E così, cari lettori, eccoci di nuovo qui. Come ogni anno, il 6 gennaio è arrivato e con esso è giunto anche l’agognato momento di lasciarsi alle spalle le tanto attese quanto emozionanti vacanze natalizie per addentrarsi in un anno tutto da scoprire e far ritorno (“Purtroppo!“, esclamerebbe più di qualcuno) ad una quotidianità frenetica che ci vede alla continua riconcorsa di una vita che dovrebbe già appartenerci. D’altronde, lo ripete anche il noto detto che:
L’Epifania tutte le feste si porta via
Eppure, se queste durassero un po’ di più, di certo non dispiacerebbe a nessuno! Comunque, al di là della tipica ricorrenza, quella del 6 gennaio è una data che per molti italiani, specialmente gli appassionati di calcio, rappresenta un anniversario di storia e identità poiché fu proprio in questo giorno, esattamente 114 anni fa, che la Nazionale Italiana indossò per la prima volta la leggendaria maglia azzurra, simbolo che da allora ha accompagnato il nostro Paese in numerose occasioni, sia di trionfo che di sconfitta.
Perché venne scelto l’azzurro in quel fatidico 6 gennaio?
Tanto tempo fa, e ben prima della giornata che menzionavamo poc’anzi, l’Italia disputava le sue partite ufficiali indossando delle magliette bianche, un colore sinonimo di semplicità e neutralità ma, sfortunatamente, anche di mancanza di una vera e propria identità calcistica. Seppur scelto per ragioni pratiche, in effetti, il bianco simboleggiava una tela vuota, in attesa di essere colmata da una tonalità che avrebbe poi definito un’intera nazione. E quella tonalità, il 6 gennaio 1911, divenne l’azzurro.
Ma perché proprio l’azzurro? In fondo, sarebbe potuto essere qualsiasi altro colore! Ebbene, la scelta trae origine dal legame che all’epoca vi era con la casata dei Savoia, la Famiglia Reale italiana, il cui stemma riportava niente meno che la medesima sfumatura. La maglia azzurra, dunque, fu inizialmente un omaggio alla monarchia. Ma non solo. Anzi, essa incarnava l’unità nazionale in un periodo in cui l’Italia stava ancora cercando la propria identità, sia sul piano politico che sociale.
Quella partita, giocata contro l’Ungheria a Milano, fu un evento spartiacque. Sebbene il risultato finale, una sconfitta per 1-0, non fosse esattamente il miglior debutto che si potesse sperare, il significato di quel giorno andò ben oltre il punteggio. L’azzurro, difatti, scatenò sin da subito un senso di appartenenza nei giocatori e nella tifoseria, riuscendo a colmare i vuoti percepiti da una popolazione che, spesso e volentieri, si sentiva (e lo era, di fatto!) divisa.
Un invito all’unità
Da quel giorno, l’azzurro ha continuato ad incarnare un autentico ideale, un sogno di grandezza e di orgoglio nazionale. Lo abbiamo visto brillare nei cieli di Spagna nel 1982, quando l’Italia alzò al cielo la Coppa del Mondo. Ha tinto Berlino nel 2006, quando la squadra di Marcello Lippi ci regalò un’altra notte indimenticabile. Ed è tornato a risplendere nel 2021, quando gli Azzurri trionfarono a Wembley, dimostrando ancora una volta che il colore della maglia è il riflesso di una storia che si scrive sempre insieme.
Tuttavia, al di là di qualsiasi vaneggiamento di iconicità, l’azzurro è più di un semplice colore: è un invito. Indossarlo significa accettare una responsabilità, farsi portavoce di un Paese intero e portare con sé le speranze di milioni di persone. Ogni giocatore, che ha avuto l’onore di vestire quella maglia, sa che il peso è grande, ma sa perfino che il privilegio è ineguagliabile. Oggi, nel 2025, guardiamo indietro a quel 6 gennaio 1911 non solo come a una data storica, ma come a un monito per il futuro. L’azzurro è un ideale, è la promessa di un Paese che, nonostante le difficoltà, ha trovato, trova e continuerà sempre a trovare il modo di tornare a sognare e a lottare.
Insomma, la storia della maglia azzurra è un po’ la storia di tutti noi italiani: divisi ma pur sempre uniti. E chissà, visti gli ultimi sviluppi interni del nostro bene amato stivale, magari faremmo bene a ricordarcelo!
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