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Jolanda Granato, voce ufficiale di Sky e Frisbee: “Non ho problemi con la verità, né nel raccontarla a me né agli altri”

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Jolanda Granato

Ben ritrovati ad un nuovo appuntamento della mia rubrica “Senti chi parla”, in uscita ogni due giovedì tra le pagine de LOpinione.com, nel corso del quale ci addentreremo nuovamente nel meraviglioso mondo del doppiaggio italiano. Oggi sarà con noi un’artista davvero poliedrica, Jolanda Granato, che in molti conosceranno e che con la sua voce riesce sempre a regalarci tantissime emozioni. Quello che forse non sapete, però, è che oltre ad essere una bravissima doppiatrice, è anche una giornalista professionista!

I suoi primi esordi, infatti, risalgono a RTA radio e Tele Nuova nell’Agro Nocerino, sua terra d’origine. Ha lavorato a Rtl102.5 per 18 anni, dove si è occupata di news e ha condotto un programma sul mistero con Giorgio Medail, dal quale è stato poi tratto il libro ”Totem, il mistero in onda”. Molti la ricorderanno sicuramente per aver condotto insieme a Pierluigi Diaco e Maurizio Costanzo ”Onorevole dj”, un programma di informazione.

Voce ufficiale di Sky, Frisbee e di Food Network, ha collaborato in qualità di copy editor per Discovery Italia per la realizzazione della continuity e di promo per Dmax, ed è stata per anni anche la voce di Playhouse Disney. Come non ricordare, invece, la conduzione di due edizioni del David di Donatello in qualità di narratrice fuori campo dell’evento in diretta televisiva, dove ha affiancato Alessandro Cattelan. La sua voce entra nelle nostre case anche attraverso molte campagne pubblicitarie come Vodafone, Citroen, BioNike, Unieuro, Nutella e tantissime altre!

Nel doppiaggio, in particolare, la ricordiamo per la voce di Kerry Condon nella saga degli Avengers o anche per Vanessa Kirby in The Crown. Per non parlare dei cartoni animati e dei videogiochi. Chi non l’ha riconosciuta tra le voci della saga di Assassin’s CreedOdyssey? Infine, da qualche anno è la nuova voce di Lamù, un personaggio così iconico da essere ricordato da tutti noi, figli degli anni 80.

La lista sarebbe davvero lunghissima e io non vedo l’ora di iniziare con le domande. Perciò, diamole il benvenuto e ascoltiamo ciò che ha da dirci!

Jolanda Granato per “Senti Chi Parla!”

Jolanda Granato/Credit: foto per gentile concessione della diretta interessata

Ciao Jolanda, è un piacere averti qui con me e i miei amatissimi lettori. Grazie per la tua disponibilità!

Grazie a te per avermi invitata.

Per cominciare, raccontaci di te. Come hai iniziato a lavorare nel mondo delle voci nell’ombra?

Ero incuriosita, fin da piccola, dalle voci dei cartoni animati. Non capivo come potessero uscire dalla tv! I miei genitori mi hanno sempre supportata e ho avuto la fortuna di trasformare la mia passione in un lavoro. Prima con la radio e successivamente con il doppiaggio. All’età di 7 anni facevo già dizione, recitazione e logopedia. La mia visione era già molto vivida. All’età di 18 anni mi sono trasferita a Milano per lavorare come giornalista in radio e parallelamente ho seguito una scuola di doppiaggio.

Per diversi anni ho fatto entrambe le cose, ma poi ha prevalso il doppiaggio. Quest’ultimo, infatti, si è rivelato essere il mio “porto sicuro” e qualunque cosa accada, entro in sala e sono nel “qui e ora”. Questo lavoro mi ha fatto totalmente capire il senso della frase: quando qualcosa è giusta per te, te ne accorgi perché ti dà energia, ti fa stare bene. E così è, da anni!!

Ho una curiosità: sei attiva sia nella piazza di Roma che in quella di Milano. Trovi che ci siano delle differenze?

