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Salvatore Garau vende una scultura invisibile: quando persino l’aria diventa un’opera d’arte

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Salvatore Garau

Il mondo dell’arte è pieno di storie grottesche e strane curiosità, ma che, indipendentemente da ciò che dicono i più scettici e i non avvezzi a questo tipo di realtà, risultano essere vere. D’altronde, si sa, gli artisti sono, spesso e volentieri, delle figure piuttosto eccentriche e l’italiano Salvatore Garau non poteva essere di certo da meno. L’artista, infatti, noto per il suo voler dar risalto al concetto dell’invisibile (tra le altre cose), qualche tempo fa ha riempito i rotocalchi dell’intera penisola per esser riuscito a vendere un’opera invisibile ad una cifra che mai nessuno si aspetterebbe.

L’ingegnosità dietro l’opera di Salvatore Garau

Che dire, a primo impatto la sola cosa che verrebbe naturale a chiunque pensare è che “vendere aria fritta” non è più solo un’espressione idiomatica per descrivere affari loschi o inutili. In effetti, nel tempo parrebbe esser divenuta una vera e propria formula di commercio nel mercato dell’arte, tant’è che a darcene una prova ci ha pensato Garau, il quale di recente, come già anticipato, ha venduto un’opera invisibile per la modica somma di 15.000 euro. Sì, avete letto bene, quindicimila euro per… niente!

Ciò nonostante, a dispetto di quel che potrebbe sembrare, non si tratta di un incidente o di una truffa ben congegnata. Al contrario, il celebre pittore ci ha regalato il piacere di acquistare il nulla, o meglio, di acquistare un’idea. Essa si intitola “Io Sono” (e chi l’avrebbe mai indovinato!), con tanto di certificato di autenticità, ed è composta da uno spazio vuoto, una sorta di area spirituale delimitata solo dal pensiero e dalla nostra capacità di immaginare.

Strano, a onor del vero, soprattutto se si pensa al famoso detto secondo il quale “l’arte è negli occhi di chi guarda“. E qui, con letteralmente niente da guardare, può risultare davvero difficile trovare alcunché di artistico! Al tempo stesso, però, è qui che risiederebbe la vera genialità dell’operazione. Provare forse il piacere che ci viene dato dalla nostra immaginazione al lavoro. O chissà, magari il brivido di aver partecipato al più sofisticato scherzo mai concepito.

I critici potrebbero dire che questo è il perfetto punto di incontro tra concettualismo estremo e la più disarmante delle satire. E come si fa a non ammirare il coraggio di convincere qualcuno a pagare per un’opera che esiste solo in un mondo parallelo fatto di idee e spirito?

L’estremizzazione concettuale dell’artista

In fondo, Garau è l’incarnazione perfetta dell’artista che porta all’estremo il concetto di “valore simbolico”. L’arte, ci spiega lui, non deve necessariamente essere qualcosa di tangibile. Dovrebbe farci riflettere, provocare, e magari anche lasciarci un po’ perplessi. Chissà, forse la vera opera d’arte qui è l’atto stesso di vendere l’invisibile, la capacità di ridere dell’ossessione del mondo dell’arte per il “nuovo”, il “concettuale” e il “rivoluzionario”. Mentre noi comuni mortali continuiamo a chiederci come pagare il gas, qualcun altro paga per “Io Sono” e la nostra unica conclusione è: quando si dice “fare aria”, bisogna dare a Garau il merito di averlo portato a un livello tutto nuovo.

Pure Andy Warhol una volta disse:

L’arte è quello che puoi farla diventare

Così, giusto per ricordarci che in fondo l’arte non ha limiti predefiniti e può includere qualsiasi cosa, perfino il nulla, se si riesce a conferirgli significato!

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