Blue Monday, il giorno più triste dell’anno o il marketing più furbo?

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Blue Monday

Chi non ha mai sentito parlare del Blue Monday, quel famigerato terzo lunedì di gennaio che, secondo una formula pseudo-scientifica, sarebbe il giorno più triste dell’anno? Ebbene, più di quanti lo ammetterebbero. O perlomeno, è questo quel che crediamo. Ma davvero una combinazione di debiti post-natalizi, freddo glaciale, obiettivi falliti e, perché no, la tristezza per aver finito l’ultima fetta di panettone dar vita ad un’equazione, sempre che tale si possa definire, che ci faccia sentire giù di corda?

In fondo, pensandoci bene e ricordano le parole che qualcuno disse non troppo tempo fa:

La vita è fatta di giorni che non significano nulla e di momenti che significano tutto

Ma cos’è effettivamente il “Blue Monday”?

Inventato nel 2005 da uno psicologo britannico (e pagato da un’agenzia di viaggi, dettaglio casuale), il Blue Monday ha trovato la sua strada nei cuori e soprattutto nel portafogli di milioni di persone. Difatti, a dispetto di qualsiasi elucubrazione di natura filosofica o malinconica, esso si configura come l’occasione perfetta per vendere a chiunque tutto ciò che promette di risollevar il morale: dai voli low cost per Bali alle tisane che “calmano l’anima”.

La verità, però, è che il Blue Monday non è altro che un’operazione di marketing ben mascherata da giornata di autoanalisi. Pensateci: non sarebbe molto più logico sentirci depressi il giorno in cui ci rendiamo conto che l’estate è finita e ci aspettano sei mesi di buio? E invece no, molto meglio gennaio, quando siamo già in preda ai sensi di colpa per non aver rispettato neanche uno di quell’infinità di buoni propositi che ci eravamo ripromessi qualche settimana fa.

Eppure, il “lunedì blu” conserva comunque un fascino tutto suo. Ci fornisce una scusa universale per sentirci stanchi, annoiati e insoddisfatti senza doverci sentire in colpa. È un po’ come il Black Friday, ma al contrario: anziché svuotare i negozi, svuotiamo le nostre energie vitali!

Una riflessione (quasi) seria

Se c’è un lato positivo in tutto questo, o se proprio non possiamo fare a meno di trovarne uno, forse è che questa giornata ci ricorda che, in fin dei conti, non siamo soli nei nostri momenti difficili. Anche se il “giorno più triste” è un’invenzione, le emozioni che lo accompagnano sono purtroppo vere. E magari, piuttosto che comprare il biglietto last-minute per fuggire ai Caraibi, faremmo sicuramente prima e meglio ad approfittarne per chiamare un amico, fare una passeggiata o semplicemente accettare che a volte ci si sente un po’ giù. Non serve un’etichetta, e sicuramente non serve una formula.

Perciò, il Blue Monday è quello che vogliamo farne. Possiamo lasciarci sopraffare da questa nube di tristezza prefabbricata oppure riderci su e ricordare che il prossimo lunedì potrebbe andare meglio (o peggio, ma chi ci fa caso?). E se proprio volete una soluzione rapida alla malinconia, ricordate: ogni lunedì è un passo più vicino al venerdì. E questa sì che è matematica infallibile!!!

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