USA, donne afghane precluse dall’accesso all’istruzione dall’amministrazione Trump e a rischio rimpatrio forzato

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USA

La situazione delle donne in Afghanistan è precipitata dopo il ritorno al potere dei talebani nell’agosto 2021. Il governo ha vietato l’istruzione secondaria alle ragazze con più di 12 anni e, nel dicembre 2024, ha esteso i divieti anche ai corsi di ostetricia e ad altre professioni sanitarie. Secondo una delle studentesse coinvolte:

In Afghanistan è in atto un vero e proprio apartheid di genere, con le donne sistematicamente private dei loro diritti fondamentali, compreso quello allo studio

E le cose per loro, purtroppo, non sembrano andare per il meglio nemmeno negli USA, dove, forse perché ammaliate da quell’idea di sogno occidentale di libertà e autodeterminazione, si erano recate alla ricerca di un futuro diverso, migliore.

Il caso delle studentesse afghane in USA

Oltre ottanta donne afghane, fuggite dal regime talebano per inseguire il sogno di un’istruzione, rischiano ora di essere rimpatriate forzatamente in Afghanistan. La sospensione dei finanziamenti da parte dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), decisa dall’amministrazione Trump, ha bloccato il programma di borse di studio che garantiva loro la possibilità di studiare all’estero o di seguire corsi online.

Le studentesse, molte delle quali si trovano attualmente in Oman, hanno denunciato che sarebbero già in corso i preparativi per il loro ritorno in Afghanistan. In un appello alla comunità internazionale, hanno chiesto un intervento urgente per evitare un destino che potrebbe metterle in pericolo. «Abbiamo bisogno di protezione immediata, assistenza finanziaria e opportunità di reinsediamento in un paese sicuro dove poter continuare la nostra istruzione», ha dichiarato una delle giovani.

L’interruzione dei finaziamenti

L’interruzione dei finanziamenti USA ha aggravato ulteriormente la loro situazione. Un membro dello staff del WSE aveva già lanciato l’allarme, dichiarando che si stava cercando urgentemente una soluzione alternativa per evitare che queste giovani venissero rispedite in un paese dove potrebbero subire persecuzioni e matrimoni forzati.

La maggior parte delle studentesse, oggi ventenni, aveva ottenuto la borsa di studio nel 2021, poco prima della presa del potere da parte dei talebani. Dopo mesi di incertezza, molte hanno trovato rifugio in Pakistan nel settembre scorso, per poi essere trasferite in Oman tra ottobre e novembre 2024 grazie a un visto facilitato da USAID. Tuttavia, l’improvvisa sospensione degli aiuti rischia di compromettere irrimediabilmente il loro futuro.

Un enorme passo indietro in materia di diritti

La decisione di eliminare i finanziamenti è stata presa sotto l’amministrazione Trump e attuata dal Dipartimento per l’Efficienza Governativa, guidato da Elon Musk. La comunità internazionale è ora chiamata a reagire rapidamente per garantire a queste donne una via d’uscita e la possibilità di continuare i propri studi in un ambiente sicuro.

Il rimpatrio forzato di queste donne non rappresenti solo un passo indietro per il progresso dei diritti umani, ma rischi anche di alimentare ulteriormente un clima di oppressione e discriminazione. La comunità internazionale, insieme alle organizzazioni umanitarie, deve fare il possibile per garantire una protezione adeguata e trovare soluzioni alternative che permettano a queste giovani di costruire un futuro migliore lontano da minacce e persecuzioni.

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Nata a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1996 da genitori tunisini, inizia il suo impegno nel sociale a soli 16 anni, dedicandosi al volontariato e all'attivismo nei quartieri più difficili della città. A 18 anni, è la prima ragazza con il velo a candidarsi come consigliera comunale in Italia. Dopo la maturità, si iscrive a giurisprudenza, dove al momento sta scrivendo una tesi in inglese sulla tutela delle vittime di tratta di esseri umani. Ha avviato un percorso di formazione come mediatrice interculturale. Parla fluentemente italiano, arabo, inglese e francese, ed è specializzata nel supporto alle vittime di tratta e nella tutela dei minori non accompagnati. Ha lavorato per anni con organizzazioni internazionali come l'agenzia delle Nazioni Unite IOM e Save the Children. Nel 2016 si trasferisce in Germania, dove completa una formazione come Fundraiser e continua a lavorare su progetti di immigrazione. Oltre all'impegno professionale, porta avanti la sua passione per i diritti umani e la scrittura.

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