Un Natale dove “Una poltrona per due” e George Michael non possono e non devono mai mancare

3 mins read
Un Natale

Come ogni Santissimo Natale, anche questo ha avuto e continua tutt’ora ad avere la medesima colonna sonora di ogni anno. In realtà poco più di una: Last Christmas dei Wham! e All I want for Christmas is you di Mariah Carey. Ma no, tranquilli, non diremo che palle (di Natale, s’intende!). Anzi, ci limiteremo ad analizzare con superficialità popolare il loop da stordimento in cui ci troviamo e che non ci abbandonerà perlomeno fino al prossimo 6 gennaio.

Le ricorrenze di un Natale che non stanca mai

Una revisione recente, ha evidenziato che dal 1996, tra il 21 e il 28 dicembre – prevalentemente tra il 23 e il 25, viene trasmesso puntualmente su Italia 1 il film “Una poltrona per due”. Chi non lo conosce ha sicuramente avuto un’infanzia arida. Massimo rispetto per Dan Aykroyd e ancora di più per quella meraviglia di Jamie Lee Curtis, imbattibile in quel film come icona di sensualità della porta accanto come confermato in “True lies”. Anche questo però ci ricorda quanto scarsamente fantasiosi, neo-pop tradizionalisti e nostalgici siano i tempi che ci ospitano.

“Una poltrona per due”/Credit: Paramount

Ci facciamo riempire il panettone con gli stessi identici contenuti da decenni. Senza protestare. Senza pretendere da noi stessi un guizzo di orgoglio per aprirci a nuovi suggerimenti. No. Ci piace aprire i regali sapendo già cosa ci troveremo dentro.

La nostra bassa curiosità di innovazione culturale e la rassicurante posizione fetale dei nostri bisogni emozionali produce però qualcosa di buono, di generoso, degno del migliore spirito natalizio: una agiata e atonica vita agli artisti (o ai loro eredi) che si tuffano in fortini di diritti d’autore come Paperon de’ Paperoni.

A questo punto non lasciatevi sopraffare da sovversioni figlie della rivoluzione francese, da collegamenti alla sindrome dell’impostore o bassi istinti da hater. Quei fortunati inventori di tormentoni non sono demoni che condizionano le nostre menti con le aerotrasportate scie chimiche. Sono degli azzeccatori. Degli illuminati che hanno trasformato un’idea semplice in pezzi di storia dell’umanità. Provateci voi a rendere mondiale ed eternamente calzante un jingle o una sceneggiatura natalizia. Imprese di cui possono essere capaci solo potenze ascetiche e sovra-umane come i “Me contro Te”.

Proprio perché è Natale, abbiamo però in dono una infiocchettata domanda bonus da giocarci. Sono loro ad essere insostituibili visionari o siamo tutti altri noi ad essere così tanto disidratati di cariche emozionali da farci bastare sempre la stessa sbobba autoriale, riproposta o riciclata che sia?

Dio mi salvi dalle commedie, dai cosplayer. Da chi sposa la causa solo quando gli conviene – Cosplayer, Marracash

Non c’è una risposta assoluta. Ci aiuta però la rassicurante certezza che siamo tutti dei manipolabili teneroni. Ci piace talmente tanto perseguire le tradizioni, ormai sovra-religiose, che diventiamo anche più generosi. Tanto da produrre nel periodo natalizio il 6% dell’emissione annuale di anidride carbonica e l’aumento dell’80% del consumo alimentare. Infaticabili folletti burloni dello spreco che non siamo altro.

Non c’è periodo dell’anno che sia più adatto a dimostrare quanto siamo generosi con gli altri. Regalare a Natale è il ciclo di lavaggio più rapido per lo sbiancamento dell’anima. L’indulgenza che ci meritiamo a colpi di polso per arricciare con le forbici i nastri dei pacchetti regalo.

Ci compriamo il buono che c’è in noi. Quindi ci auto-manipoliamo in fin dei conti. Senza credere alla favola che veniamo soggiogati dai potenti. Ci danno quello che vogliamo e meritiamo. Tutti, ma proprio tutti, sanno ormai come convincerci a fare qualcosa. Questo però dovrebbe voler dire che, se tutti sanno quale è il trucco, il trucco non dovrebbe funzionare più. Ed invece anche quest’anno hanno trasmesso “Una poltrona per due” il giorno della Vigilia.

A Natale viviamo tutti in un globale presepe vivente. In cui ognuno impersonifica un personaggio armato di arpa o di anfora o di frusta per le pecorelle. Il ruolo dell’infante Messia è invece ricoperto dall’unico meritevole aggregatore di fede: il consumismo addobbato.

Condizionamenti multinazionali. Tradizioni create a tavolino che devono riposizionarsi in desideri, che a loro volta magicamente trovano appagamento in prodotti. Santissimo Marketing con il cappello da Babbo Natale. Per fare un esempio, in Giappone c’è la sacrosanta e intoccabile consuetudine di mangiare pollo fritto la sera della vigilia di Natale grazie ad un’abile suggestione data da KFC negli anni 60. 

[Curiosità Nipponico-natalizia: l’1% della popolazione è cristiana. Il 24 dicembre è per i giapponesi una samuraica specie di festa di San Valentino chiamata Sei Naru Yoru, che può significare “notte santa” o “notte del sesso”. Non so perché ma questa cosa mi fa venire la pelle d’oca come il ketchup sugli spaghetti]

Per tutte le renne dal naso fendinebbia! Credo di essermi perso.

Quello che volevo dire è che non saprei rendermi conto che è Natale senza la voce di George Michael ed il sorriso di Eddy Murphy a Wall Street. E che il mio piccolo cuore si riempie di gioia e lucine accese a intermittenza ogni volta che arriva un nuovo stimolo associativo al Natale. Come succede per fortuna grazie alla velocità luce della vitalità dei social. Sono loro che mi hanno permesso di aprire il mio cassetto dei ricordi, fare decluttering e dare spazio a nuove icone natalizie come le gambe ritratte da Victoria Siemer o il trenino di uespiiiiii.

Insomma, Buon Natale a tutti!

Per rimanere aggiornato sulle ultime opinioni, seguici su: il nostro sitoInstagramFacebook e LinkedIn

Consulente in comunicazione con un doppelgänger artista digitale. Professionista del Marketing tradizionale e digital dal 2003, a partire dal 2010 si appassiona di fotografia per poi utilizzarla come forma espressiva in uno stile definito e colorful. L’amore per il pesiero trascritto allarga le spalle quando la società imbocca nuove strade.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

PAPmusic by LeiKiè, un viaggio alla scoperta di un mondo!

Next Story

Rispetto, parola del 2024 per l’Istituto Treccani: si tratta davvero di un valore che abbiamo appreso?

Latest from Blog

0 $0.00