Privacy, tra sfide della modernità e cronaca di una odierna battaglia

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Privacy

I tempi moderni ci chiamano a sfide intelligenti e mature, in primis quella della privacy, che interrogano la comunità degli intellettuali per forgiare nuovi orizzonti di sapienza, prosperità e amore per l’umanità. È necessario esaltare la ricchezza delle differenze di opinione e rispettare le minoranze, superando la contrapposizione tra natura vivente e avventura umana. Il filosofo Edgar Morin parla di una “comunità di destino”, che richiede un rinnovamento di consapevolezza post-neoliberista:

Il nemico dell’umanità non è esterno. È nascosto in essa.

Gli intellettuali, ormai messi all’angolo, vedono il loro ruolo eroso dal paradigma tecnocratico delle multinazionali della Silicon Valley e dei media mainstream. Ad aggravare il contesto, una società di sonnambuli (ultimo rapporto Censis) e un analfabetismo funzionale multiforme, transdisciplinare. Sebbene tutte le opinioni siano legittime, dovremmo insistere per dare maggior peso a quelle meglio argomentate e proattive, quelle che incorporano una assiologia valoriale ‘pulita’, ordinata ad un nuovo umanesimo per un mondo migliore.

La sfida della privacy e la tutela della vita

Il legislatore cerca di garantire il rispetto della privacy, ma ciò può ostacolare la tutela della vita. Ogni giorno scompaiono circa 60-70 persone, e solo la metà viene ritrovata. La normativa attuale sulla riservatezza delle comunicazioni vieta l’accesso ai dati telefonici, salvo in casi di terrorismo o crimini violenti, limitando le ricerche a una blanda localizzazione.

Il caso di Alberto Ongania e la proposta di legge

L’on. Bagnai (Lega), dando ascolto all’istanza del Comitato Alberto, con altri deputati ha presentato al Parlamento una proposta di legge per modificare la normativa sulla privacy (atto 1074), permettendo l’accesso ai dati telefonici in caso di pericolo di vita. Questo potrebbe rendere i soccorsi più efficienti, come dimostrato dal caso di Alberto Ongania, scomparso nel novembre 2022 e ritrovato morto dopo tre settimane.

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Un appello alle istituzioni

Durante un’audizione alla Camera dei Deputati lo scorso 18 luglio, ho sottolineato che l’attuale normativa sulla privacy può tradursi in morte. È necessario un accesso più vasto ai dati telefonici per migliorare le operazioni di soccorso. La battaglia del Comitato è riformare la legge sulla privacy, bilanciando la tutela della vita con quella della privacy.

Il Parlamento ha ascoltato il Comitato Alberto di Perledo (LC), di cui sono presidente, in un’audizione informale per avere elementi utili per valutare la proposta di legge di modifica della normativa sulla privacy, atta a legittimare un accesso ai dati telefonici di una persona scomparsa nella circostanza in cui il soggetto sarebbe in un potenziale pericolo di vita. La macchina dei soccorsi, se tale provvedimento venisse licenziato dal Parlamento in un futuro prossimo, potrebbe essere ancora più efficiente ed efficace. Ci si potrebbe avvalere di indizi più precisi e circostanziati, derivabili dai dati telefonici analizzati da un magistrato, da combinare con le informazioni raccolte dai famigliari per ricostruire l’ambito relazionale. Lo spunto per questo “upgrade” legislativo potrebbe essere il caso della tragedia che ha coinvolto Alberto Ongania, trattato alla trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha Visto?” nell’inverno 2022.

Dati telefonici, più importanti della tutela della vita?

Allo stato attuale la normativa sulla riservatezza delle comunicazioni vieta al magistrato di autorizzare un accesso ai dati telefonici, salvo i casi di terrorismo, sequestro di persona e crimini violenti. Attualmente, salvo i casi appena menzionati, non è possibile andare oltre ad una blanda localizzazione, attuata mediante il rilevamento dell’ultima cella agganciata dal dispositivo cellulare della persona scomparsa, cioè l’ultima posizione del telefono prima di un esaurimento della batteria o dello spegnimento. In gergo “positioning”, che tuttavia perde di utilità nelle zone non troppo urbanizzate o con morfologie del territorio simili a quelle della provincia di Lecco, tra lago, torrenti, valli e montagne.

Alberto Ongania, ritrovato morto con accanto il telefono cellulare

Il Comitato che porta il nome di mio fratello, si è costituito durante le ricerche di Alberto, allontanatosi da casa (Perledo, LC) il 12 novembre 2022, per una delle sue solite passeggiate quotidiane, ma ritrovato morto la mattina del 3 dicembre con accanto il proprio telefono cellulare e adagiato supino in una piazzola nel bosco, presumibilmente dopo esser caduto da un muro, a valle della strada statale che da Perledo conduce a Esino Lario. Le indagini, condotte dalla Procura di Lecco, durate circa sei mesi, hanno previsto anche l’autopsia del corpo e il sequestro del telefono cellulare. Si sono concluse circa un anno fa, confermando l’ipotesi che si sarebbe trattato di una caduta accidentale. Contestualmente, il caso è stato archiviato con l’accertamento di un’assenza di reati associati alla morte.

