuore e temperava i suoi momenti di eccessiva euforia con garbo e savoir faire.
Inarrestabile forza della natura: grazie Marina!
Nemmeno la malattia ha scalfito la sua voglia di esserci, impegnarsi, affermare le proprie idee con perentorietà senza moralismi o infingimenti. Manca a chi l’ha conosciuta, amata e capita, manca a noi pubblico, perché ci infondeva brio e un pizzico di sana follia. Era sempre sfavillante, sorridente, loquace come pochi. È bello ricordarla così come voleva con le opere che ci ha lasciato e sarebbe molto carino allestire una mostra dei suoi vestiti, accessori, fotografie personali, spaccati della sua favolosa vita. Grazie Marina, un abbraccio fin lassù dove la bellezza è eterna, così come tanto piaceva a te!
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