Il concetto di “bello e vero” è sempre stato oggetto di discussione della filosofia, tale che nel 1750 Baumgarten inaugura le fondamenta dell’Estetica. Sarà poi Kant con le sue Critiche ad ampliarne il discorso. In effetti, è indiscutibile che l’arte sia “linguaggio” allo stato puro, tuttavia, interpellando la ragione, è imprescindibile chiedersi non solo la funzione, di cui paradossalmente se ne deduce la risposta prima ancora del grande quesito, ma anche: “Che cosa è il linguaggio?”.
Diverse sono le risposte che si potrebbero dare ad una tale domanda e altrettante le interpretazioni. Ad esempio, nella seconda parte del XX secolo ritroviamo l’esaustività Hideggeriana nell’opera di Hans Georg Gadamer, “Verità e Metodo”, in cui, partendo dalla definizione che l’Essere abita il linguaggio, si deduce l’importanza del dinamismo sollevando una critica verso le scienze naturali poste come dato di fatto di verità universali. L’Ermeneutica smonta l’idea della verità scientifica, considerata unica via di certezza, poiché la scienza non è garante della verità, ma dimostra il fatto nella sua attuabilità.
Pertanto, è lecito parlare di verità anche nelle espressioni artistiche: pittura, scultura, installazioni, poesia, prosa e così via. Perché? Ebbene, perché, ermeneuticamente, all’arte può essere attribuita una fnzione epifanica, di rivelazione e/o riconoscimento dell’Essere in quanto parametro del dinamismo del pensiero.
Ermeneutica e Sirio Serafini, come trovare il bello e il vero attraverso l’arte

Spettacolare! Un disegno che lascia intravedere anche il dinamismo delle emozioni.
Dove sono queste emozioni?
Sono gli accenni di linee curvate,
dichiarazioni di un connubio tra l’uomo e l’opera ove l’intermediario
è la genuflessione davanti la bellezza sublime – TheoScalzo44
Con l’Ermeneutica l’uomo diventa osservatore tramite la propria sensibilità. Questo approccio, però, non deve risultare dogmatico o metafisico. L’arte ermeneutica si propone al fruitore come l’offerta di un linguaggio rivelatore dell’Essere, aperto al gioco dell’interpretazione personale. Ciò conferisce movimento tanto all’immagine quanto al suo fruitore, che è chiamato ad interpretare l’immagine stessa con quella che è la sua cultura individuale, la sua esperienza.
In questa sede ci si soffermerà su un artista che è riuscito a riportare il significato e l’idea di “maniera” (manierismo come definizione etimologica) nelle sue opere, cioè ha riaperto quella porta tra leggi, misure, proporzioni che conducono all’ idea di bello-vero come rivelazione delle funzioni che intercorrono tra ispirazione e artista.
Sirio Serafini
Sirio Serafini è l’artista che dona al fruitore l’anima delle opere. Egli stesso, difatti, asserisce che se l’artista non coglie l’espressione dell’anima, l’opera non si avvale della sua funzione pedagogica. Essendo l’arte patrimonio di tutti, allora chiunque può e deve imparare ad esprimere il proprio fuoco interiore. Sirio spazia dai ritratti ai disegni scorciati, alle planimetrie della architettura classica fino ai manga, forma di arte giapponese.
Cosa ci comunica la sua opera? Intanto, ci sono l’uomo con le sue dinamiche emozionali e il senso dell’eterno memorabile: l’amore, ciò che non muore e non può morire perché creato per oltrepassare le forme spazio-temporali. Dalle sue linee delicate, morbide e dinamiche, si scorge il senso linguistico dell’ermeneutica, il dialogo tra creatore e creatura che, divenendo espressione viva, si nutre di tutte le possibilità interpretative.
Sirio è il poeta delle linee cromatiche, innamorato di quei volti della vita che non arretrano dalla rivelazione, che non temono di esprimere la scala musicale delle armonie e delle pause, dove queste ultime rivestono il ruolo principale della ispirazione. Il disegno della cupola della basilica di San Pietro è la rappresentazione simbolica dell’ascesa dell’uomo dove il duale diviene il punto di incontro del Tutto con la sua primigenia origine: l’Uno. Nell’attimo della contemplazione i punti interrogativi si trasformano in esclamazione senza vocaboli: espressione del silenzio da dove ha origine l’ispirazione.
Ecco la bellezza, che non riguarda la formalità temporanea dei sensi, ma è ciò che cattura lo spirito e risvegliando gli occhi della coscienza questa ne guarda il particolare che vivifica lo slancio verso l’incomunicabile comunicato.
Fabio Petrilli
Il giovane poeta Fabio Petrilli, uno degli autori che si è incantato dell’arte di Sirio, ha percepito un invito a trascrivere dei versi che potessero entrare in risonanza con la magnificenza della cupola serafiniana. Le sue parole esprimono la fragilità umana davanti alla sua stessa potenza. L’umanità è sì fragile ma al tempo stesso capace di eternizzare, attraverso l’arte, la vita:
Silenzio
Un tuffo nel silenzio tra ricordi passati. Cerco nella memoria voci e pensieri, rumorosi.
Fermo il pensiero, nuoto nel silenzio: giungono verità. Ancora mi rifugio in te giudice non sindacabile di questo mondo
percosso dal tempo. Fragile si scopre l’uomo.
A tal ‘uopo formuliamo un cordiale benvenuto a Sirio Serafini nel meraviglioso mondo dell’ ApplEtica, movimento di arte e poesia nato tra il Vesuvio e l’ Irpinia, esteso oltre i confini italiani – Fabio Petrilli
Per rimanere aggiornato sulle ultime opinioni, seguici su: il nostro sito, Instagram, Facebook e LinkedIn