Generazione Beta, un nuovo capitolo dell’umanità in cui la tecnologia è parte dell’identità dell’individuo

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Generazione Beta

Ormai è ufficiale, con l’arrivo del 2025 ha di fatto inizio la Generazione Beta. Ebbene sì, avete capito bene cari membri della Gen Z e della Gen Alpha, il vostro peggior incubo si è appena avverato. Una nuova ondata di giovani ancor più tecnologici, interconnessi e, si suppone, più svegli di voi (anche se, visto l’andazzo, si stenterebbe a crederlo) sta per appropriarsi di un mondo in rapida evoluzione, segnato da Intelligenza Artificiale, realtà aumentata e crisi climatiche. Ma a cosa è dovuto effettivamente questo “cambio” generazionale?

Da dove arriva la Generazione Beta?

Denominazione generazionale

La consuetudine di dare un nome alle diverse generazioni affonda le sue radici intorno alle fine del XIX secolo, quando studiosi e sociologi iniziarono ad osservare i cambiamenti storici attraverso esperienze socio-culturali condivise e collettive. Inoltre, sebbene il concetto di “durata generazionale” sia cambiato nel corso del tempo, passando da una trentina di anni ad una media di 20/25 e fino a scendere ad un inaspettato 14, tale metodologia di classificazione si è protratta fino al giorno d’oggi, tant’è che proprio adesso cominciamo a parlare di “Generazione Beta”.

Le varie generazioni

La prima ad essere battezzata fu la “Generazione Perduta” (1883-1900), in riferimento ai nati a cavallo del secolo e a coloro che compirono 18 anni sul fronte della Prima Guerra Mondiale. A seguire, invece, abbiamo la “The Greatest Generation” (1901-1927), che include chi crebbe negli Stati Uniti durante il disastro della Grande depressione e andò a combattere nella seconda guerra mondiale e quelli che, con la loro produttività all’interno della guerra nel fronte interno, diedero un contributo decisivo alla produzione di armi. Poi c’è la “Generazione Silenziosa” (1928-1945), il cui nome allude al grave e drastico crollo demografico in concomitanza della Seconda Guerra Mondiale. E ancora, i “Baby Boomers” (1946-1964), più comunemente noti come “Boomers”, parola con cui ci si riferisce a tutte le persone nate in Nord America o in Europa durante il periodo della grande esplosione demografica post-bellica.

Successivamente, fu la volta della “Generazione X” (1965-1979), costituita da coloro che hanno vissuto la transizione dall’era analogica a quella digitale, e della “Generazione Y” (1980-1996), più semplicemente conosciuta con il termine “Millenials”, in merito alla quale, dal momento che i nati negli anni ’80 avrebbero compiuto 18 anni a cavallo del III millennio, si iniziò a parlare di “generazione del millennio”, nonostante nel linguaggio giornalistico italiano si attestino spesso usi impropri della terminologia in relazione ai nati dal 2000 in avanti.

Gen Z e Gen Alpha

Subito dopo, è arrivata la “Generazione Z” (1997-2012), dei “Centennials” o “Zoomers”, i cui membri sono generalmente figli della Generazione X e degli ultimi baby boomer, e sono tra i primi ad essersi sviluppati potendo godere di un quasi totale accesso ad Internet sin dall’infanzia. Di conseguenza, essi vengono considerati come particolarmente avvezzi all’uso della tecnologia e dei social media, i quali incidono per una parte significativa sul loro processo di socializzazione. Dal 2013 al 2024, invece, è stata la volta della “Generazione Alpha”, ossia dei figli degli ultimi membri della Generazione X e dei Millennial. Costoro vengono comunemente chiamati “Screenagers” per via dell’importanza che viene data agli schermi di computer, tablet e telefoni cellulari (il più delle volte in maniera eccessiva) durante il loro processo di crescita.

La Gen B (2025-2039)

E infine, ecco che è arrivata anche la “Generazione Beta”. Questo nome coniato soltanto di recente, e che evoca un costante “work in progress”, ingloberà i nati a partire dal 1 gennaio 2025 al 31 dicembre 2039. Si può stimare che quest’ultimi costituiranno il 16% della popolazione mondiale entro il 2035 e che molti di essi conosceranno il XXII secolo, pur dovendosi interfacciare con un tasso di fertilità in calo. Non dovranno fare i conti solamente con il progresso in costante aumento, ma dovranno anche (e soprattutto) essere in grado di reinventarsi.

D’altronde, lo diceva Alvin Toffler che:

Gli analfabeti del XXI secolo non saranno coloro che non sanno leggere e scrivere, ma coloro che non sanno imparare, disimparare e reimparare

I pionieri di un futuro migliore?

Non a caso, sarà la prima a crescere in un mondo in cui la tecnologia non è solo uno strumento, ma parte integrante dell’identità. Basti pensare che i giovani Beta studieranno con ogni probabilità nel metaverso, si affideranno a robot per l’apprendimento e vivranno in un ambiente in cui il confine tra reale e virtuale si dissolverà. Certo, detta così può sembrare irrealisticamente distopico, eppure li effetti possiamo già vederli intorno a noi. L’immersione nella tecnologia (già in atto!) li renderà pionieri nell’uso di strumenti innovativi, ma li esporrà perfino a nuove pressioni sociali e psicologiche, amplificate dai social network e dall’interconnessione multimediale costante.

Per di più, la Gen B eredita un mondo segnato da grandi crisi: il cambiamento climatico, le disuguaglianze globali e la necessità di ripensare la sostenibilità. Tuttavia, ciò che la distingue è una consapevolezza globale senza precedenti. I Beta sembrano destinati a guidare l’umanità verso un futuro in cui tecnologia e sostenibilità si intrecciano, sviluppando soluzioni come la bioingegneria, l’energia rinnovabile e sistemi economici più equi. O chissà, magari daranno soltanto vita ad un laboratorio vivente per la costruzione di un domani che non è ancora detto possa essere migliore del presente!

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