Si, sono attiva su entrambe le piazze e mi sento ben accolta ovunque. Le differenze ci sono, certo. A Milano c’è una lunga tradizione legata ai cartoni animati e se pensi a quelli degli anni 80, hanno quasi tutti un’impronta milanese. Roma, invece, è sempre stata la patria del grande cinema con i grandi attori. Con gli anni poi ,le cose si sono un po’ livellate, ma diciamo che la piazza di Milano ha semplicemente avuto a che fare con produzioni diverse.

Per me che vivo entrambe le città, le differenze sono più evidenti, ma nulla di eclatante. E io lo riscontro solo nelle tipologie di produzioni. E poi Milano è obiettivamente più piccola come piazza, ci sono meno studi, meno lavoro e meno doppiatori.

Parlando dei tanti ruoli che hai interpretato, quale ti è rimasto più nel cuore?

Ho adorato lavorare a “The Crown”, la serie sulla corona inglese. Che dire, è stato un lavoro corale tra Milano e Roma e mi sono sentita parte di un progetto grande. Ho interpretato Margaret, la sorella della Regina Elisabetta [cliccate QUI per il nostro articolo sulla monarca] ed è stato tutto molto intenso ed emozionante! Poi adoro gli anime e mi è rimasta nel cuore “Aggretsuko”, il panda rosso che è dolce e gentile in ufficio con i suoi capi e poi si sfoga con il karaoke heavy metal. Nonostante sia solo un cartone animato, racconta il Giappone in un modo molto realistico, quasi crudo.

Visto che siamo in tema “anime”, non posso non parlare con te di Lamù: nella nuova serie sei proprio tu a ricoprire quel ruolo. Trattandosi di un personaggio molto iconico, cosa hai provato nel doppiarla? Temevi il confronto con le voci che, prima di te, avevano dato anima a un personaggio così amato?

Amo tantissimo la mia Lamù e mentre rispondo alle tue domande, ho qui di fronte a me la sua miniatura con le gambe accavallate che mi guarda! (ride) Si, un po’ ho temuto il confronto, ma è naturale. Abbiamo trattato la serie rispettando totalmente l’originale e sia io che il direttore, Luca Ghignone, eravamo appassionati di questo anime fin da bambini. Quindi, quando ti avvicini a una lavorazione con questo forte senso di rispetto, quello che davvero temi è di non essere capace di restituire le stesse emozioni agli ascoltatori!

Poi oggi, il modo di doppiare è diverso da quello degli anni 80, le intonazioni sono diverse! Ma c’è stato un rispetto della dinamica interna dell’anime, degli archi narrativi, dei dettagli legati all’originale, che alla fine ci hanno rassicurati sul pensiero di aver fatto un un ottimo lavoro! Naturalmente l’originale è l’originale, anche per me e all’inizio la paura delle critiche da parte dei fan c’è sempre, ma è giusto così! Loro sono parte integrante del nostro lavoro, e in ogni episodio il nostro pensiero era rivolto a soddisfare questo gradimento, cercando di rimanere più fedeli possibile all’originale.

Quando sono arrivati i commenti positivi e la reazione del pubblico è stata gratificante, ho tirato un sospiro di sollievo! Lamù fa parte dei tesori della mia infanzia e poter reiterare nella nuova generazione quelle stesse emozioni, è stato per me un grande onore.

Jolanda Granato in sala di doppiaggio/Credit: foto per gentile concessione della diretta interessata

La gioia che hai provato l’abbiamo provata anche noi, figli degli anni 80! Ci hai fatto tornare bambini! E a proposito di personaggi: c’è invece un personaggio con il quale ti sei trovata un po’ in difficoltà? Un ruolo che hai trovato più scomodo per te?

Tutti noi doppiatori, come sai, siamo prima di tutto attori, dunque nessun ruolo mi è scomodo, perché mi basta pensarlo come attrice. Mi sono sentita un po’ “scomoda” in situazioni di re-casting, ossia quando la produzione decide di ridoppiare la serie con nuovi attori. Non ti nascondo che in un paio di casi, trovandomi a sostituire delle colleghe, mi sono sentita in imbarazzo. Ma avendo la necessità di sentirmi sempre in pace con me stessa, ho parlato serenamente con le colleghe, le quali mi hanno dimostrato grande maturità e grande empatia. Quindi, non ci sono stati problemi.

