Questa settimana avrei voluto “commentare” la brutale aggressione subita dall’inviata più emulata e coraggiosa di Striscia La Notizia, Rajae Bezzaz, la quale, purtroppo, insieme alla sua troupe, è stata presa violentemente a calci e pugni, e persino trascinata per i capelli, per le strade di Mesarda sul Piave durante la realizzazione di un servizio per il tg satirico di Canale 5 incentrato sull’ennesimo caso di alloggio occupato in maniera abusiva. Una vergogna indescrivibile, che evidenzia non solo la mancanza di tutele ai cittadini da parte dello Stato, ma anche (e soprattutto) la carente capacità di intervento delle forze dell’ordine in situazioni in cui l’inciviltà, come accade spesso oggigiorno, prende il sopravvento.
Tuttavia, una recente dichiarazione del neo-eletto Papa Leone XIV ha fortemente richiamato la mia attenzione, riportandomi alla mente le parole di Charles Darwin:
Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti
Che Papa Leone XIV parli alla Chiesa, non allo Stato!
“E’ compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore ad ogni civile società“. Sono queste le parole con cui il Sommo Pontefice ha accolto in udienza, nei giorni scorsi, il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Insomma, pare che l’ei fu Cardinale Prevost abbia sentito il bisogno di ricordarci come dovrebbe essere una vera famiglia. Un richiamo, il suo, che suona comico e contemporaneamente antico, ma non come una melodia d’altri tempi. Anzi, come il cigolio arrugginito di un portone medievale che nessuno ha più voglia di aprire. Dall’alto dei suoi abiti bianchi e dei suoi dogmi, sembrerebbe dunque proporci la ‘famiglia modello’, dimenticandosi che il mondo è cambiato. E menomale, perché con esso sono cambiate le esigenze, le famiglie.
Tutto quello che un tempo risultava ‘strano’ o ‘ambiguo’, oggi, grazie alle lotte e al coraggio di coloro che hanno scelto di non piegarsi ad una visione del mondo pre-confezionata, è possibile, reale e sicuramente più autentico di un uomo che cammina sulle acque, risorge, moltiplica “i pani e i pesci”, trasforma l’acqua in vino e nasce da una vergine “miracolosamente” rimasta incinta! Perché essere se stessi resta sempre il miglior biglietto da visita che si possa presentare a qualcuno.
La famiglia è una questione di scelte
L’idea che lo Stato debba investire solo su un tipo di famiglia – quella “giusta”, quella eterosessuale, stabile e riproduttiva – non è soltanto miope, ma è anche pericolosa. Perché significa ignorare milioni di persone che vivono, crescono figli, amano e si prendono cura l’uno dell’altro al di fuori di quei parametri benedetti. Equivale a dire a due madri che crescono con amore una bambina che “la vostra famiglia non conta”. Oppure, ad a un padre solo che lavora il doppio per far quadrare i conti che “non sei un modello da sostenere”. E ancora, a chi ha deliberatamente o per via di circostanze esterne scelto di non avere figli o di vivere con i nonni, con gli amici, con i propri animali o con chi può: “Non sei degno di riconoscimento”.
Eppure, il suo predecessore, Papa Francesco, ci aveva rammentato in più di un’occasione che se c’è qualcosa di anti-cristiano, questo è proprio l’esclusione. Non era stato lui ad affermare che “se una persona è gay, cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicare“? Perché, allora, Papa Leone XIV si prende la libertà di farlo? Si è sempre troppo bravi a puntare il dito contro gli altri, ma mai a volgere lo sguardo verso se stessi!
Chi decide che una famiglia è più “vera” di un’altra? Non Papa Leone XIV!
Nel XXI secolo la famiglia non è più una favola normativa con la morale incorporata. È una struttura viva, fluida, che si adatta, che resiste, che crea legami affettivi e solidali là dove non ci sono manuali ufficiali da seguire. Chi decide che una famiglia è “più vera” di un’altra? Un uomo che non ha mai avuto figli né una compagna? Che vive in uno Stato in cui le donne non possono nemmeno votare? Con tutto il rispetto per la fede, anche io sono credente, ma anche senza troppa riverenza, il Papa dovrebbe parlare esclusivamente di ciò che gli compete, perché in materia di diritti i cittadini rispondono allo Stato, non all’abito talare!
La Chiesa può avere le sue visioni morali, ma non può dettare le politiche familiari di una Repubblica. E se lo fa, allora diventa un soggetto politico e va trattata come tale: con il diritto alla critica, alla contestazione e, quando serve, alla satira più feroce, che in questo momento, ve lo dico, gli sto anche risparmiando. Non è “irriverenza”, è democrazia.
Il futuro che vorrei
Vorrei uno Stato che protegga tutte le forme d’amore e di cura, con politiche familiari che aiutino chi ha figli, chi ne ha uno solo, chi li cresce con un’altra persona dello stesso sesso, chi li adotta, chi li ha persi, chi non ne ha. Vorrei una famiglia che abbracci, non che escluda. Oggi l’unica vera rivoluzione è imparare ad amare, specialmente quello che non comprendiamo o che facciamo finta di non comprendere o comprendere quando ci fa comodo.
Anche perché, come recita il Vangelo (Mt 5, 43-48):
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?
Che Leone XIV continui pure a scrivere encicliche. Noi, nel frattempo, chiediamo leggi. E prima di ogni altra cosa, costruiamo famiglie vere, non favole confezionate dall’altare di un presbiterio!
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