Ricerca di persone scomparse: l’applicazione della legge sulla privacy si traduce in morte

Il 18 luglio, durante l’audizione alla seconda commissione permanente della Camera dei Deputati, Commissione Giustizia, ho portato nel palazzo di Montecitorio la case-history della tragedia che ha visto come protagonista mio fratello. ‘L’applicazione della legge sulla privacy si traduce in morte – ho detto senza mezzi termini – operativamente, quando si ha la denuncia di una persona scomparsa, siamo nella sola possibilità di ottenere l’ultima cella agganciata del telefonino. I piani delle prefetture sorvolano l’aspetto della privacy, sono per così dire scritti ‘per non affrontare il tema del telefonino’, che tuttavia è dirimente.

Facendo parte anche della Consulta nazionale delle Persone Scomparse, a consulenza del Ministero degli Interni, Ufficio del Commissario Straordinario per la Ricerca delle Persone Scomparse, posso affermare con una certa sicurezza, che pochi hanno scavato con le lacrime e con il sangue quanto ho dovuto fare io e la mia famiglia attraverso la tragedia di Alberto. I soccorsi dopo tre giorni dovevano essere sospesi ‘perché mancano indizi utili a proseguire le ricerche’. E allora cosa fare? Arrendersi? Far finta che il sistema sia ordinato ai valori più alti e nobili della nostra sgangherata civiltà? Sino ad ora non si era riusciti a far emergere il paradosso di una legislazione concepita da burocrati legulei, per usare un termine con una connotazione spregiativa di Calamandrei in una arringa del 1956, in difesa di Danilo Dolci a Palermo. Ora se ne è parlato nelle istituzioni repubblicane.

Senza i dati telefonici le ricerche sono alla cieca

Agli onorevoli commissari ho spiegato che il dato dell’ultima cella agganciata, non è sufficiente per i soccorritori, si va spesso alla cieca. Anche l’ausilio di un elicottero o dei droni perde la propria efficacia in moltissimi casi: servirebbe un accesso più vasto ai dati telefonici, ma quanta privacy siamo disposti a sacrificare noi cittadini?

Sulla bilancia gli articoli della Costituzione

Questo è il nocciolo della battaglia che abbiamo intrapreso dal 22 novembre 2022, che è lo scopo del comitato; riformare la legge sulla privacy, abilitare una deroga anche per i casi che non prevedono ipotesi di reato (in gergo iscritti presso la Procura come pseudo-notizie di reato, mod. 45). Dal mio punto di vista, che mette sulla bilancia gli articoli 2 e 3 della Costituzione con l’articolo 15, non ci sono dubbi: prima viene la tutela della vita, poi, in subordine, la tutela della privacy. Abbiamo il dovere di essere intelligenti per tutelare la vita ad ogni costo.

La libertà di sparire, un mito da approfondire

C’è da dire che la libertà di sparire, di non essere ritrovati dovrebbe essere ben approfondita dal legislatore, ma non possiamo buttare la culla con il bambino, per riprendere il monito del dott. Gratteri (n.d.r. Procuratore di Napoli) che mi ha preceduto nelle audizioni. Una persona che ha problemi di salute che adotta comportamenti tali da voler essere sempre aiutata, nel caso di mio fratello, camminare sempre su strade asfaltate e sempre con il telefonino per essere soccorso, dovrebbe porre gli inquirenti di fronte ad un unico dilemma: come posso salvare la vita di questa persona? E non certo come posso tutelare il suo diritto alla riservatezza delle comunicazioni.

Investigazioni non legate a ipotesi di reato, ma alla tutela della vita

Concretamente, occorre acquisire almeno 48 ore di dati telefonici precedenti alla scomparsa, ma forse anche di più, non per punire eventuali reati associati alla scomparsa, non si tratta di accertare necessariamente ipotesi di reato, ma tentare di ricostruire il percorso di una persona che si è allontanata con il solo obiettivo di poterla ritrovare in vita, soccorrerla nell’immediatezza di un eventuale incidente che l’ha messa in pericolo; disvelare, almeno al magistrato, i numeri delle chiamate in entrata ed in uscita per ricostruire ciò che il Commissario Straordinario del Governo per la ricerca di persone scomparse, prefetto Pellizzari ha definito ‘ambito relazionale’.

Volendo palesare la frustrazione che si ha dal dover compiere queste battaglie di civiltà, si potrebbe continuare a far ragionare il legislatore con i casi di scuola (che possono invero essere dati in pasto a dei comitati etici a supervisione del funzionamento dell’intelligenza artificiale): cosa farebbe un vigile del fuoco di fronte ad una chiesa in fiamme, con dei fedeli rinchiusi e in pericolo di vita, non interverrebbe per rispettare il diritto di religione? Mi auguro che questo Parlamento colga l’opportunità di essere utile al Pease e sappia portare a termine una riforma non solo necessaria, ma urgente perché non vi siano altri casi Alberto.

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Studioso di comunicazione, semiotica e vessillologia. Esploratore, attivista culturale e saggista. Già consigliere comunale e militante radicale "contro la pena di morte". Laurea in relazioni pubbliche (Iulm, Milano), diplomi di alta formazione nel pensiero filosofico di Tommaso d’Aquino e Anselmo d’Aosta presso atenei pontifici; “Esperto in criminologia esoterica”, master in bioetica. Tra i suoi interessi di ricerca: diritti umani, peace studies, hate speech online, analfabetismo religioso. Da oltre dieci anni Ministro della Chiesa di Scientology e rappresentante italiano dello scrittore statunitense L. Ron Hubbard.

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