The Secret Dreamworld of a Shopaholic, conosciuto in Italia con il titolo I Love Shopping, è il primo romanzo di successo della scrittrice e giornalista britannica Sophie Kinsella, pseudonimo di Madeleine Sophie Wickham. Al suo interno, l’autrice delinea un ritratto piuttosto fedele alla realtà della pratica dello shopping, a cui attribuisce una sorta di potere terapeutico. Difatti, tra le pagine si legge che:
C’è poco da fare, lo shopping serve più di qualsiasi terapia, in qualunque momento. Costa uguale, e in più ci si ricava un vestito
Sarà anche vero, ma lo è altrettanto il fatto che non si devono sottovalutare alcuni effetti negativi che lo shopping, quando diventa compulsivo, può provocare. Avete mai sentito parlare dell’oniomania? Meglio conosciuta come la dipendenza dallo shopping compulsivo, è un disturbo psicologico che colpisce un gran numero di persone nel mondo. Un fenomeno, questo, spesso sottovalutato che può avere grandi conseguenze sulla vita di coloro che ne restano in balia, andando incontro all’insorgenza di problemi finanziari, relazionali e psicologici. Ma cosa spinge una persona a sviluppare questa forma di dipendenza e quali sono le sue implicazioni?
Cause ed effetti dell’oniomania
Il consumismo e la smania di assecondarlo la fanno da padroni nella società odierna. Veniamo continuamente bombardati da messaggi pubblicitari che ci spingono a comprare la qualunque, senza considerare che, il più delle volte, si tratta di cose di cui potremmo tranquillamente fare a meno o delle quali non abbiamo bisogno. Dall’ultimo modello di smartphone ai capi di abbigliamento più alla moda, passando per la vacanza più esclusiva che magari non potremmo neanche permetterci, cose per cui in molti finiscono addirittura per indebitarsi o commettere azioni che, in altri contesti, forse non accetteremmo neanche di pensare.
L’oniomania, dunque, non è solo una questione di voler comprare, ma è anche (e soprattutto) un bisogno compulsivo che spesso nasconde diverse problematiche, come l’ansia, la depressione, la bassa autostima o la mancanza di senso di appartenenza. Spendere soldi, in sintesi, diventa un modo per colmare un vuoto emotivo, una sorta di anestetico per il dolore interiore.

Conseguenze a livello psicologico
Le conseguenze, tuttavia, possono esser ancor più gravi di quelle economiche. A livello psicologico, difatti, la persona può ritrovarsi intrappolata all’interno di un ciclo di vergogna e senso di colpa che rende difficile, se non impossibile, cercare aiuto. Le relazioni interpersonali potrebbero risentirne pesantemente e portare l’individuo all’isolamento.
Per poterne uscire, il primo passo fondamentale da compiere è quello di riconoscere di avere un problema. E in seguito, rivolgersi a professionisti della salute mentale, i quali offrono terapie cognitive-comportamentali o altri approcci terapeutici mirati a trattare le cause della dipendenza. Inoltre, gruppi di supporto come gli Shopaholics Anonymous possono fornire un ambiente di comprensione e condivisione, dove le persone possono confrontarsi con chi ha vissuto esperienze simili e trovare forza e incoraggiamento reciproco. A livello comunitario, invece, la società dovrebbe attuare un reale cambiamento promuovendo una cultura del consumismo consapevole ed educando le persone sui pericoli nei quali possono incappare.
Pertanto, diviene imperativo prestare maggiormente attenzione a quella che è, a tutti gli effetti, una dipendenza seria in quanto i problemi psicologici che ne derivano interventi costanti e mirati. E una tale consapevolezza la si può raggiungere soltanto attraverso una sensibilizzazione e un’azione collettiva volta ad aiutare chi ne soffre a riacquistare una vita più equilibrata, soddisfacente e tranquilla.
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