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Viterbo e Lanusei, il maltrattamento di animali è il “sollazzo” delle menti povere

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Viterbo

Non molto tempo fa il Dalai Lama, uno che di umanità e spiritualità, a differenza della stragrande maggioranza della popolazione mondiale odierna, sicuramente se ne intende, ci ha rammentato che:

Chi non prova la minima esitazione né la minima compassione quando uccide un animale o lo fa soffrire, ovviamente farà più fatica di un altro a provarne nei confronti dei suoi consimili.

Viviamo in un’epoca in cui la violenza, sia essa fisica, verbale o psicologica, è divenuta il pane quotidiano di chi della propria vita, evidentemente, non sa cosa farsene. E così, pur di colmare quel vuoto esistenziale che opprime la loro quotidianità, i più decidono di scaricare la loro frustrazione e insoddisfazione sulle spalle di quelli la cui unica colpa è di non potersi difendere. Un po’ ciò che è successo a Lanusei e a Viterbo, dove nel giro di poche settimane si sono verificati due episodi di maltrattamento nei confronti di due poveri animali che, seppur aventi differenti modalità, hanno ottenuto il medesimo risultato: la loro morte.

I fatti di Lanusei e Viterbo, due moniti dai quali dovremmo imparare

Dapprima un giovane minorenne che, con fare fiero condiviso addirittura sui social network, ha gettato un innocente gattino da un ponte a Lanusei, nella provincia dell’Ogliastra in Sardegna, e poi, a distanza di poche settimane, a Viterbo un ottantenne, qualcuno da cui ci aspetterebbe un’etica morale di certo differente da quella di un incosciente ragazzino, ha legato e trascinato con l’auto il suo cane, fino ad ucciderlo, perché quest’ultimo avrebbe tentato di scappare. Il che, qualora dovesse risultare vero e alla luce dei recenti risvolti, non lascerebbe dubbi sulla motivazione per la quale l’animale avrebbe cercato di darsela a gambe!

Ad ogni modo, è ormai innegabile che l’estrema faciloneria e la non curanza di quello che dovrebbe essere l’uomo moderno lo portano a preferire di gran lunga la distruzione della vita altrui, anziché la salvaguardia, persino a costo di distruggere la propria. Perché, si sa, la violenza non è soltanto l’ultimo rifugio degli incapaci, per dirla alla Asimov, ma è anche (e soprattutto) il “sollazzo” delle menti più povere. Per carità, non era una novità che la stupidità fosse una delle qualità che più ci caratterizza, ma è quasi impensabile arrivare a credere che possa esistere qualcosa di peggio. Eppure, a quanto sembra, esiste davvero!

Stiamo andando nella direzione giusta?

A cosa potremmo essere paragonati noi uomini, donne o presunti tali dell’oggi e del domani, se non a delle tonte prefiche intente a piangere sul latte da loro stesse versato? Basti pensare al fatto che non esitiamo nemmeno per un secondo a compiere un’efferatezza per poi lamentarci delle conseguenze subito dopo. Esattamente ciò che ha fatto l’assassino del gattino che, in seguito alla sua “esposizione” mediatica”, non ha fatto altro che chiedere pietà quando, in realtà, gli andrebbe concesso solamente il massimo della pena. Oppure alle continue critiche nei confronti della situazione politica attuale sebbene scegliamo convintamente di non andare a votare piuttosto che far valere un nostro sacrosanto diritto. O ancora, alle proteste per la mancanza di lavoro e alla malsana abitudine di vivere, al pari di parassiti, sulle spalle di chi del lavoro conosce veramente il significato.

Per non parlare, infine, di coloro che, pur avendone le possibilità e le capacità, si accontentano di ricevere il sussidio statale in barba a quelle persone che, a differenza loro, ne avrebbero realmente bisogno!

Di chi è la colpa degli eventi in Sardegna e a Viterbo?

Dove sono finiti tutti quei valori, quali, per esempio, il rispetto, la solidarietà, l’amicizia, l’amore per la vita e la dignità, in primis verso se stessi, che hanno contraddistinto un’epoca a noi non troppo lontana?! I giovani avranno ancora molto da imparare, ma gli adulti, quelli che dovrebbero dare il fantomatico “buon esempio”, dove sono andati a finire?! Quando accadono fatti come questo, chiunque abbia almeno un briciolo di cervello si chiederebbe senza ombra di dubbio di chi sia la colpa.

Modestamente, me lo sono domandato anche io poiché non è possibile, nel 2024, scambiare un gattino o un cane indifeso, alla ricerca di nient’altro se non di braccia che potessero dargli conforto o un po’ di tenero nutrimento, per un sasso da lanciare nel vuoto o uno straccio da sbatacchiare di qua e di là neanche fosse una cianfrusaglia verso cui non proviamo il men che minimo interesse e della quale vorremmo disfarci senza troppi problemi.

È colpa della famiglia?! Della scuola? Delle istituzioni? Di uno Stato che, invece di intervenire con punizioni esemplari per ergere soggetti del genere a modelli da NON seguire, si trincera dietro il più tumulo dei silenzi?! Di una mentalità deviata, retrograda e malsana?! O che ne so, di una televisione brutale che ci insegna che ogni cosa è lecita, perfino infliggere dolore per mero divertimento o puro sfogo? Dei social network che rendono la vita un gioco di simulazioni ed emulazioni neanche ci trovassimo all’interno dell’ennesima estensione di The Sims?! Ah, che bello se potessi rispondere a queste domande.

Una società malsana che ha bisogno di essere curata

Prendersela con un’anima-le è la forma più estrema della vigliaccheria, della crudeltà, della mediocrità, dell’ignoranza e dell’inciviltà umana. Maltrattare un essere senziente per cultura, capriccio, noia o vendetta non è simbolo di forza, qualcosa di cui farsi vanto, ma il sintomo di un disturbo che andrebbe curato con urgenza e di cui, purtroppo, ne è afflitta l’intera società.

Quando penso al povero micio ucciso brutalmente, lanciato in un dirupo, da quel gruppo di bestie a Lanusei o a quel cane trascinato per chissà quanti metri attaccato ad un auto in quel di Viterbo, penso all’educazione che questa gente non ha avuto, alle attenzioni che non ha ricevuto, all’amore che non capirà, alla schifosa indifferenza che provano verso il prossimo. Quando penso agli orrori della nostra contemporaneità, l’estinzione mi sembra l’unica soluzione ai nostri mali, perché se non siamo in grado di prenderci cura della vita altrui, magari non meritiamo di averne avuta una nostra!!!

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Simone Di Matteo, Latina 25 gennaio 1984. Curatore della DiamonD EditricE, autore, scrittore e illustratore grafico è tra i più giovani editori italiani. I suoi racconti sono presenti in diverse antologie. Molti dei suoi libri invece sono distribuiti all'interno degli istituti scolastici italiani. È noto al grande pubblico non solo esclusivamente per la sua variegata produzione letteraria, ma anche per la sua partecipazione nel 2016 alla V edizione del reality on the road di Rai2 Pechino Express. Consacratosi come Il giustiziere dei Vip, da circa due anni grazie a L’Irriverente, personaggio da lui ideato e suo personale pseudonimo, commenta il mondo della televisione, dei social network e i personaggi che lo popolano, senza alcun timore, con quel pizzico di spietatezza che non guasta mai attraverso le sue rubriche settimanali.

2 Comments

  1. Io faccio un po’ di volontariato con gli animali. Sono inorridita da ciò che vedo. Al posto del cuore abbiamo una pietra. Come può cambiare il mondo se non siamo noi a cambiare? E poi non esistono pene.

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