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Maddalena Corvaglia e quel “bel tacer [che] non fu mai scritto” su Imane Khelif

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Maddalena Corvaglia

Un bel tacer non fu mai scritto“, recita un famoso proverbio italiano, attribuito erroneamente a Dante, ma che con ogni probabilità deriva da un verso del poeta e librettista Iacopo Badoer, al quale mi sentirei di aggiungere che se quel “tacer” non venne mai scritto, figuriamoci se sarebbe mai potuto essere messo in pratica! Maddalena Corvaglia, tra le più famose veline bionde del programma satirico di Antonio Ricci Striscia La Notizia, questo lunedì, attraverso un post sul suo profilo Instagram ufficiale (che, ricordiamolo, conta più di un milione e duecento mila follower) ha dato ampiamente voce alla sua ignoranza e grande spazio a quel tipo di opinioni che non solo non andrebbero espresse né pubblicamente né in privato, ma che non dovrebbero neppure essere supposte.

E per supposte, capiamoci, non intendo quei profili farmaceutici semisolidi a dose unica le cui forma, volume e consistenza sono adatte alla somministrazione rettale, altrimenti sì che, in caso di costipazione, avremmo tutti potuto trovare giovamento dell’alto livello dei suoi pensieri.

Da Striscia La Notizia a La Voce dell’Ignoranza: in che direzione stai andando, Maddalena Corvaglia?

In merito all’ormai fin troppo chiacchierato incontro di boxe che ha visto protagoniste, alle correnti Olimpiadi di Parigi, da una parte la pugile italiana Angela Carini e dall’altra l’algerina Imane Khelif, la showghirl, dall’alto della sua stitichezza mentale, per rimanere in tema di “stronzate”, ha dichiarato:

Le parole della velina

Se un uomo che si identifica in una donna ha il diritto di combattere alle Olimpiadi contro una donna, allora un bambino che si identifica in un adulto ha il diritto di guidare la macchina e acquistare bevande alcoliche? In che direzione stiamo andando? Te lo sei chiesto? Se un anziano si identifica in un bambino di 4 anni e ha il diritto di essere trattato come tale, può accedere all’asilo? Se una bambina si identifica in un Labrador e ha il diritto di esser trattata da labrador, ha il diritto anche di andare al parchetto dei cani invece che a scuola? Dove ci porterà tutto questo? Se un uomo si identifica in una coccinella e ha il diritto di esser trattato da coccinella, può venire a vivere nel tuo giardino? Dobbiamo fare attenzione perché la domanda, a questo punto, non è se sia giusto o sbagliato. La domanda da porsi è: quale sarà il limite? Ci sarà un limite? Prova a pensarci. Non c’è un limite. Fermiamo questa follia ora

Quando certe “star” non sono buone nemmeno per fare il brodo

Ora, non è mio uso e costume parlare di tutto ciò che poteva essere e non è stato, e non starò nemmeno qui a sottolineare che, a mio avviso, se alcune discipline sportive, come per esempio gli sport da combattimento, dovrebbero essere abolite, lo stesso vale per il diritto ad opinare di coloro che si “identificano”, giusto per rimanere in tema, in persone intelligenti e non lo sono. Tuttavia, vorrei porre l’accento, per l’ennesima volta, su quanto il sonno della ragione generi, per l’appunto, mostri!

Quando si ha la fortuna di essere un personaggio pubblico, non si deve dimenticare la responsabilità che scaturisce da questa condizione, sia per il ruolo che si riveste sia per l’attività che si svolge, perché essa, spesso e volentieri, richiama l’attenzione dell’opinione pubblica e del popolino. Va da sé che messi in vetrina, in tv o sui social network, qualcuno erroneamente potrebbe identificarsi in quelle “Star” con cui io non ci farei neanche il brodo e considerarle al pari di modelli da emulare o guide da seguire, quando invece, magari, molti tra i tanti, andrebbero presi unicamente come “sbagli” da non replicare!

