Con l’arrivo di settembre, ancor di più dell’autunno, ognuno di noi è costretto a tornare a fare i conti con la propria quotidianità. La noia della routine prende nuovamente il sopravvento, rendendo grigie le nostre giornate e scatenando in noi un’irrefrenabile voglia di partire per una meta lontana neanche se il ricordo di quelle vacanze estive appena trascorse, e che puntualmente non vanno come dovrebbero, non fosse tuttora vivo nella nostra memoria.
Quante volte, in effetti, ci siamo ritrovati a sognare quel famoso “Paradiso Esotico” sulle cui sponde, naturalmente, non siamo ancora approdati? Quello che ci promette spiagge di sabbia bianca e mari dall’acqua cristallina, cocktail dal sapore singolare e tramonti mozzafiato ai confini del mondo che, magari, non sono mai come li avevamo immaginati? Troppe, forse. E chissà, ciò accade probabilmente perché, spesso e volentieri, i nostri desideri nascono sulla base di una concezione di “esoticità” decisamente sovra-mistificata, complici soprattutto i falsi miti e gli “adv” fuorvianti da cui veniamo di continuo bombardati.
A tal proposito, un anonimo tempo fa scriveva:
Una vacanza è come l’amore – attesa con piacere, vissuta con disagio, e ricordata con nostalgia
Ed io aggiungerei, per citare Anna Maria Barbera, in arte Sconsy, che è un po’ come “un terno al Lotto: sono più le volte che non [ri-]esce che quelle che esce“. Soprattutto se quei pochi standard inarrivabili, ai quali, però, tentiamo disperatamente di adeguarci, sono gli unici che la società allo stato attuale ci offre!
L’illusione del “Paradiso Esotico” moderno e i suoi retroscena
Per prima cosa, bisogna tenere in particolare considerazione il viaggio in sé. Se pensate che volare verso l’altra parte del pianeta possa significare relax e pace interiore, vi sbagliate di grosso. Dieci ore trascorse all’interno di una scatola di metallo con le ali, con bambini che urlano e piangono, il vostro vicino di posto che russa e il cibo degno giusto dei peggiori fast-food, farebbero fremere chiunque dalla voglia non di buttarsi in riva al mare ma direttamente dall’aereo.
E che dire della destinazione? Con l’orda di innumerevoli influencer e travel blogger che invadono le piattaforme social con scatti perfetti direttamente dalle Maldive o da Bali, ci siamo abituati all’idea che il “viaggio esotico” possa darci tutto l’occorrente per lenire i mali della modernità, purché questo avvenga rigorosamente in Business Class e in location ad alto tasso di lusso. Piscine da favola, safari esclusivi, hotel muniti delle più impensabili facilities e chi più ne ha, più ne metta. E se la realtà, invece, fosse un po’ meno glamour di quel che sembra?
Quando la realtà è meno glamour di quel che ci aspettavamo
Prima c’erano le brochure, adesso ci sono quelli che, a suon di #adv, lasciano il conto da pagare al primo malcapitato che ha indugiato quel minuto di troppo sul loro profilo Instagram. Insomma, come una buona pubblicità richiede, gli strumenti cambiano, ma il fine rimane sempre lo stesso, con la non così trascurabile differenza che se le prime ci permettevano di scegliere il pacchetto per noi più abbordabile, i secondi promuovono uno stile di vita (in vacanza, s’intende) che neanche loro, nella maggior parte dei casi e in condizioni “normali”, potrebbero permettersi. Dietro a quegli scatti, in effetti, si nasconde molto di più di quel che sarebbero disposti ad ammettere: una Instagram Story in cambio di un trattamento in spa, per così dire!
Tuttavia, non è l’unico aspetto a cui prestare attenzione. Basti pensare alle spiagge, le cui foto promettono oasi incontaminate (e che magari ci sono davvero benché potranno non essere alla portata di tutti) che, una volta arrivati, si trasformano in campi di battaglia tra famiglie rumorose e beniamini del web alla ricerca del selfie perfetto per aggiornare il proprio feed. O ancora, al mare e alla totale assenza nelle cartoline della flora e della fauna che naturalmente lo abitano. Oppure all’alloggio, in quanto il luxurious residence viene inevitabilmente rimpiazzato dal B&B di periferia perché è il solo che possiamo permetterci, e via dicendo.
La vera essenza di una vacanza esotica
In altre parole, ci ritroviamo di fronte ad un quadro che nulla (o poco) ha a che vedere con quel che ci era stato mostrato alla vigilia della nostra partenza. Non fraintendiamoci, di certo il lifestyle da celebrità avrà pure il suo perché e ben venga chi può davvero usufruirne, peccato che in molti sembrano ignorare il fatto che, il più delle volte, ciò che vi viene mostrato non è altro che un surrogato alterato di realtà. E forse è proprio per questo che si finisce per trascorrere un soggiorno costantemente alle prese con le proprie aspettative disattese o addirittura per rimpiangerne uno completamente diverso.
Eppure, chissà, magari la vera essenza di un “Paradiso Esotico” risiede esattamente in tutto ciò che non ci aspettavamo che fosse. Nella vita di tutti i giorni dei cittadini del posto, in quelle culture di cui non conoscevamo l’esistenza, in quegli usi e in quei costumi che non pensavamo potessero essere reali, nelle leggende millenarie che ci riportano indietro nel tempo, nelle abitudini locali a cui non vorremmo mai adeguarci e nel cibo che ci fa soltanto desiderare di tornare a casa nostra. D’altronde, se non c’è “esoticità” in questo, come possiamo sperare di trovarla in qualcosa che, se proprio vogliamo, potremmo fare alla metà del costo e ad un centesimo dei km di distanza senza dover andare a finire, sospinti contro ogni previsione da uno stile di vita che non ci appartiene, all’altro capo del mondo?
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