Quando pensiamo al nostro impatto sull’ambiente, pochi riflettono su come anche il nostro ultimo viaggio possa contribuire ad un mondo più sostenibile. Ma la Loop Biotech, azienda olandese, ha riscritto questa narrativa con un’invenzione tanto semplice quanto straordinaria: la bara vivente, un prodotto costruito interamente in micelio, che corrisponde alla rete radicale dei funghi, capace di trasformare il corpo in nutrienti preziosi per la natura.
“Living Cocoon”, qual è lo scopo della “bara vivente”?
“Living Cocoon”, così è chiamata la suggestiva e innovativa bara vivente, non è solo un oggetto biodegradabile, ma un simbolo di rigenerazione. In sole sei settimane, infatti, il micelio, noto per la sua straordinaria capacità di purificare il suolo e arricchirlo, decompone il corpo e se stesso, completando un ciclo che restituisce vita al pianeta. Il design è elegante e funzionale, ma soprattutto, porta con sé un messaggio scientifico e filosofico, ossia che tutto è connesso e che persino la morte può diventare un atto di vita. D’altronde, lo diceva anche Lao Tzu che:
La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza
Dal punto di vista scientifico, però, ci sono dei risvolti ancor più interessanti. Il micelio, chi è del settore ne sarà sicuramente a conoscenza, è un materiale con proprietà straordinarie. È in grado di eliminare tossine, migliorare la qualità del terreno e favorire, di conseguenza, la biodiversità. Insomma, caratteristiche notevoli che lo rendono ideale per risolvere uno dei problemi più sottovalutati della nostra epoca: l’inquinamento derivante dalle sepolture tradizionali!
Per chi non lo sapesse, le bare in legno trattato e in materiali sintetici impiegano decenni, se non secoli, per degradarsi, rilasciando sostanze chimiche nel sottosuolo. Con questa innovazione, però, la Loop Biotech pare aver scoperto una soluzione che non solo riduce l’impatto ecologico, ma che contribuisce anche (e prima di ogni altra cosa) in maniera particolarmente attiva alla salute del pianeta.
Un tabù culturale
Tuttavia, non si tratta solamente di una questione tecnica. Anzi, per chi fosse curioso, bisogna sottolineare che questa tipologia di bara sfida persino un tabù culturale, invitandoci a considerare la morte non come una fine, ma come una parte essenziale del ciclo della vita che, anziché togliere, può donare tantissimo. È un cambio di prospettiva, certo, però che potrebbe ridefinire le pratiche funerarie e il nostro rapporto con l’ambiente, senza escludere il significato stesso dell’esistenza.
In un’epoca in cui la crisi climatica, dunque, siamo costretti a ripensare ogni aspetto della nostra vita, inclusa la sua fine. La bara vivente non è mera innovazione figlia di un secolo che oramai ha già sperimentato ogni cosa, bensì una chiara dimostrazione di come la scienza, il design e la consapevolezza ambientale possano convergere tutte in un unico punto, contribuendo, per quanto possibile, alla creazione di un futuro più sostenibile. E chissà, magari potrebbe addirittura aiutarci a trovare un modo più sereno e naturale per dire addio ai nostri cari!
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