Krampus, quando persino il Natale ha un lato oscuro

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Krampus

Nel cuore della tradizione natalizia, tra fitti meandri di mistiche leggende ed echi di storie lontane, si nasconde una figura oscura che, a primo impatto, sembrerebbe non aver nulla a che vedere con l’atmosfera gioiosa, magica e spensierata che soltanto le festività sanno regalarci. Il suo nome è Krampus, un essere metà uomo e metà capra, con corna ricurve, il volto demoniaco e delle catene tintinnanti. Molti sono i racconti che lo vedono protagonista e altrettanti i miti che narrano le sue atroci gesta, pur sempre con una certa dose di fascino. Ma di cosa si tratta e da dove proviene?

Un guardiano del rigore morale? La storia di Krampus

Tradizionalmente legato a San Nicola, egli costituirebbe una perfetta nemesi del ben più benevolo e amato portatore di doni, Babbo Natale. Difatti, se quest’ultimo premia i bambini buoni, Krampus punisce quelli cattivi, spesso con metodi brutali: bastonate, frustate e addirittura, in alcuni casi, il rapimento. Tale dicotomia (di cui in tanti non sembrerebbero essere a conoscenza) riflette un approccio binario alla moralità che, per quanto crudele possa risultare, possiede come fine ultimo quello di sottolineare l’importanza delle conseguenze delle proprie azioni.

A differenza della rassicurante figura di Santa Claus, dunque, è un promemoria crudo e spietato per rammentarci che non tutto nella vita può e deve essere roseo. Anzi, chissà, magari in un’epoca in cui il Natale viene spesso e volentieri idealizzato come un momento di pura felicità, il suo mito ha la sua utilità nel mantenerci ancorati alla realtà, fatta anche (e per certi versi “soprattutto”) di errori, paure, passi falsi, e cose di cui non vorremmo neanche sentire parlare. Insomma, per farla breve, di un lato oscuro!

La festa del Krampusnacht: tradizione o esagerazione?

Alla luce di ciò, si potrebbe quasi affermare che Krampus abbia comunque la sua importanza. E pensare che in alcune parti del mondo c’è perfino una festa a lui dedicata! Ogni anno, più precisamente il 5 dicembre, la “Krampusnacht”, è così che viene chiamata la ricorrenza, prende vita in numerose città europee, con uomini mascherati che si trasformano nel temuto demone per terrorizzare e al tempo stesso intrattenere il pubblico. In Austria, Germania e Italia settentrionale, ad esempio, queste parate attirano migliaia di persone, trasformandosi in un mix di folklore e spettacolo moderno.

Benché riescano a catturare la curiosità e la stima di un gran numero di persone, alcuni critici sostengono che celebrazioni di questo tipo siano eccessivamente cruente, a tal punto da non poter essere considerate parte del Natale. Fortunatamente, però, altri le vedono come un’opportunità per riconnettersi con il passato e con quei momenti nei quali il folklore serviva ad educare (e ad unir) intere comunità. Forse, il fascino di Krampus risiede proprio in questo, nella sua capacità di sfidare la narrativa patinata delle festività natalizie, riportandoci alle origini grezze e autentiche della tradizione.

L’insegnamento di Krampus

In effetti, viviamo in una società completamente devota al consumismo e all’idealismo, un contesto dove Krampus può diventare con facilità una metafora potente e prorompente. Ci invita a riflettere su ciò che riteniamo importante durante le festività: non solo doni e celebrazioni, ma anche il confronto con le nostre mancanze e l’importanza di trovare un equilibrio tra il bene e il male. In più, la sua figura demoniaca rappresenta una verità universale, con la quale chiunque, presto o tardi, deve fare i conti: il buio esiste, ed è parte della vita. Invece di evitarlo, dovremmo imparare a riconoscerlo e a confrontarci con esso. Proprio come Krampus e San Nicola lavorano insieme, pure noi possiamo accettare sia la luce che l’oscurità come parte integrante del nostro viaggio.

In sintesi, la leggenda di cui abbiamo voluto parlarvi oggi è molto di più di un’antica storia per spaventare i bambini. Al contrario, è una delle tante testimonianze culturali delle paure più intrinseche dell’uomo e della sua costante ricerca dell’equilibrio. Che sia con un pizzico di paura o con ammirazione, dovremmo accoglierlo nel nostro Natale. Non come una minaccia, ma come un memento: le ombre non oscurano la luce, ma la definiscono!

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