Purtroppo so molto bene come queste situazioni possano creare dell’imbarazzo, ma come dici tu, l’importante è essere sempre in pace con se stessi, e tu sei una persona estremamente corretta. Io ti conosco e posso confermare che sei davvero un’anima bella. Detto questo, vorrei fare un bel salto nel tempo: c’è una voce del passato che ti emoziona particolarmente e a cui magari ti sei un po’ ispirata?

Di voci del passato che mi emozionano e che mi hanno emozionata ce ne sono tantissime: io sono una nerd da questo punto di vista! Cerco sempre di vedere i film due volte: la prima volta mi godo il doppiaggio e poi riguardo il film prestando attenzione alle scene. Posso definirmi assolutamente “innamorata del doppiaggio”, e le persone che hanno lavorato con me hanno sicuramente colto questa passione, perché è qualcosa che non mi stanca e che mi spinge sempre a dare il meglio, per superare i miei limiti e migliorarmi sempre di più!

Un po’ come tutti, anch’io ho i miei doppiatori preferiti, le mie voci di riferimento! Per me sono di grande ispirazione le loro intonazioni e le loro voci. Per non parlare della loro grande espressività. È talento puro, esattamente come quello che si ha per l’arte pittorica, per la scultura, per il canto! Amo tantissimo le interpretazioni della Di Meo, della Boraschi, delle sorelle Pasanisi, e personalmente trovo bravissima Francesca Fiorentini, ma non le definirei “voci del passato”. Al contrario, per me sono voci che mi hanno sempre accompagnata e che lo fanno ancora oggi. Se devo pensare alle voci dell’infanzia, inoltre, mi vengono in mente quelle maschili: Claudio Capone, Emilio Cigoli, Giulio Panicali, Gualtiero De Angelis, Oreste Lionello, Ferruccio Amendola!!

Mi emozionano molto le tue parole! Anch’io sono cresciuto ascoltando quelle voci così iconiche! Ma questa è la tua intervista, quindi torniamo a Jolanda! Sei molto nota anche nel mondo della radio: com’è stata quell’esperienza? E soprattutto, torneresti di nuovo in quelle vesti?

La radio è sempre stata una delle mie grandi passioni! Ci ho passato quasi vent’anni e ho avuto varie mansioni: dalla giornalista alla speaker. Ho condotto programmi di informazione, di intrattenimento e ho collaborato a grandi inchieste. E’ qualcosa di magico, perché ti permette di arrivare al cuore degli ascoltatori in un modo più immediato di quanto faccia il doppiaggio, proprio perché i feedback sono molto più immediati! Preferisco il doppiaggio oggi, perché ho più possibilità di “sfogare” la mia parte creativa, la mia parte artistica!

La radio, ahimè, è cambiata molto negli anni e se prima c’era la sensazione di parlare davvero alle persone, oggi è tutto più veloce e tutto più “pubblicitario”! Diciamo che amavo di più la radio di un tempo, ma oggi ci tornerei volentieri perché è assolutamente nelle mie corde comunicare, parlare con scioltezza davanti a tante persone, poter arrivare al cuore della gente con un mezzo così potente! Quindi sì, mi farebbe molto piacere poter riprovare quelle sensazioni. L’esperienza è stata bellissima e formativa: ero molto giovane ed RTL 102.5 era già la radio più ascoltata in Italia. Ho vissuto con loro concerti, backstage, interviste. Avevo tante responsabilità importanti e sono stata in tour in diversi stadi con la radio.

A livello formativo è stata un’esperienza importantissima. Nel totale è stata un’esperienza positiva, ma mentirei se ti dicessi che tutti andavamo d’accordo con tutti: io per prima mi sono trovata in tante situazioni sgradevoli, legate agli orari o ai compagni di programma, i famosi co- conduttori. Pertanto, per risponderti in modo più preciso, sì, tornerei in quelle vesti, ma con una maturità e una consapevolezza totalmente diverse, che probabilmente mi permetterebbero di gestire in maniera meno dolorosa, determinate situazioni snervanti. Il doppiaggio, in questo, ha il grande vantaggio di avere tante sale, tanti stabilimenti e tanti colleghi. Perciò, difficilmente ti sentiresti costretto a lavorare con persone che non ti piacciono se non vuoi.

