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Stiamo in piedi solo se ci teniamo per mano? L’equilibrio precario dell’amore tossico

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C’è un’immagine che non riesco a togliermi dalla testa. Un’immagine a cui io personalmente darei il titolo di “AMORE TOSSICO”. Due persone si tengono per mano, sospese su una tavola dritta che poggia su una sfera. Un equilibrio che sembra amore, ma che somiglia pericolosamente a una prigione.

E mi chiedo: quante volte abbiamo confuso l’amore con la necessità di non cadere.

Quante volte siamo rimasti in piedi solo perché l’altra persona ci teneva per mano? Quante volte abbiamo chiamato “relazione” quello che era solo un gioco di pesi, un equilibrio instabile, un braccio di ferro travestito da “NOI, inseparabili”.

L’illusione del “noi” che ci paralizza

Ci raccontano che l’amore è “esserci l’uno per l’altro”. Ma negli amori tossici, quella frase si trasforma in una trappola per l’anima, che ci paralizza: “senza di lui, cado”, “senza di lei, non sono nessuno”. E così restiamo lì, su quella tavola traballante, a convincerci che tenersi per mano basti a non precipitare.

Ma ha senso restare in piedi così? Quanto pesa quella mano che ci trattiene e, a volte, ci immobilizza? E ancora, ci stringe delicatamente o ci stritola dolorosamente?

Amore tossico: quando l’equilibrio è una trappola

Chi ha vissuto un amore tossico lo sa: è instabilità emotiva, è timore continuo. Timore di parlare, di non piacere più, di sbagliare. Timore che l’altro si stanchi, che se ne vada, che ci faccia sentire inadeguate e inadatte.

È un continuo cercare di non far “muovere la tavola”, di non sbilanciare la situazione. Di non sbagliare. E intanto ci si spegne mentre il mondo là fuori va avanti. Si tratta di relazioni dove non si cresce, non si respira, ma si sopravvive.

L’amore non è un equilibrio precario

Se per stare in piedi insieme dobbiamo fingere, trattenere, sacrificare parti di noi, allora non è amore. È dipendenza. È paura del vuoto. È la convinzione che da soli non valiamo abbastanza, che da soli non possiamo stare.

Il vero amore ti lascia spazio. Ti fa sentire a tuo agio. Ti dà forza per camminare da sola. Ti vuole vedere vincere e tifa per te. Ti offre la mano, sì, ma per aiutarti a salire, non per impedirti di muoverti.
Se sei costretta a scegliere tra te stessa e la relazione, se sei costretta a stare ferma immobile su quella tavola, allora non è amore, ma instabilità, mancanza di equilibrio, anche se quell’immagine che mi gira in testa, sembrerebbe dire il contrario.

Storie d’amore che somigliano più a un esercizio di sopravvivenza che a una relazione: come riconoscere un amore tossico e ritrovare te stessa.
Storie d’amore che somigliano più a un esercizio di sopravvivenza che a una relazione: come riconoscere un amore tossico e ritrovare se stessi

Ah, una cosa importante: non serve cadere per salvarsi. Non dobbiamo pensare che ci faremo male, saltando giù. Basta scendere, delicatamente. Basta scegliere il terreno saldo e stabile del rispetto, dell’autenticità, della libertà, dell’amore sano. E allora ci accorgeremo che staremo in piedi, in un equilibrio perfetto, pronte a tendere la mano a chi saprà gioire nel vederci camminare da sole.

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Studi classici, una laurea in Lettere e Filosofia, e un tesserino dell’Ordine dei Giornalisti. Questo è il CV in estrema sintesi. Ma quello che veramente la descrive è l’amore per la musica, per i libri, il teatro e i viaggi. Ama cucinare le torte e prendersi cura delle sue piante. Odia i calcoli matematici, le percentuali e i problemi di geometria. Ama stare in mezzo alla gente ma ama ancora di più stare con se stessa. Ama la Sicilia, i suoi colori, sapori e tramonti. Ogni volta che la vita le sembra difficile, cerca di raggiungere uno scoglio, si siede e ne parla con il mare.

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