La morte di Margaret Spada, ventiduenne deceduta dopo un intervento di rinoplastica in un ambulatorio trovato su TikTok, ha scosso l’opinione pubblica, accendendo i riflettori sull’uso dei social per scopi che vanno ben oltre l’intrattenimento. Ormai si può fare di tutto attraverso le piattaforme virtuali, che all’epoca nacquero con scopi ben differenti, dall’informarsi al prenotare, per l’appunto, un appuntamento medico e addirittura un’operazione. Ma siamo sicuri che il problema siano i social e non l’uso che ne facciamo?
Basta con i chirurghi estetici su TikTok. Non siamo imprese balneari
Queste le parole di Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, in proposito, il quale ha sollevato un’ulteriore domanda altrettanto cruciale: quanto è sicuro affidarsi ai social per decisioni che toccano la nostra salute?
La medicalizzazione dei social e il caso di Margaret Spada
Come già accennato, TikTok e altre piattaforme non sono più solo spazi di svago. Sempre più spesso, infatti, i giovani li usano come motore di ricerca per tutto: dai ristoranti alle mete vacanziere, fino ad arrivare alle cliniche mediche. Promozioni di interventi “miracolosi” a basso costo, prima e dopo accattivanti, e video che minimizzano i rischi attirano utenti inesperti. Ma dietro queste promesse, purtroppo, alle volte si nascondono insidie pericolose: strutture non autorizzate, medici non qualificati e materiali di dubbia provenienza.
Nel caso di Spada, l’ambulatorio non aveva nemmeno le autorizzazioni basilari, come il consenso informato, il che dimostra quanto la disinformazione sui social possa avere conseguenze tragiche. Inoltre, la logica degli algoritmi amplifica il problema: chi paga di più, ottiene più visibilità, indipendentemente dalla qualità dei contenuti. Una dinamica che mette seriamente a rischio i consumatori più vulnerabili.
Chirurghi su TikTok: nemici o alleati?
Attenzione, però: non tutti i medici che utilizzano i social lo fanno in modo irresponsabile. Alcuni li usano per educare, diffondere consapevolezza e spiegare in modo trasparente i rischi e i benefici degli interventi. Tuttavia, in assenza di regolamentazioni chiare, diventa difficile distinguere tra contenuti educativi e marketing fuorviante.
Anelli, ad esempio, suggerisce che la promozione medica sui social sia profondamente sbagliata, ma vietare la presenza di questi professionisti online rischia di soffocare le potenzialità comunicative di tali piattaforme. Demonizzare TikTok non risolve di certo il problema: servono piuttosto filtri più efficaci e certificazioni che garantiscano la qualità delle informazioni. Un bollino di qualità, per citarne una, potrebbe aiutare gli utenti a identificare i professionisti affidabili.
Cosa ci insegna il caso Spada
La morte di Margaret Spada è un avvertimento per tutti. Non è sufficiente puntare il dito contro i social: occorre un cambiamento culturale e normativo. Le piattaforme devono assumersi una maggiore responsabilità nel monitoraggio dei contenuti, mentre gli utenti devono essere educati a verificare le fonti e a diffidare di offerte troppo allettanti per essere vere.
In fondo, la tecnologia è uno strumento neutro: non è intrinsecamente buona o cattiva, ma il suo impatto dipende dall’uso che se ne fa. Sta a noi, come società, decidere se trasformare TikTok e simili in giungle di marketing o in spazi di informazione affidabile e consapevole.
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