Ti ringrazio per la tua sincerità. Adesso, tornando proprio al doppiaggio, vorrei chiederti una cosa di cui si discute spesso: una delle polemiche più ricorrenti rivolte al nostro mondo è quella relativa ad un ambiente molto chiuso, definito da alcuni “una casta”. Considerando che tu, come me, non hai nessun parente nel settore e direi che ti sei affermata alla grande con le tue sole forze, cosa ne pensi di questa continua discussione?

Si, io penso che il doppiaggio sia un po’ una casta, ma penso anche che sia giusto che lo sia. Trovo che sia un mestiere per pochi: al netto delle scuole di recitazione, di doppiaggio e di impostazione vocale, è un mestiere che presuppone una buona dose di talento e predisposizione naturale, senza mai dimenticare  il senso del “ritmo”, che è importantissimo per l’articolazione: tante cose che devono fondersi in un unico mestiere e quindi sarebbe strano se fosse alla portata di tutti.

Ma il mio riferimento alla parola “casta”, non è da intendersi come una casta di pochi eletti scelti per tradizione familiare o per chissà quale sorteggio. Piuttosto penso a una casta di persone che sanno fare il loro lavoro, come succede per tante altre categorie, dove c’è bisogno di una grandissima abilità, anche tecnica. Ovviamente parlo per mia esperienza personale e, nel mio caso, devo dire che ho riscontrato grande meritocrazia.

Come hai specificato nella tua domanda, io non ho parenti in questo mondo e, nonostante questo, sono riuscita ad avere tante opportunità e a fare questo lavoro con grande dignità e gioia senza ricevere nessuna porta in faccia, perché non appartenevo a un gruppo o a un altro. Quindi, se il termine “casta” lo usiamo per definire un gruppo di persone più brave delle altre a fare una determinata cosa e che cerca di proteggere le persone che sono all’interno, dall’imbarbarimento progressivo che che stiamo vedendo in tutti i settori artistici, allora ben venga.

E’ Importante sapere che tutti noi che facciamo questo lavoro da anni, spesso anche da bambini, abbiamo lavorato tanto per arrivare a questi risultati, a volte anche sacrificando la vita privata, le vacanze e tante altre opportunità. Per me è un discorso molto delicato e allo stesso tempo molto importante. Tra l’altro trovo anche naturale che un genitore voglia trasmettere la propria passione al figlio se il bambino mostra curiosità per quel lavoro e magari ha anche una predisposizione naturale per farlo!

Conosco tantissimi figli di colleghi che non hanno seguito le orme dei genitori, perché semplicemente non volevano o magari avevano altre passioni. Probabilmente, se avessi avuto dei figli, avrei cercato anch’io di introdurli in questo lavoro  meraviglioso fin da piccoli, perché è davvero un mondo che ti fa sentire privilegiato in qualche modo. Cosa c’è di strano in tutto questo?

Direi nulla, anzi, probabilmente farei la stessa cosa se avessi dei figli. Invece, entrando nella fase un po’ più “polemica”, hai qualche sassolino nelle scarpe che vorresti toglierti?

Non ho sassolini nelle scarpe, perché trovandoli fastidiosi me li levo subito! (ride) Sono una persona molto schietta, non ho problemi con la verità, né nel raccontarla a me né agli altri. Ho qualche dispiacere, quello sì. Delusioni legate al mondo della radio e a personaggi con cui ho lavorato che non sono così dolci e santi come appaiono! Però, non ho nessuna voglia di tirare fuori questi scheletri dagli armadi, perché stanno benissimo là dove sono.

Va bene, lasciamoli lì allora! Passiamo a una domanda più profonda, visto che non hai problemi con la verità. Se tu potessi dare voce alla te bambina, che timbro avrebbe? E oggi, cosa le diresti?

