Vintage, il passato che non passa mai di moda

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Vintage

Un fenomeno che ha particolarmente caratterizzato gli ultimi anni è senza ombra di dubbio quello del ritorno in auge del cosiddetto “vintage”. Esso si estende ai più svariati ambiti con cui entriamo in contatto nella nostra quotidianità, evidenziando una forte ossessione per il passato e un’inaspettata nostalgia per tempi ormai lontani, sebbene sia forse la moda il campo in cui questa tendenza è più evidente. A tal proposito, tra acute riflessioni e piccati consigli per i lettori dispensati all’interno del loro libro Guida all’armadio ideale, le autrici Laure Gontier e Jeanne-Aurore Colleuille hanno notato che:

C’è qualcosa di nuovo nella moda…il vintage! Una tendenza che consiste nell’indossare abiti recuperati dalle civettuole signore di trenta, cinquanta, settant’anni fa.

A differenza di quel che sostengono le scrittrici, però, sembra che tale atteggiamento di recupero verso il vecchio o l’usato abbia coinvolto un po’ tutti: dai più grandi ai più piccoli, dagli uomini alle donne, dai Baby Boomers ai Millenials, passando per la tanto contestata Gen Z che con lo stile Y2K ha dato nuova vita a mode, tecnologie e cultura pop ormai superati.

Un ponte tra generazioni che soltanto il vintage può sorreggere

Il rivolgersi al passato è spesso paragonato ad una forma di ribellione nei confronti del presente. Nel caso specifico della moda, sono in molti a vedere nel vintage l’incarnazione di una protesta che abbia come obiettivo quello di colpire la cultura odierna del fast fashion e del consumismo sfrenato. Un’ipotesi che potrebbe essere avallata dal fatto che le boutique vintage e i mercatini dell’usato sono diventati luoghi di culto, sostituendo in men che non si dica i classici negozi di abbigliamento. Tuttavia, non si tratta dell’unica interpretazione che può essere data al fenomeno. Al contrario, indossare abiti desueti o demodé per gli standard attuali è diventato nel tempo un escamotage sempre più ricorrente per distinguersi dalla massa e per esprimere al meglio la propria individualità, oltre che a rappresentare una scelta più sostenibile in linea con la crescente consapevolezza ambientale del momento.

La moda è il settore più influenzato

Un autentico cambio di rotta, insomma, che pare aver interessato anche le più grandi maison, le quali, alla luce dei cambiamenti in atto, hanno rivoluzionato le proprie collezioni dando risalto a ciò che, in tempi non sospetti, era stato messo da parte e sostituito con estrema rapidità. Al pari delle strade, infatti, le passerelle sono invase da capi con evidenti richiami agli anni ’70, ’80 e ’90, sia per quel che riguarda vere e proprie emulazioni sia per quanto concerne rivisitazioni nell’ottica dei dettami stilistici moderni. Basti pensare ai pantaloni a zampa di elefante, ai vestiti in stile grunge, alle giacche in pelle o alle tute da ginnastica, chiaro esempio della rinnovata vitalità che il passato sta acquistando.

Che dire, in un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti e incertezze, il vintage offre un senso di continuità e di stabilità, un ponte tra generazioni. Mentre i più anziani ritrovano oggetti e stili che richiamano la loro gioventù, i più piccoli scoprono e reinterpretano questi elementi in chiave moderna. Il vintage, quindi, diventa un terreno comune su cui diverse età possono incontrarsi, confrontarsi e condividere esperienze. In più, guardare al passato può aiutarci a capire meglio il presente, e perché no, ad immaginare il futuro con maggiore consapevolezza. E chissà, magari in un mondo sempre più digitale e impersonale, il fascino del vintage risiede proprio nel suo saper raccontare storie umane, fatte di memorie, emozioni e autenticità.

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