Microplastiche, i delfini le espirano: il rilevamento che riaccende il dibattito

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Microplastiche

Nei giorni scorsi alcuni scienziati del College of Charleston, in South Carolina, hanno rilevato per la prima volta particelle di microplastica nell’attività polmonare dei delfini. Nei mari al largo di Florida e Louisiana, infatti, i delfini tursiopi stanno espirando più che semplice aria: stanno espellendo microplastiche, minuscole particelle di plastica che rappresentano una crescente minaccia per la vita marina.

Un fatto preoccupante che ha inevitabilmente riacceso il dibattito su una problematica che non costituisce un pericolo solamente per la biodiversità degli animali che popolano le acque, ma anche un potenziale rischio per chi come l’uomo consuma abitualmente pesce. E questo nonostante l’essere umano, pur essendo tra le principali cause degli sconvolgimenti e dell’inquinamento che sta coinvolgendo l’intero assetto faunistico e ambientale del pianeta, non sembri particolarmente interessato alla ricerca di una soluzione. A tal proposito, l’ambientalista ed ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore una volta disse:

La crisi climatica non è una questione politica, è una sfida morale e spirituale per tutta l’umanità

Dall’oceano alle nostre tavole, il diramarsi a macchia d’olio delle microplastiche

Negli ultimi anni, l’inquinamento da microplastiche è diventato un problema ambientale e sanitario di proporzioni globali. Queste particelle minuscole, inferiori a 5 millimetri, derivano dalla frammentazione di oggetti plastici più grandi o vengono prodotte direttamente per vari scopi industriali. Il loro percorso, dall’ambiente marino fino alla nostra tavola, rappresenta una minaccia sempre più concreta per la salute umana. Studi scientifici e ricerche allarmanti evidenziano quanto sia urgente affrontare questa crisi con azioni concrete a tutti i livelli.

Le microplastiche nella catena alimentare: una minaccia silenziosa

Le microplastiche, una volta riversate nell’ambiente, vengono ingerite da pesci e organismi marini, come nel caso dei delfini lungo le coste americane, entrando così nella catena alimentare. Uno studio dell’Università di Ghent in Belgio ha stimato che chi consuma regolarmente frutti di mare può ingerire fino a 11.000 particelle di microplastiche all’anno. Queste particelle, spesso presenti nei molluschi, possono accumularsi nel corpo umano, comportando potenziali rischi di contaminazione chimica.

Alcune delle sostanze presenti nelle microplastiche, come ftalati e bisfenolo A (BPA), sono interferenti endocrini, ovvero possono interferire con il sistema ormonale. Uno studio congiunto dell’Università di Exeter e Greenpeace Research Laboratories ha dimostrato che queste sostanze, una volta entrate nel nostro organismo, potrebbero aumentare i rischi di disturbi dello sviluppo, problemi di fertilità e altre patologie correlate a disfunzioni ormonali.

Studi scientifici sull’impatto delle microplastiche sulla salute umana

La comunità scientifica sta cercando di quantificare il rischio per la salute umana attraverso diversi studi. Ecco alcune delle ricerche più significative:

  • 1. Presenza di microplastiche nel sangue umano: uno studio olandese pubblicato su Environment International nel 2022 ha rilevato per la prima volta la presenza di microplastiche nel sangue umano. Su 77% dei campioni analizzati, sono state trovate particelle di PET (plastica utilizzata nelle bottiglie). Questa scoperta apre interrogativi sui rischi per il sistema immunitario e le conseguenze dell’accumulo di queste particelle nel corpo umano.
  • 2. Effetti delle microplastiche sulle cellule umane: l’Istituto Alfred Wegener per la Ricerca Polare e Marina ha esaminato gli effetti delle microplastiche sulle cellule umane, osservando reazioni di stress ossidativo e infiammazione. Secondo i ricercatori, questa risposta cellulare potrebbe essere collegata a malattie croniche e persino al cancro.
  • 3. Microplastiche come “vettori” di sostanze chimiche tossiche: un team del Woods Hole Oceanographic Institution ha scoperto che le microplastiche presenti in mare assorbono sostanze pericolose, come metalli pesanti e pesticidi. Quando ingerite, queste particelle possono rilasciare tali sostanze nell’organismo umano, aumentando il rischio di avvelenamento e danni ai tessuti.
  • 4. Microplastiche nel tratto gastrointestinale umano: uno studio cinese pubblicato su Environmental Science & Technology ha rivelato la presenza di microplastiche in campioni di feci umane, dimostrando che queste particelle attraversano il tratto gastrointestinale. Non è ancora chiaro se si accumulino nei tessuti umani, ma il rischio di infiammazioni e reazioni tossiche è preoccupante.

