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Yasepha tra le colonne: dall’amore ferito alla rinascita interiore

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Yasepha

Non c’è fine senza che sia un nuovo inizio, ma ad ogni diritto chiesto c’è un dovere morale e materiale da praticare. Allo stesso modo, ogni storia d’amore nasce con la promessa di eternità, ma talvolta basta un mese o un semplice avvenimento inaspettato, per quanto piccolo o insignificante che lo si possa ritenere, per trasformare un sogno in una frattura profonda. Ed è così che comincia qui che comincia il racconto di Yasepha.

Il viaggio di dolore e resilienza di Yasepha

L’inizio e la frattura

Accadde tutto in un mese, io non so ancora spiegare chi fossi in quel giro di luna, percepivo tutto intorno con la sensazione di intorpidimento, e nonostante le sue sollecitazioni io restavo impassibile. Né angoscia, né ansia, né probabili tradimenti o infatuazioni, ci credevo tanto tale da investire tanti anni della mia vita, mattone su mattone posto con grande sacrificio. Tutto sembrava muoversi lentamente, come se avessi bevuto una pozione con l’intento di rovinare la favola che vivevo.

Oggi è raro incontrare l’amore, non tanto perché non esiste quanto per la velocità con la quale gli uomini consumano tutto ciò che hanno tra le mani, senza fare distinzione tra ciò che è prezioso e ciò che non lo è. Sicuramente le circostanze non erano favorevoli al nostro sentimento, capita perché si è marci dalla invidia, capita perché l’amico è distante non perché abbia smesso di voler bene ma perché adesso c’è una famiglia e tutte le esigenze da soddisfare.

Io avevo intuito che quel tipo di realtà fosse avvezza al libertinaggio, a considerare la coppia come qualcosa di instabile e duraturo, più cercavo di confrontarmi e più mi accorgevo di quanto questi rimanessero sbalorditi dalla durata della storia e soprattutto dalla fedeltà reciproca. Noi si era una famiglia, ma non andava bene per quel tipo di cliché, furono creati tutti i presupposti perché io andassi via, e fu così, la sera di quell’ undici di ottobre, dovetti fare i conti con la distruzione, con un dolore inesprimibile, con la depressione, con il sentimento di fallimento. Un’ ora era come se fosse un mese, a volte anche un anno. Il mio grido d’angoscia non aveva la forza di affacciarsi e rivendicare tutto ciò che indirettamente avevano demolito.

La caduta e il dolore

Finalmente il loro figliol prodigo era tornato tra la comitiva, ed il peso estraneo era andato via. Sui social ogni forma di dispetto, non fui risparmiato di nulla. Continuò così per due anni, non sopportavo più coloro che si facevano maestri sul mio dolore. Quella mattina di marzo decisi di alzarmi da quel maledetto letto che mi teneva imprigionato e riprendere la vita che mi è stata concessa tra le mani e a quarantadue anni iniziai a vivere, a ricostruire, a ripartire da zero.

Una seconda rinascita

Sono trascorsi dieci anni, la vita e la sua bilancia hanno equilibrato, quasi, i conti. Non prendiamoci in giro, chi conosce il dolore ha sete di giustizia, perché una vita non può essere in balia di decisioni Dprese da gente che si conoscono quel poco che non basta. […] Dopo tutto ho assistito alla mia seconda rinascita, nel frattempo, nessuno ha saputo morire concedendosi la virtù della trasformazione. Forse molti di questi hanno terrore del cambiamento, forse non avevano necessità di evolvere o di cambiare? Non credo, perché sono sempre lì a copiare e incollare la loro vita, che si ripete sempre allo stesso modo. Nessuna forma di spiritualità se non il convenevole rapporto con un dio creato a propria immagine e somiglianza“.

Tra riflessione sociale e solitudine

Dopo la lettura di questa introduzione al libro Yasepha tra le colonne, ho riflettuto qualche giorno in silenzio per metabolizzare questa sorta di ferita dell’autore che ho provato profondamente. Una storia d’amore di quelle che la società considera “diverse”, ma le dinamiche non sono differenti da quelle relazioni considerate ancora, nel XXI secolo, normali. L’autore è senza dubbio colui che ha dovuto affrontare la parte dolorosa, mortificante, dovendo fare i conti con una società che non riconosce legalmente del tutto i diritti ed i doveri.

Mi chiedo come sia possibile lasciare una persona allo sbaraglio, senza un tetto, senza nulla e dover reinventarsi ricominciando alla matura età di quarant’anni. Se fossero stati marito e moglie sicuramente tutto si sarebbe “tradotto” in valore economico, non dobbiamo girarci attorno ed essere ipocriti, non si vive solamente d’amore, una unione presuppone tutto, anche accettare le responsabilità e i doveri che l’uno ha verso l’altro dopo una separazione. Se l’amore non ha sesso, non ha colore, dobbiamo capire che non è una idea astratta rappresentata da emoticon, cuoricini, viaggi, etc.