La Lolli bambina avrebbe il timbro vivace e dolce che ricordo molto bene! Recentemente mi sono riascoltata in alcuni nastri che i miei genitori hanno gelosamente conservato. A lei direi di essere sempre così curiosa e di appassionarsi sempre alle cose, perché saranno le armi con cui affronterà la vita! Da bambina ero una lettrice appassionata, divoravo qualunque libro e avrei voluto vivere nella biblioteca di Belle di “La Bella e la Bestia”!

Ho letto tutti i grandi classici prima che diventassero film e questo è un tesoro che porto nel cuore, anche se ha condizionato un po’ le mie aspettative romantiche sull’amore! (ride) Se potessi davvero trovarmi faccia a faccia con la me bambina, forse non parlerei, ma credo che starei ad ascoltarla per ore. I bambini sanno tante cose che poi purtroppo dimenticano da adulti. Quindi, penso proprio che se incontrassi la piccola Lolli, starei muta ad ascoltare, parola per parola.

Bene, siamo quasi giunti alla fine. Sogno nel cassetto?

Sogno nel cassetto legato al doppiaggio, sì! Mi piacerebbe prima o poi dare voce ad un’attrice famosa, perché ho doppiato davvero tantissimi personaggi e tantissime serie, tutte meravigliose! Però mi manca il personaggio di riferimento, quello da tirare fuori quando ti fanno la famosa domanda: ”E tu, chi doppi?”. Quello è il sogno nel cassetto che spero di realizzare quanto prima, perché questo lavoro mi ha dato davvero tante soddisfazioni e spero che possa continuare a farlo! Per quanto riguarda la vita privata, ho un sogno semplice: una vita con vista mare!

L’ultima domanda che vorrei farti è questa: chi è Jolanda nel privato?

Jolanda nel privato è esattamente quella che è in pubblico. Non ho mai avuto ambizioni da personaggio, quindi sono sempre stata sincera e chiunque mi conosce attraverso i social può dire di conoscere la vera Lolli. Sicuramente sono molto meno festaiola  di come potrebbe apparire al netto di tutte le mie attività e del mio presenzialismo. Mi riconosco un grande amore per la tranquillità, la lettura, i ritmi lenti e le passeggiate.

Sorprendentemente sono una persona serena che lavora molto su se stessa, anche se ora va molto di moda dirlo. Amo la mia famiglia e i miei amici e nonostante tutto, credo ancora nelle persone e nella loro parte buona. Sono un po’ ingenua a volte, e anche un po’ stordita, completamente persa nel mio mondo. Ma nel mio mondo sto veramente bene, malinconie occasionali comprese! Ho imparato ad accettare ogni parte di me, sia le luci che le ombre, e questo mi regala una sensazione di benessere che spero di riuscire a trasmettere. Sono una persona che si emoziona per un tramonto, forse poco avventurosa, perché non ho mai avuto il coraggio di scalare una montagna, ma sempre pronta ad ascoltare e ad aiutare!

Poi, naturalmente, questa è la mia visione di me, ce ne saranno altre 10000 percepite dagli altri, ma chi se ne frega no?! (ride) Un abbraccio a tutti i tuoi lettori!

Io ringrazio Jolanda per aver accettato di partecipare a questa chiacchierata. Ammetto che mi ha fatto emozionare e anche riflettere su molte cose.

E voi, che cosa ne pensate? Vi invito sempre a commentare e ad esprimere le vostre opinioni. Nel frattempo, “Senti chi parla” vi da appuntamento al prossimo episodio!!!

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Classe 1984, passione e dedizione, Omar Vitelli è un doppiatore italiano. Dal grande schermo alla televisione, passando per i videogiochi e le serie animate, la sua voce accompagna da tempo numerose generazioni e continua ad appassionare migliaia di telespettatori. Attivo sia a Roma che a Milano, ha vinto il Premio "Voce dell'anno emergente - Cartoni e radio al Gran Galà del Doppiaggio" al Romics nel 2003.

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