    Il circolo vizioso della plastica: produzione e consumo

    L’aumento costante di plastica negli oceani riflette il nostro stile di vita “usa e getta”. Ogni anno, circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari, compromettendo non solo l’ambiente, ma anche la nostra salute. La produzione di plastica non accenna a rallentare, con un uso diffuso in settori come il packaging, l’abbigliamento, e la tecnologia. Senza un cambio radicale, il problema continuerà a peggiorare, con effetti potenzialmente devastanti su scala globale.

    Soluzioni per contrastare il problema

    Affrontare la crisi delle microplastiche richiede un impegno congiunto a livello globale e locale. Ecco alcune strategie che potrebbero aiutare a ridurre l’inquinamento da plastica e limitarne l’impatto sulla nostra salute:

    1. Ridurre la produzione e il consumo di plastica: limitare l’uso della plastica monouso è il primo passo per affrontare il problema. L’adozione di materiali alternativi, come vetro, carta e bioplastiche, può ridurre significativamente l’accumulo di plastica nell’ambiente.
    2. Riciclare in modo efficace e migliorare la gestione dei rifiuti: promuovere il riciclo e incentivare l’adozione di tecnologie di smaltimento avanzate è essenziale per evitare che i rifiuti plastici finiscano nei mari
    3. Sviluppare tecnologie per il filtraggio delle microplastiche: gli impianti di trattamento delle acque reflue dovrebbero dotarsi di tecnologie di filtraggio che possano catturare le microplastiche prima che vengano rilasciate nell’ambiente.
    4. Sensibilizzare quante più persone possibili e promuovere una più mirata educazione ambientale: informare i consumatori sulle conseguenze dell’inquinamento da plastica è fondamentale per incoraggiare comportamenti più responsabili e sostenibili
    5. Sostenere la ricerca scientifica e la regolamentazione internazionale: investire nella ricerca per comprendere meglio i rischi associati alle microplastiche è di vitale importanza per una risoluzione efficace. Servirebbe una maggiore cooperazione a livello mondiale.

    Insomma, di strade da intraprendere potrebbero essercene molte. La sola cosa che resta da fare è comprendere quale sia la migliore da imboccare e al più presto. Le microplastiche costituiscono una minaccia invisibile e pervasiva per ogni cosa e per chiunque di noi. Per carità, ultimamente è possibile riscontrare una maggiore consapevolezza a riguardo, ma c’è ancora molto da fare. Sarebbe necessaria una più attiva collaborazione tra governi, industrie e cittadini, nella speranza di poter cambiare il rapporto che abbiamo con la plastica. Soltanto in questo modo potremmo avere la possibilità di proteggere il nostro pianeta, garantendoci per giunta un futuro più sicuro e sostenibile.

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    Laureato in Scienze della Produzione e Protezione delle Piante presso la facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie, Università degli Studi di Milano nel 2020 è iscritto all’Ordine degli Agronomi e Forestali Como - Lecco – Sondrio. Offre consulenza tecnica qualificata per privati ed enti pubblici. Lavori ordinari e straordinari su alberi, giardini, terrazzi, siepi, e barriere verdi. Progettazione, pianificazione e direzione lavori con particolare attenzione e sensibilità alle problematiche ambientali. Riqualificazione di aree verdi, aiuole, parchi, giardini e orti per privati ed enti pubblici. Specializzato in rilievi, censimenti, valutazione e verifica della stabilità degli alberi tramite analisi e metodi sia visivi (VTA) che strumentali, si occupa di progettazione terrazzi e aree verdi, pratiche di abbattimento, riqualificazione di parchi e giardini, prevenzione e cura del verde.

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