La sagra dell’identificazione personale e della disinformazione seriale

Eppure, ci vuole davvero poco a dare origine al buon senso, civico soprattutto. Prima di ergersi a giudici insindacabili, bisognerebbe avere quanto meno un po’ di giudizio. È scorretto, e più di ogni altra cosa insensato, prendere letteralmente a caso la situazione tra Carini e Khelif ed elevarla ad “archetipo” di un un qualcosa che non esiste o paragonarla a mo’ di sfottò ad una qualsiasi altra circostanza in cui chiunque potrebbe sentire di “essere” quello che preferisce, nemmeno se ci trovassimo poi alla sagra dell’identificazione personale, e dove questo potrebbe influire sul percorso di qualcun altro. Si è trattato di un match e, in quanto tale, prevedeva già un vincitore e un perdente. Nulla di più, niente di meno. Se Carini non ce l’ha fatta, evidentemente Khelif era più preparata oppure la fortuna non era dalla sua parte.

Non ci si può un momento prima lamentare di una sconfitta e un minuto dopo dichiararsi “vittima”, equiparandosi tra l’altro all’avversaria, delle conseguenze di una polemica che noi stessi, volontariamente o meno che sia, abbiamo generato. E in egual misura, non ci si può “identificare” in giudici morali e divulgatrici di informazioni quando a mancare sono proprio la morale e l’informazione. In più, non si dovrebbe neanche andar fieri di aver diffuso messaggi falsi e pericolosi, con considerevole richiamo a tematiche di cui, per di più, si sa veramente poco (un po’ come il rispetto e alla libertà di essere se stessi), innalzandosi a paladini delle più nobili cause e continuando a rimarcare, non contenti di aver generato abbastanza critiche, una storia priva di fondamento.

Imane Khelif è una donna, punto e basta

Vedi, cara Maddalena Corvaglia, Imane non è un uomo che “si identifica in una donna”, tantomeno una donna che “si identifica” in chissà cos’altro. Lei è una donna a tutti gli effetti, è nata ed è cresciuta tale. Anzi, ti dirò di più. Stando a quel che riportano perfino i media internazionali, sarebbe una donna intersessuale (vuol dire con caratteristiche atipiche in quegli aspetti del corpo umano legati al sesso). Inoltre, non ha mai dichiarato di star affrontando un processo per cambiare sesso. Le tue dichiarazioni non fanno altro che alimentare una narrazione fuorviante e dannosa, perché in un’epoca come la nostra, in cui si fatica ad acquisire diritti o a comprendere le complessità dell’identità di genere, è imperativo che le voci pubbliche siano perlomeno informate (e preferibilmente rispettose) in merito a ciò di cui si divertono tanto a (s)parlare.

Avendo attentamente ascoltato le tue parole, me lo sono chiesto anche io in che direzione tu stia andando e dove ti porterà tutto questo. Chi lo sa, forse verso la transizione in una Daniela Martani qualunque o magari a far ritorno dove, in fondo, sei sempre rimasta. Perché, a quel punto, se non si hanno a disposizione i mezzi necessari per intraprendere una strada che chiaramente non ci appartiene, si farebbe di certo prima e meglio a tornare a sponsorizzare le barrette proteiche su Instagram. Tanto, ormai, sono bravi tutti a farlo!

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Simone Di Matteo, Latina 25 gennaio 1984. Curatore della DiamonD EditricE, autore, scrittore e illustratore grafico è tra i più giovani editori italiani. I suoi racconti sono presenti in diverse antologie. Molti dei suoi libri invece sono distribuiti all'interno degli istituti scolastici italiani. È noto al grande pubblico non solo esclusivamente per la sua variegata produzione letteraria, ma anche per la sua partecipazione nel 2016 alla V edizione del reality on the road di Rai2 Pechino Express. Consacratosi come Il giustiziere dei Vip, da circa due anni grazie a L’Irriverente, personaggio da lui ideato e suo personale pseudonimo, commenta il mondo della televisione, dei social network e i personaggi che lo popolano, senza alcun timore, con quel pizzico di spietatezza che non guasta mai attraverso le sue rubriche settimanali.

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