Il valore dell’amore e i limiti della società

Ciò che mi ha lasciata sconcertata è la solitudine che ha dovuto affrontare l’autore di queste pagine che è stato l’attore principale di questa storia, sono state le frasi gettate in faccia ad una persona ferita nel proprio intimo, sentirsi rispondere: “Quale carte firmate ci sono per rivendicare i tuoi diritti?”, ritorniamo alla ipocrisia sociale e soprattutto alla indifferenza del dolore altrui, se si sbandierano frasi come quelle citate prima, cioè che l’amore è oltre tutto, che una relazione non ha bisogno di alcun permesso fittizio, di quale amore si sta parlando?

Da un lato la richiesta del riconoscimento, della accettazione da parte della società, dall’altro lato chi rimane solo non è tutelato da niente e da nessuno e non deve richiedere nulla perché considerato solamente un ospite. Vedere distrutti i propri sacrifici solamente per qualcuno che ha deciso di interrompere la storia, che in questo caso è stata una lunga relazione-convivenza durata otto anni., sicuramente è un trauma non indifferente.

Chi non ha mai vissuto esperienze del genere non potrà mai capire quali sensazioni si devono sopportare e talvolta anche in silenzio, Ma questa “morte” come mi ha detto l’autore durante una lunga chiacchierata è stato un monito di incoraggiamento, perché, e mi piacerebbe che se ne parlasse, chi ha saputo dormire per mesi su una brandina aspettando le quattro del mattino per andare a pulire enti pubblici, sicuramente è una grande lezione. Un uomo plurilaureato, autore di diversi testi, che ha creato un noto museo nella città meneghina, che ha in attivo 120 opere tra articoli, riflessioni, saggi, il magone deve salire per forza, ma anche la speranza, perché non tutti possono riuscire a risorgere dalle proprie ceneri.

Risorgere dalle ceneri

Questa storia sembra un accordo tra amore e morte che hanno voluto scarnificare una anima, sicuramente è una espressione vivente del grande mistero della vita. Sono trascorsi dieci anni, e l’autore di Yasepha di strada ne ha percorso e soprattutto è ritornato in quei luoghi da vincitore, creando una rete di eventi interculturali che hanno unito più nazioni del mondo. L’altro ha vissuto quella vita scarna da eventi significativi, come dice il nostro Yasepha:

Tale era, tale è rimasto, alla continua ricerca di chi possa soddisfare i suoi capricci. Non avrei mai pensato di poter provare pena per questo essere che segue i cliché inconfondibili di una vita priva di esperienze significative. L’unico dolore, forse è questo che lo ha reso cinico, è la violenza vissuta da ragazzino da parte di uno zio, e probabilmente non mi ero accorto, o negavo a me stesso di aver vissuto con una persona affetta da disturbo borderline, io non sono psicologo, però la psicologia dice che le persone che hanno subito abusi sessuali, traumi emotivi e fisici sono maggiormente a rischio di sviluppare il disturbo“.

Mi piacerebbe, lo proporrò senza dubbio al protagonista di questa vicenda se è propenso a raccontare brevemente le sue esperienze, tale che possano essere da incoraggiamento a coloro che stanno attraversando la parte oscura della vita; soprattutto per incoraggiare chi si chiude nel proprio dolore e non riesce a spezzare la corda della sensazione di “fallimento”.

Il perdono

Luana cara, forse per me è stata una benedizione, ho impiegato del tempo per perdonare, ma voltandomi indietro, cosa che la società sta insegnando a non fare, facendo un bilancio, mi ritengo più che soddisfatto. Ho imparato a volere bene me stesso e oggi riconosco con chi posso parlare, di chi mi posso fidare, Eros e Thanatos si incontrano ma si scontrano nel momento in cui il Perdono prevale, ma che non sia un perdono come lo intendiamo, Per-donare donare- Per… alleggerire la propria coscienza, donare perché tutto ciò che ci è stato fatto non ci appartiene, lo soffriamo ma le azioni bisogna riconsegnarle al mittente. A volte ci colpevolizziamo, dico spesso che in amore o sbaglia uno o si sbaglia in tre”.

Dopo questa originale affermazione, auguro a tutti di riappropriarsi della forza di Eros accogliendo tutti gli insegnamenti di Thanatos.

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Laura Borgia, ex modella e icona del cinema hard italiano anni ’90, inizia la sua carriera nei concorsi di Miss Italia e Miss Mondo, prima di trasferirsi a Roma. Dopo un’esperienza negativa nel cinema tradizionale, si consacra nell’hardcore, diventando la “Duchessa dell’hard” e vincendo nel 1994 l’Impulse d’Oro come miglior attrice europea. La sua fama cresce soprattutto dopo l’uscita di scena di Moana Pozzi e Ilona Staller. Accanto alla carriera provocante, porta avanti iniziative benefiche insieme a padre Fedele Bisceglia, con cui raccoglie fondi per il Ruanda, pur finendo al centro di polemiche e accuse per atti osceni. Dopo il ritiro dalle scene nel 2001, partecipa a programmi TV come "Ci vediamo alle due" con Paolo Limiti e Lucignolo. Nel 2003 pubblica un album musicale, "Save Your Love", e nel 2009 torna brevemente al cinema erotico con il regista Mario Salieri. Successivamente si reinventa come modella per l’agenzia "Creative Models".

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