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Il Diavolo e Max (1981), una commedia Disney piacevole che non ha avuto il successo che avrebbe meritato

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Il Diavolo e Max

Il diavolo e Max: Los Angeles. Inizi anni Ottanta. Il freddo calcolatore Max Devlin (Elliot Gould) lavora come amministratore di un lussuoso residence ma non ha a cuore i suoi condomini. Mai disponibile, passa le sue giornate ad imporre regole e divieti assurdi per il solo gusto di farlo. Un giorno mentre sta inseguendo un affittuario moroso, l’uomo viene investito da una macchina e finisce all’Inferno.

La trama

Incredulo fino alla fine, Max si trova davanti al tanto temuto tribunale infernale e viene giudicato colpevole di tutte le accuse. Il diavolo (Bill Cosby) gli propone però un affare: tornare sulla terra in cambio di tre anime pure. L’uomo dovrà, quindi, corrompere tre giovani innocenti e scambiare la sua anima corrotta e malvagia in cambio della loro.

Locandina ufficiale/Credit: web

Tornato sulla terra, vivo e vegeto e davanti agli occhi dei passanti in stato di preghiera, Max resuscita come Lazzaro e scopre di avere potere magici. Può, infatti, usare il teletrasporto per spostarsi da un luogo all’altro e con la forza del pensiero “aiutare” le sue vittime a migliorare le proprie vite. Incontra un giovane esperto di computer che desidera diventare un campione di moto cross di nome Nerve Nordlinger (David Knell), un bambino di nome Toby Arch (Adam Rich) che desidera che sua madre Penny (Susan Anspach) si risposi per avere così un papà e infine conosce una giovane aspirante cantante che desidera sfondare nel campo della musica, Stella Summers (Julie Budd) proveniente da Topanga Canyon.

Riuscirà Max ad esaudire i desideri, i sogni e le speranze dei tre ragazzi ottenendo la tanto agognata libertà promessa dagli Inferi?

Un tentativo mal riuscito di Disney con “Il Diavolo e Max”

La Disney tenta di recuperare il perduto successo al botteghino dopo il flop de Gli occhi del parco, investendo il tutto su un film che non otterrà il favore della critica né quello del pubblico. Caduto nel baratro dei film dimenticati, Il diavolo e Max, invece, è una piacevolissima commedia con un pizzico di sovrannaturale e Diavolo con le corna.

Il personaggio interpretato da Gould, attore feticcio di Robert Altman, sembra rimarcare i ruoli che lo hanno reso celebre (basti pensare al film Il lungo addio, 1973) per immergersi in un film senza tempo che non rispetta totalmente le regole disneyane e si concentra quasi esclusivamente sui pensieri e le emozioni dei vari personaggi. In un crescendo di ilarità e di situazioni fuori tempo, la pellicola induce lo spettatore a dimenticare che si tratti dell’ennesimo film prodotto dalla Disney per un target di adolescenti/adulti e crede alla possibilità che esista veramente l’Inferno. Solo facendo buone azioni, sincere e sentite, Max potrà spezzare il suo accordo con il Diavolo.

Il personaggio più riuscito

Frame della pellicola/Credit: web

Il personaggio più riuscito di tutta la pellicola è la splendida Julie Budd, cantante di Brooklyn che apre e chiude il film di Stern con due canzoni senza tempo, Any Fool Could See e Roses and Rainbows che metteranno in mostra tutta la bravura canora dell’attrice/cantante. La Budd è davvero la rivelazione del film ed è un peccato che assomigli (non per sua colpa) ad un’altra famosa cantante poco più grande di lei (Barbra Streisand).

Bill Cosby, famoso un tempo per la serie TV La Famiglia Robinson, è nel film di Stern un diabolico Mefistofele. Oggi il noto attore non lavora più nel cinema a causa di recenti controversie legali che lo hanno visto protagonista a seguito dell’ancora più conosciuto caso Weinstein.

Ad ogni modo, Il diavolo e Max rimane un capolavoro che deve essere riscoperto. Uscito nelle sale cinematografiche americane nel 1981, il film arrivò in Italia solo in VHS e non vide mai una ristampa su formato DVD. Che peccato, oserei dire. Per tutti quelli che desiderano andare oltre alle apparenze, consiglio vivamente di ri-vedere questo piccolo film di nicchia che non ha nulla da invidiare ai film di oggi.

Buona visione!

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Studioso e appassionato di cinema internazionale. Ha dedicato i suoi studi alle grandi figure femminili del cinema del passato specializzandosi alla Sapienza di Roma nel 2007 e nel 2010 su Bette Davis e Joan Crawford. Nel 2016 ha completato un dottorato di ricerca in Beni culturali e territorio presso l’Università di Roma, Tor Vergata con una tesi sull’attrice israeliana Gila Almagor. Ha scritto diversi saggi e articoli di cinema e pubblicato l’autobiografia inedita in Italia di Bette Davis, Lo schermo della solitudine (Lithos). Oggi insegna Lettere alle nuove generazioni cercando sempre di infondere loro fiducia e soprattutto amore per la storia del cinema.

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